Il grande successo commerciale (e di critica) di Beetlejuice (1988), diretto da Tim Burton, aveva generato una serie televisiva e un musical, non poteva mancare il sequel, che abbandona l’italico sottotitolo di Spiritello porcello per aggiungere – senza troppa fantasia – il nome Beetlejuice. In questo film la conservazione del passato è affidata al regista, agli attori Michael Keaton, Winona Ryder e Catherine O’Hara, per il resto ci sono attori nuovi – com’era inevitabile – tra questi la bravissima Monica Bellucci, così poco considerata dalla critica italiana. Va da sé che gli amanti del vecchio Beetlejuice cercheranno invano il carattere della ragazzina ribelle (ormai grande e piena di problemi) che forse ritroveranno in quello della figlia interpretata da Jenna Ortega, molti resteranno delusi perché vorrebbero rivedere uno sviluppo tout court delle stesse cose, cosa impossibile, come se il regista avesse fatto trascorrere invano oltre trent’anni di cinematografia. Per apprezzare appieno Beetlejuice Beetlejuice dobbiamo spogliarci dei ricordi del passato e viverlo come un film nuovo, non andare a cercare troppe sottigliezze di sceneggiatura (molto di quel che accade è telefonato), ma godere senza mezzi termini di una fotografia cupa, un montaggio sincopato, di riprese originali, idee stravaganti, persino strampalate. Tim Burton cita Mario Bava, Cucky la bambola assassina, Dune e i mitici vermi giganti, immerge i suoi personaggi in un clima da horror comico claustrofobico, senza rinunciare a parti di stop-motion (bellissima la morte del padre divorato da uno squalo) e a sequenze infernali davvero spettacolari. Terrorismo dei generi allo stato puro, ché il film è commedia, horror, musical, cartone animato in stop-motion, poliziesco ironico, cinema fantastico e chi più ne ha più ne metta. Un lavoro spettacolare che diverte per 104 minuti senza avere altra ambizione che intrattenere in maniera intelligente e comica. Attori molto bravi, una citazione speciale per Michael Keaton – irrinunciabile come spiritello porcello – e Willem Dafoe, che delizia il pubblico in una singolare parodia dell’ispettore di polizia nordamericano che indaga e beve caffè nero a non finire. Monica Bellucci (si doppia da sola) è presenza inquietante come dark lady del cinema gotico, una sorta di moderna Barbara Steel, che succhia le anime delle sue vittime aspirandone la vita con le labbra. La bella attrice italiana – nella vita compagna di Tim Burton – deve recitare con i tratti del volto rattoppati da una specie di spillatrice gigante. Bene tutti gli altri, nel cinema nordamericano difficile incontrare attori incapaci, possiamo non amare il tipo di recitazione sopra le righe di O’Hara e di Teroux, ma restano pur sempre buoni interpreti. Piccola particina anche per Danny De Vito come inserviente. Colonna sonora interessante composta da Danny Elfman, già compositore nel primo film e abituale collaboratore di Burton, con uno speciale momento che ricorda Harry Belafonte (Day-O). Tim Burton è bravo e ispirato, a distanza di cinque anni dal non esaltante Dumbo, rifacendo se stesso in un film immortale riesce a superare la prova di pubblico e critica. Non era facile e non era scontato. Un film per tutta la famiglia che piace a grandi e piccini.
Regia: Tim Burton. Soggetto: personaggi creati da Michael McDowell e Larry Wilson; storia di Alfred Gough, Miles Milar e Seth Grahame-Smith. Sceneggiatura: Miles Milar, Alfred Gough. Fotografia: Harys Zambarloukos. Musiche: Danny Elfaman. Durata: 104’. Genere: Fantastico, Commedia, Horror. Paese di Produzione: USA, 2024. Interpreti: Michael Keaton (Beetlejuice), Wynona Ryder (Lydia Deetz), Catherine O’Hara (Delia Deetz), Jenna Ortega (Astrid Deetz), Monica Bellucci ( Delores), Willem Dafoe (Wolf Jackson), Justin Theroux (Rory), Arthur Conti (Jeremy), Burn Gorman (reverendo), Danny De Vito (inserviente).