Franco Castellano (Roma, 1926 – 1999) e Giuseppe Moccia (in arte Pipolo) (Viterbo, 1933 – Roma, 2006), sono due umoristi cresciuti alla scuola del Marc’Aurelio che durante la loro attività cinematografica restano fedeli a un’impostazione classica della comicità, lontana da temi politici, farsesca, surreale, spesso strampalata, slapstick, corporale e intrisa di toni fantastici. Castellano e Pipolo lavorano quasi sempre in coppia, sceneggiatori molto prolifici scrivono commedie di pronto consumo per Amendola, Girolami, Mastrocinque, ma anche storie dai risvolti sociali interessanti come Il giovedì di Dino Risi e Il federale di Luciano Salce (con lui pure La voglia matta e L’ora dell’amore). Castellano e Pipolo si mettono in proprio come registi e inventano il fenomeno cinematografico Celentano, il molleggiato nazionale, dirigendolo in una serie di pellicola leggere e disimpegnate di grande successo popolare.
Pipolo gira da solo il modesto Panarea (1997), in coppia con Castellano ricordiamo: I marziani hanno dodici mani (1963), Zio Adolfo in arte fhürer (1978), Mani di velluto (1980), Mia moglie è una strega (1980), Il bisbetico domato (1980), Innamorato pazzo (1982), Attila flagello di Dio (1982), Grand Hotel Excelsior (1982), Segni particolari bellissimo (1983), Il ragazzo di campagna (1984), È arrivato mio fratello (1985), Il burbero (1986), Grandi magazzini (1986), Mia moglie è una bestia (1988), Il vigile urbano (1990), Occhio alla perestroika (1991), Saint Tropez, Saint Tropez (1991), Ci hai rotto papà (1993). Non solo Celentano, anche Pozzetto e Boldi – per tacere di un Abatantuono trash nei panni di un buffo Attila – rendono molto al cinema grazie ai loro soggetti semplici, popolari, dai risvolti fantastici. Numerose le sceneggiature scritte negli anni Sessanta – Ottanta.
Asso (1981) è un film che ho dovuto rivedere nel tempo per apprezzarlo. Castellano e Pipolo sono autori in senso pieno, scrivono, sceneggiano e dirigono, sul sottofondo di un’ottima colonna sonora di Detto Mariano. I due registi si trovano a gestire due bombe del momento: Celentano l’hanno inventato loro con Il bisbetico domato, ma la Fenech viene dal sexy e il suo pubblico la vorrebbe disinibita. In questo film per tutti si deve contentare di una doccia in trasparenza, vista molto da lontano, e di un insolito buco della chiave dal quale sbircia la servetta (Viviani) mentre la Fenech amoreggia con un fantasma. Nient’altro riconduce alla commedia sexy in questo lavoro – che pure la cita – tutto il resto è Celentano movie, con il popolare cantante in primissimo piano, esuberante ed egocentrico.
Castellano e Pipolo riadattano all’istrionico attore lombardo vecchie trame di film di successo come Il cielo può attendere (1943) di Ernst Lubitsch, Spirito allegro (1945) di David Lean e Il Paradiso può attendere (1978) di Warren Beatty e Buck Henry. Ghost (1990) è arrivato alcuni anni dopo, ma non crediamo che Zucker conoscesse Asso di Castellano e Pipolo, pure lui ha rivisto i classici modelli nordamericani. Nel cast troviamo anche Renato Salvatori (un Bretella che ironizza sulla sua solita parte da cattivo), Sylva Koscina (bellissima apparizione da fantasma fedifrago), Pippo Santonastaso (banchiere vedovo, ricchissimo quanto imbranato), Gianni Magni (sicario romantico) ed Elisabetta Viviani (servetta sciroccata). Asso è un abile giocatore di poker che viene ucciso per invidia dopo la prima notte di nozze ma torna per tutto il film come fantasma per aiutare la sua dolce sposa (Fenech) a trovare un degno marito.
La prima scelta è un banchiere vedovo (Santonastaso) del quale la Fenech non è così contenta, ma è il futuro marito a rifiutare le nozze, perché viene rapito dal perfido Bretella e quando (grazie ad Asso) viene salvato promette fedeltà allo spirito della moglie (prende i voti e si fa frate). Va meglio quando la Fenech incontra il Varesino, un giocatore di poker in tutto e per tutto simile al defunto marito. Asso in Paradiso finisce per giocarsi il posto pure con Dio, che ha le sue stesse sembianze ed è un ottimo giocatore di poker. La critica distrugge con astio e livore, soprattutto Morandini: “L’esibizione di una stupidità così vertiginosa e di una pigrizia così arrogante è una rarità”. Pure io, diversi anni fa, ne Le dive nude – il cinema di Gloria Guida ed Edwige Fenech (Profondo Rosso Editore, 2006) scrissi: “Asso è uno di quei film che si ricercano per il gusto del trash, un’indubbia caduta di stile e di qualità nella filmografia della Fenech.
Celentano in quel periodo andava per la maggiore e le sale si riempivano pure se lui faceva cose terribili come Geppo il folle (1978)”. Il tempo è consigliere, perché rivisto adesso ho trovato il film geniale, ricco di dialoghi assurdi quanto divertenti, di situazioni da fumetto che portano a una comicità genuina, corporale, slapstick. Pure il giudizio su Geppo il folle – piccolo capolavoro del surreale – era ingeneroso. Quinto incasso nella stagione 1980 – 81. Girato tutto nella zona di Milano, tra i Navigli (Naviglio Grande, a Gaggiano), Monza (ippodromo Mirabello) e Belgioioso (villa), con una piccola parte a Sanremo (Hotel Royal). Molte sequenze di inseguimento in auto per le strade di Milano sono così ben fatte che sembrano girate da un esperto di polizieschi. Da rivedere.
Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Castellano e Pipolo. Fotografia: Danilo Desideri. Montaggio: Antonio Siciliano. Musiche.: Detto Mariano. Scenografia: Enrico Tovaglieri. Durata: 90’. Genere: Commedia. Produttore: Mario e Vittorio Cecchi Gori. Casa di Produzione: Intercapital. Distribuzione: Cineriz. Interpreti: Adriano Celentano (Asso, Varesino, Dio), Edwige Fenech (Silvia) – doppiata da Daniela Nobili, Renato Salvatori (Bretella), Sylva Koscina (Enrichetta), Pippo Santonastaso (Luigi Morgan), John Stacy (segretario di Morgan), Francisco Copello (il marsigliese), Gianni magni (sicario), Gerry Bruno (padrone del ristorante), Memo Dittongo (amico che recita discorso funebre), Rafaeele Di Sipio (coreografo), Dino Cassio (commissario Rinaldi), Elisabetta Viviani (Carolina, la cameriera), sandro Ghiani (poliziotto sardo), Gianni Musyu (speaker ippodromo), Armando Celso (avventore), massimo Buscemi (amico di asso), Ennio Colaianni (cassiere ippodromo), Nunzio Vella (cameriere dalla strana risata), Franco Belli (lo smilzo).