“Hai la bellezza di Stanlio e Olio insieme ma ti prendo per il tuo talento” cosa succederebbe oggi se qualsiasi donna si sentisse dire una cosa del genere? Una signora se lo è sentito dire ed è diventata una delle più grandi artiste di sempre. Dotata di un fascino poco riconoscibile agli uomini banali e un carattere indistruttibile quest’attrice ha attraversato il periodo d’oro dell’industria cinema arrivando con i suoi lavori direttamente a oggi e senza invecchiare di un giorno. A lei si sono dedicate canzoni di successo e saggi che provano a spiegare quell’animo in grado di paralizzare lo spettatore e quello sguardo unico. Questa gran persona E’ la seconda stella del cinema di sempre e si chiama Ruth Elisabeth Davis ma alla storia è passata come Bette.
La Davis nasce a Lowell un paesino del Massachusetts il cinque aprile del 1908. L’inizio del ventesimo secolo era un periodo di grande durezza ma anche carico di possibilità. Dopo il divorzio dei genitori Bette viene mandata in collegio fino al 1921 quando decide di tentare la sorte trasferendosi a New York. Inizialmente affascinata dalla danza, scoprirà la passione per la recitazione venendo in contatto con l’ambiente artistico della Grande Mela negli anni venti. Mentre si mantiene con i soliti lavori di facciata, riesce a ottenere un ingaggio presso la compagnia teatrale di George Cukor che la lancia sul palcoscenico di Broadway. Fin qui la vita in puro sogno americano non sembra dissimile da quella di tante aspiranti attrici che si susseguono da sempre, ma Bette ha un talento naturale e una determinazione al pari.
Si butta anima e corpo e riesce a passare presto da essere una modella per sculture a recitare Ibsen da protagonista. Una carriera che non poteva rimanere nascosta al cinema dedito in quegli anni a fare incetta di attori teatrali da reclutare. Dopo un arrivo piuttosto turbolento, dovette subire parecchie umiliazioni personali a causa della sua scarsa bellezza, la Davis seppe trasformarsi in un’artista così riconoscibile da diventare una vera e propria presenza nelle produzioni delle principali Major. Il suo sguardo assunse un tratto distintivo quasi quanto la sua natura di esperta nel trasporre personaggi dall’indole malinconica. Dopo una carriera di oltre trent’anni a Hollywood Bette tornò al teatro per qualche tempo aspettando un’occasione di tornare sul grande schermo. Il mondo stava cambiando e la nuova generazione voleva volti che incarnassero maggiormente i tempi.
Gli anni cinquanta videro una brusca frenata nel lavoro ma la svolta arrivò nel 1962. Che fine ha fatto baby Jane, girato dalla Davis in coppia con Joan Crawford, rappresentò un ritorno alla ribalta per l’attrice che diede un’interpretazione del tutto personale di un’ex star del vaudeville ormai dimenticata. Negli anni ebbe ancora l’occasione di lavorare con registi di primo livello alternando produzioni indipendenti come l’anniversario o film d’essai quali la Noia di Damiani. Molto attiva anche sul piccolo schermo si ricorda una delle sue ultime apparizioni accanto a Lilian Gish e Vincent Price in Le balene d’agosto.
Eva contro Eva Joseph L. Mankiewicz 1950
Giovane attrice di teatro ruba una parte alla star in declino che l’aveva accolta come una figlia. La ragazza, pur talentuosa, si rivelerà un essere senza scrupoli capace di ogni nefandezza per tutelare la sua reputazione. Eva contro Eva è una commedia drammatiche che descrive perfettamente il mondo hollywoodiano dell’epoca classica. In scena vanno personaggi ipnotizzati dalla fama nelle vesti di attori consapevoli di una farsa nascosta. La sceneggiatura è costruita per illustrare come sia l’arrivismo, il vero motore di qualsiasi essere umano. Un ritratto nascosto dello spettacolo costruito attraverso tre versioni diverse della storia. L’utilizzo del flashback permette a Mankiewicz di descrivere l’accaduto analizzando personaggi in contrapposizione e fornendo allo spettatore gli elementi per farsi una personale idea . L’ambiente teatrale è un pretesto per distanziarsi raccontando come la menzogna sia a tratti grottesca ma sempre celata . Secondo Eva contro Eva gli attori sono essenzialmente professionisti costretti a recitare costantemente per sentire di essere realmente vivi. Bette Davis è Margo Channing attrice dotata di talento e isteria che nasconde una terribile verità. Dietro la personalità incontenibile della Channing c’è una donna terrorizzata dalla solitudine. Una vicenda assurda e comprensibile il cui punto di forza sono i dialoghi carichi di battute ironiche degne della miglior scuola .
