Arriva il secondo capitolo dell’incontro\ scontro tra umani e Navi, i primi dotati di artiglieria pesante e i secondi sempre dediti all’utilizzo di madre natura. Avatar – le vie dell’acqua, il nuovo film di James Cameron è un lavoro ipertecnologico che narra le vicende sul pianeta Pandora continuando la storia da dove era finita. Con tutti gli elementi della saga, il film si mette a disposizione del mercato globale aggiungendo un nuovo tassello alla scalata del cinema verso le nuove tecniche di racconto. Attraverso la creazione di un evento il regista di Titanic prova a ripresentare la formula Blockbuster che l’ha visto maestro per più di trent’anni.
La cura formale del prodotto è impressionante, Avatar non è semplice cinema ma una giostra dove lo spettatore può ammirare le potenzialità del mezzo e la mano della tecnologia applicata a esso. E’ ovvio che un’esperienza simile richieda l’utilizzo della sala per essere apprezzato in tutto il suo valore. Non esiste dettaglio lasciato al caso in un film che appare perfetto. Dal semplice suono fino alla computer grafica passando per gli effetti speciali, tutto è al servizio dello stupore.
Stupore che arriva reiventando la definizione stessa d’intrattenimento. Un prodotto che non dovrebbe essere definito cinema poiché vive di vita propria e certo diventa poco credibile quando la scena è di attori in carne e ossa. La tendenza a esagerare è di casa nella settima arte, il lavoro di Cameron non è nemmeno esagerazione. Siamo davanti a elementi della settima arte sacrificati a favore dell’esaltazione di altri.
Purtroppo a latitare sono la trama, molto abbozzata, e la sceneggiatura. Questo però non cambia la forza visiva di un risultato coraggioso che rivoluziona il concetto stesso di film. Guardando Avatar due, come per il primo, tra qualche anno si potrà trovare una testimonianza della tecnologia al massimo del potenziale. Non è possibile giudicare un film simile, occorre applaudire l’ardire e consigliarlo a chiunque voglia soddisfare la sua sete di sapere.