Kennet Branagh torna a vestire i panni dell’investigatore più famoso di sempre Hercule Poirot. Il suo nuovo lavoro è la rivisitazione del classico Assassinio sul Nilo che l’autore irlandese presenta in una veste del tutto rinnovata rispetto al precedente. Se Assassino sull’Orient. Express seguiva pedissequamente il romanzo in questo nuovo capitolo il regista punta all’umanizzazione dei personaggi. Pur mantenendo la trama gialla intatta, il film si concentra sull’uomo Poirot mostrandone un lato sentimentale che difficilmente era esplicitato nelle versioni precedenti. Lasciando ambienti e assassino intatti la descrizione dell’umanità è molto più profonda, questa scelta rende la pellicola meno commerciale.
Realizzato rispettando i canoni di una grande produzione il film parte da un prologo che racconta una personale storia d’amore che ha lasciato strascichi evidenti nel protagonista. Una donna del passato di Hercule torna nella sua vita facendo vacillare l’istinto di giudice imparziale del poliziotto privato. La storia messa insieme da Branagh e lo sceneggiatore Michel Green arricchisce la vicenda di altri attori, tra i quali un amico di Poirot, assenti nel romanzo della Christie al fine di rendere l’atmosfera meno fredda. Una cura dei dettagli e il cast di tutto rispetto rendono Assassinio un lavoro che va oltre il semplice intrattenimento facendo dei sentimenti amorosi e dalla malinconia un uso atipico per il genere.
Oltre il semplice giallo quindi per un risultato che rimane comunque legato al lavoro della sua creatrice, abilissima descrittrice delle contraddizioni umane tanto da rendere Poirot fino osservatore di comportamenti. Branagh come spesso capita, confeziona un film godibile dove si parla di giallo e di natura umana e lo fa curandone ogni aspetto formale e dimostrandosi capace di un piacevole azzardo nella parte più profonda dei personaggi. Pur non essendo un capolavoro Assassinio, è il lavoro onesto di un buon regista in grado di soddisfare ogni attesa e aggiungendo un che di piacevolmente inaspettato.