Tramonto Edmond Goulding 1939
Giovane e capricciosa ereditiera scopre di essere malata. Il cancro al cervello non le impedirà di passare il resto della vita tra mondanità e feste. Il finale tragico rimane in agguato. Melodramma classico ha il pregio di proporre una soluzione “aggressiva” alla morte. La Davis recita un personaggio pieno di vita che non si arrende all’evidenza. Una recitazione, quella di Bette, che rende perfettamente la protagonista arricchendola di sfumature. Un film che potrebbe apparire desueto, ma riesce a trasmettere che cosa voleva dire poter contare su un’attrice straordinaria. La vicenda è perfettamente confezionata e sorretta da una sceneggiatura di profondo mestiere. Chicca per gli amanti del genere, Tramonto, interesserà tutti i cinefili anche per la presenza di un “giovane” Humphrey Bogart da subito molto soddisfacente.
Le balene d’Agosto Lindsey Anderson 1987
Due sorelle oltre gli ottanta vivono in una casa del Maine vista oceano. La prima è ancora molto vitale mentre la seconda, segnata dalla cecità, fatica a trovare una ragione per continuare. L’arrivo di un possibile acquirente della loro abitazione cambierà le cose. Delizioso film di ricordi, dove due donne si confrontano sul passato e sugli anni che hanno significato qualcosa. Le balene del titolo sono quelle che passavano davanti a casa un tempo e che Sarah (una delle due sorelle) aspetta ancora con speranza. Un film dove la malinconia ha un ruolo fondamentale visto che oltre a Bette Davis sono presenti Vincent Price e Lilian Gish . Un terzetto che è storia del cinema impegnato in una vicenda carica di sentimentalismo e riflessione. L’affascinante atmosfera in orbita Cechov emoziona lo spettatore e dimostra quanto, nella recitazione, la vecchia scuola sia ancora insuperabile.
La figlia del vento William Wyler 1938
Nella New Orleans del 1860 una ricca e calcolatrice ereditiera sposa un banchiere per comandarlo a bacchetta. Il marito inconsapevole sarà ucciso in duello e la ragazza tornerà dal vero amore. Riuniti i due amanti perduti dovranno affrontare un’epidemia di febbre gialla senza la certezza di sopravvivere. La figlia del vento è la risposta della Warner a Via col Vento, produzione che aveva rifiutato la Davis . Nonostante la trama faccia sorridere, il film è un ottimo esempio di cinema d’intrattenimento. Ben recitato e confezionato Jazebel (titolo originale) riscuote da sempre maggior ammirazione tra la critica del più famigerato Gone with the Wind per spessore e particolarità. La sceneggiatura tradizionale e ipotizzabile è ben gestita da Wyler ( qui al suo massimo) attraverso una regia priva di esagerazioni. La Davis gigioneggia come solo lei sa fare e riesce a prendersi il film e migliorandone i vistosi limiti.
Che fine ha fatto Baby Jane Robert Aldrich 1962
Jane Hudson è stata una bambina prodigio che vive insieme alla sorella paralitica Blanche in una villa gotica e fatiscente. Entrambe le donne hanno avuto il loro momento di celebrità sul quale costruiscono una vita di ricordi morbosi correlata da un rapporto al limite del masochismo. Jane ridurrà Blanche alla prigionia dopo che le frustrazioni la condurranno alla pazzia. Esempio di melodramma horror il film è un capolavoro , dove atmosfere e psicologia regnano sovrane. Duello di bravura tra le due attrici protagoniste Bette Davis e Joan Crawford in grado di dar vita a personalità ambigue e completamente al limite. La Davis, nel ruolo di Jane, riesce a emozionare e spaventare giocando sugli estremi di una recitazione marcata dove la pazzia sembra sempre essere dietro l’angolo. Joan Crawford , Blanche, duetta con lei in maniera eccellente rimarcando i lati oscuri di una ex attrice ormai ridotta l’ombra di se stessa.
Le due donne, legate a filo doppio, si scambiano il ruolo del carnefice in una discesa all’inferno ricca di ritmo e colpi di scena. Che fine ha fatto Baby Jane? È essenzialmente una riflessione sulla mente umana e sulle zone d’ombra che il mondo dello spettacolo porta in dote. La regia di Aldrich riesce ad accompagnare due professioniste che conoscevano bene cosa volesse dire un momento di oscurità. Dopo essersi divise la scena per vent’anni sia Bette, sia Joan vivevano un momento di cambiamento dovuto all’età . Il cinema stava cominciando a spostarsi vesto film indipendenti a scapito dei prodotti patinati in cui le due attrici primeggiavano.