Proviamo a riflettere sul video della signora Angela (“Non ce n’è coviddi”) abbandonando per un momento lo sdegno che ha provocato in molti. Proviamo a vedere la signora Angela come una vittima, invece che come una pericolosa istigatrice alla disobbedienza civile.
Vittima dell’euforia: certa in questo caso, mentre non possiamo sapere se sarà vittima anche del virus, non potendo prevedere se il virus la contagerà, come ha fatto con molti negazionisti anche famosi, da Trump a Bolsonaro, fino al nostro Roberto Mancini che ironizzava pubblicando post in cui affermava che il virus si prende “guardando i tg”.
In rete è un proliferare di sarcasmo verso “gli idioti che negano il virus”, verso chi usa il verbo “santificare” invece di “sanificare” (“Se non santificano la scuola io il bambino non ce lo mando”), chi usa “affettare” invece di “infettare”, verso tutte le persone, diciamo “semplici”, che oltre a non avere gli strumenti – come non li ha nessuno – per combattere questa infezione, non ha nemmeno le parole per dirla.
La signora Angela era una sconosciuta, prima che qualcuno (una tv locale) le chiedesse un parere, in una di quelle interviste volanti alla gente comune che le televisioni fanno su qualsiasi argomento, poiché il parere della gente comune sembra diventato indispensabile nell’era dei social dove ognuno può dire la sua sapendo che qualcuno che lo ascolta ci sarà. La gente comune poi è sempre lì, a portata di telecamera, mentre gli esperti è difficile trovarli e, se rispondono, lo fanno solo nei talk blasonati della tv nazionale.
Dunque: un giorno, sulla spiaggia di Mondello, qualcuno domanda alla signora Angela: “Allora signora oggi ‘ammare?” (la sventurata rispose). Nasce da lì l’euforia, rivelatasi velenosa per la signora Angela che, vedendosi rilanciata nell’universo scintillante dei social con il tormentone “Non ce n’è Coviddi”, ha trascurato una verità più spiacevole: lei crede di essere diventata una vip ed è invece diventata una vittima. Vittima di tutte le parodie, delle prese in giro, degli insulti, dei risolini.
Vittima delle esaltazioni, degli inviti in tv, degli articoli sui giornali che la analizzano come un fenomeno da baraccone, di chi partecipa con lei in un video trash e di chi lo riprende, aizzandola a ballare e a rendersi ridicola. Poi su Tik Tok lei si difende. E spuntano le parole del degrado televisivo: “visibilità“(“Io non cerco visibilità”), si mette la mascherina con sopra disegnata la sua “immagine“, una bionda di “Non è la D’Urso” la insulta su canale 5 “Lei è ignorante, i suoi profili sono orrendi, dall’ignoranza partono le sue figuracce, lei ha avuto una grandissima mancanza di rispetto verso chi ha perso la vita, dovrebbe almeno evitare di lucrarci”.
La signora Angela, con un vestito da sera malinconico come lei, incassa. La D’Urso rivela i guai con la giustizia del figlio prima che morisse, tutta la vita di Angela da Mondello viene messa in piazza spietatamente. Lei non sembra rendersene conto, o forse se ne rende conto benissimo. Infatti, mentre compare su Tik Tok ballando i così detti “trend”, la vediamo anche mostrare un piatto di polpette fatte da lei “Sono di tritato, fatte con cipolla, grana, mollica e prezzemolo.
Ora le friggiamo poi vediamo il risultato” (12.700 like). La vera signora Angela Chianello è senza dubbio quella delle polpette e questi abiti sberluccicanti, questi “trend” ballati come fanno le influencer, questi video girati sulla spiaggia sono solo la maschera (non la mascherina) temporanea che lei ha voluto indossare per prendere in giro la D’Urso e tutti noi, che creiamo mostri salvo poi fare la morale scandalizzandoci da pulpiti televisivi allestiti come gogne o ghigliottine.
Sarà poi vero che l’euforia ha fatto un brutto scherzo alla signora Angela? Non sarà stata lei, piuttosto, a saltarle addosso, esaltandosi, per non lasciarsi sfuggire l’occasione? In fondo la D’Urso è condannata ad essere sempre lei, tutti i santi giorni. La signora Angela si è presa una vacanza, mettiamola così.