Alberto, attore nazionalizzato spagnolo ma nato all’Avana, Mercedes, produttrice cinematografica e Pedro, sceneggiatore, entrambi cubani, stanno cercando il soggetto per una pellicola. Pedro e Mercedes sono amanti e la storia alla quale decidono di dedicarsi coinvolge a fondo le loro vite fino a produrre un esito paradossale. Pedro scrive un film raccontando particolari desunti dal passato di Alberto e di Mercedes ma la svolta melodrammatica è in agguato. La pellicola è un esperimento di metacinema, un gioco di cinema nel cinema tipico della poetica di Tabío, di storie incrociate che partono come cinematografiche ma contaminano la presunta realtà.
La pellicola comincia narrando la storia di Marilin che torna a Cuba dopo diciotto anni di assenza per il funerale della zia, incontra Lazaro, un ragazzo che attende il visto per gli Stati Uniti e se ne innamora. La storia d’amore diventa sempre più seria, sino a quando la donna decide di non partire, affitta un garage nella vecchia casa della zia e ci vive insieme al suo amante. Vediamo le vicine di casa che la definiscono gusana (verme), una traditrice che ha abbandonato la patria e il socialismo, ma vogliono soltanto le sue proprietà e l’ideologia è un pretesto. Apprezziamo il personaggio di Lazaro, complesso e non stereotipato, un cubano come ce ne sono tanti che attende l’occasione per scappare ma che è ancora capace di amare. Vediamo L’Avana frequentata da strane coppie di stupende mulatte e vecchi turisti europei. I protagonisti fanno l’amore a tempo di bolero, ma al momento di partire è inevitabile un addio in lacrime, fino alla decisione romantica di restare. A questo punto lo spettatore si rende conto che non sta vedendo un film ma un soggetto da sviluppare, perché la scena si sposta a Madrid, dove Pedro (sceneggiatore), Mercedes (produttrice) e Alberto (attore) stanno discutendo il copione. Tabío realizza una bella connessione di cinema nel cinema e mostra una riunione di sceneggiatura dove l’attore rifiuta il film perché il finale è molto irreale. Pure Pedro pensa che il finale sia improbabile e la sola a difendere il romanticismo del personaggio femminile è la produttrice. In ogni caso non se ne fa di niente, anche perché Alberto avrebbe avuto solo un ruolo da coproduttore e invece vuole recitare nel film. Si passa a una nuova parte di pellicola che sembra raccontare la vera vita di Alberto, ma in realtà è un nuovo copione proposto dall’attore. Vediamo l’incontro tra Alberto e Magda, una ragazza cubana che suona il sax, ricattata e minacciata da un losco individuo. Alberto se ne innamora, va a letto con lei, ma si rende conto che potrebbe essere la figlia che non ha mai conosciuto, nata all’Avana dalla relazione con una certa María. Finisce per proteggerla, le cerca un impiego e nella scena finale viene ucciso dal malvivente mentre cerca di tirarla fuori dai guai. Il nuovo soggetto è respinto dallo sceneggiatore che non lo ritiene abbastanza cubano, lo definisce privo di folclore, di santeria, di elementi cubani, si tratta di un film che si sviluppa in Spagna. “Nessun regista cubano sarebbe interessato a girarlo”, dice. Cinema nel cinema, ancora una volta, perché sono molti gli elementi di realtà. Alberto ha vissuto molti anni prima una storia all’Avana con una certa María e teme di avere una figlia che non conosce. Pedro, invece, vive in un garage affittato e il luogo è identico alla scenografia del primo soggetto. A questo punto Pedro si fa venire l’idea decisiva: il personaggio di Alberto è interessante, ma va integrato con una bella storia femminile. Il nuovo film racconterà il ritorno di Alberto a Cuba per cercare María e tutto il suo passato. Il protagonista, però, si chiamerà Lorenzo, come un vecchio spasimante di Mercedes che nella realtà sta per arrivare all’Avana. La commistione realtà – fiction è ben tratteggiata. Alberto e Mercedes provano le scene, ma la produttrice si immedesima in una storia che racconta l’amore della sua vita, lei stesa definisce i personaggi e aggiunge elementi prelevati dai ricordi. La prima parte del film si svolge negli anni Sessanta (Nessuno ricorda quanto siano stati importanti e fantastici, dice Mercedes), racconta l’amore tra lei e Lorenzo, i problemi con il Partito Comunista perché il ragazzo era cattolico praticante, fino alla sua decisione di lasciare Cuba. Gli anni Sessanta sono stati così ideologici da non poter concepire un militante cattolico. Tabío realizza cinema nel cinema e sul cinema, mostra la tecnica, le riunioni di sceneggiatura, la messa in pratica delle scene. Mercedes si immedesima nel personaggio fino in fondo, perché non recita ma vive i suoi ricordi. La donna viene a sapere che dopo trentadue anni il suo amore perduto per colpa dell’intolleranza tornerà a Cuba. Pedro inserisce la figura di un uomo giovane che ama María, dice che Lorenzo è il passato, scrive una sceneggiatura dove l’arrivo del vecchio amore rappresenta una delusione perché dopo tanto tempo tra i due regna il disincanto. Vediamo la scena in bianco e nero con María che si reca all’aeroporto, vede Lorenzo, lo abbraccia in lacrime. Il bianco e nero lascia il posto al colore. Non siamo più nella fiction, Lorenzo è arrivato all’Avana e sta abbracciando il suo vecchio amore. Nella realtà le cose non vanno come vorrebbe lo sceneggiatore che uccide i due amanti con un colpo di pistola. Quando arriva la polizia Pedro è sconcertato, sta cercando di far alzare da terra Mercedes, perché è convinto di non averla uccisa, pensa che tutto quel che è accaduto sia soltanto un film. Tabío riprende l’auto della polizia che porta via l’assassino mentre sullo sfondo vediamo un carrello che esce di scena. Ancora una volta la presunta realtà diventa finzione cinematografica. Juan Calos Tabío approfondisce la sua poetica a metà strada tra il realismo e il fantastico, utilizzando elementi della commedia e del melodramma per comporre un affresco originale che ha per tema la Cuba contemporanea. Non mancano frecciate critiche al regime e agli errori del passato, come sono sempre presenti i problemi concreti della gente che cerca una via di fuga. Possiamo dire che il regista ha appreso la lezione di Pedro Almodovar, perché smitizza il melodramma convertendolo in commedia, ma contamina pure il cinema noir, usando il genere senza cadere mai nella tentazione del genere fine a se stesso. Il solito tema di Tabío del cinema come finzione che contamina la realtà è inserito con intelligenza.
Regia: Juan Carlos Tabío. Durata: 90’. Produzione: Cuba/Spagna/Francia. Tornasol Film/ICAIC/TVE España. Produttori: Jesean Gómez, Grisell González, Teresa Cepeda, Mirian Marin-Celibert. Soggetto e Sceneggiatura: Juan Carlos Tabío e Arturo Arango. Fotografia: Hans Burmann. Montaggio: Carmen Frías. Musica: Nicolás Reynoso. Suono: Jorge Ruiz. Interpreti: Antonio Valero, Mirtha Ibarra, Bárbaro Marín, Laura Ramos, Susana Pérez, Mijail Mulkay.