Astolfo è il solito film di Gianni Di Gregorio, in senso positivo badate bene, ché la cifra stilistica del regista è la prima cosa che balza agli occhi, dopo aver visto Il pranzo di Ferragosto, Gianni e le donne, Buoni a nulla e Lontano lontano. Astolfo (Di Gregorio) è un professore in pensione che abita a Roma, ma subisce uno sfratto ed è costretto ad andare a vivere nella casa di famiglia situata in un paesino dei colli laziali. Purtroppo l’antica magione è proprio malandata, vi ha preso residenza un paesano che si è separato dalla moglie, inoltre, giorno dopo giorno, altri personaggi contribuiscono a popolare le cadenti stanze. Di Gregorio scrive e dirige una storia piccola che si segue volentieri, un lavoro interessante, che se fosse letteratura avrebbe lo spessore di un racconto, non certo di un romanzo, ma la narrazione di uno spaccato di vita è così ben riuscita che lo spettatore si affeziona sia ai luoghi che ai personaggi. La macchina da presa segue l’esistenza di Astolfo, la pedina zavattinianamente, al punto che il film si costruisce da solo, attraverso lunghe passeggiate e incontri del protagonista. Molte cose non vanno al paese, da un sindaco truffaldino che si è impossessato di alcune proprietà di Astolfo a un prete impiccione che sparla di lui con i parrocchiani mentre si è portato via il salone della grande casa. Il film si basa sulla singolare amicizia tra sbandati che trovano rifugio nel palazzo, tra cene imbandite da un cuoco improvvisato e diversi problemi da risolvere, soprattutto di ordine pratico e di abitabilità della casa. Astolfo ritrova un vecchio amico caduto in disgrazia per i troppi lussi e vizi da gaudente, grazie a lui conosce Stefania (Sandrelli) e scatta la molla dell’innamoramento senile che cambia la vita. La pellicola è girata tra soggettive e piani sequenza, si tratta di un racconto narrato in prima persona, seguendo la vita del protagonista. Scrittura ottima, a base di personaggi credibili; Di Gregorio è sempre sulla scena, il suo incedere detta i ritmi blandi del montaggio di una storia d’amore tra due anziani e il racconto di un’amicizia virile. Non mancano le stoccate ironiche a una politica del malaffare (il sindaco corrotto) e al potere clericale (il prete mondano) per stigmatizzare una chiesa lontana dalla gente. Buona la fotografia color pastello di Calvesi, mentre le musiche di Ratchev & Caratello sono abbastanza anonime ma si adattano ai tempi della storia. Ambientazione tra Lazio (Roma e Atena) e Abruzzo (Vasto e Montenero di Bisaccia). Citazioni del vecchio cinema italiano e della commedia classica, grazie alle visioni televisive di film come Pane amore e fantasia interpretato da De Sica e Lollobrigida. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, non ha avuto grande successo in sala, forse per la caratteristica di film piccolo, adatto a una visione televisiva. Può rifarsi una vita su RaiPlay, dove lo trovate tra le novità.
Regia: Gianni Di Gregorio. Soggetto: Gianni Di Gregorio. Sceneggiatura: Gianni Di Grergorio, Marco Pettenello. Fotografia: Maurizio Calvesi. Montaggio: Marco Spoletini. Musiche: Ratchev & Carratello. Scenografia: Isabella Angelini, Luigi Conte. Produttori: Angelo Barbagallo, Fabrizio Colucci. Costumi: Gaia Calderone. Produttore Esecutivo: Maria Panicucci. Case di Produzione: BiBi Film con Rai Cinema. Distribuzione (Italia): Lucky Red. Lingua Originale: Italiano. Paese di Produzione: Italia, 2022. Durata: 91’. Genere: Commedia. Interpreti: Gianni Di Gregorio (Astolfo), Stefania Sandrelli (Stefania), Agnese Nano (Franca), Simone Colombari (sindaco), Alberto Testone (Oreste).