Bruno Corbucci (Roma, 1931 – 1996) è molto attivo sia come sceneggiatore che come regista. Scrive la maggior parte dei film di Totò a partire dalla metà degli anni Cinquanta, opere fondamentali nella filmografia del comico come Chi si ferma è perduto (1961) e Totò, Peppino e la dolce vita (1961) – diretti dal fratello Sergio con cui spesso lavora – e I due colonnelli (1962), girato da Steno.
Bruno Corbucci non resterà nella storia del cinema italiano come autore impegnato e profondo, ma gli va riconosciuta una grande conoscenza dei gusti popolari e uno spirito di adattamento alle esigenze del momento. I suoi film sono comici allo stato puro, spesso farseschi, mai problematici, volti a strappare la risata facile e liberatoria. Bruno Corbucci non si pone complicazioni intellettuali, ma scrive, sceneggia e dirige in proprio moltissime pellicole che spesso sono travolgenti successi di pubblico. Basti citare il fruttuoso sodalizio con l’attore cubano Tomas Milian e il suo doppiatore Ferruccio Amendola per una serie comico – poliziesca dedicata all’ispettore Nico Girali, che contribuisce a un’ipotetica storia di come ridevano gli italiani negli anni Settanta. Film come Squadra antifurto e Delitto al Blue Gay hanno segnato un’epoca, così come resta nella memoria collettiva la figura di un poliziotto trucido e volgare che imperversa nella Roma di periferia in compagnia dello sboccatissimo Bombolo. Bruno Corbucci è un ottimo sceneggiatore, soprattutto fuori dai canovacci farseschi, quando si impegna nella costruzione di western drammatici e psicologici come Django (1966), diretto dal fratello Sergio e considerato uno dei nostri migliori western. Come soggettista e sceneggiatore collabora spesso con Mario Amendola e Gianni Grimaldi, dedicandosi anche ai musicarelli e al comico puro.
Bruno Corbucci debutta alla regia con il musicarello Questo pazzo, pazzo, pazzo mondo della canzone (1964), un lavoro scritto e diretto in collaborazione con Gianni Grimaldi, che si avvale di un titolo a imitazione di un precedente film di Stanley Kramer. Si specializza in pellicole comiche interpretate da Lando Buzzanca, Raimondo Vianello, Alighiero Noschese, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. I film con i cantanti protagonisti sono un’altra sua prerogativa e spesso il titolo della pellicola è la loro ultima canzone di successo. James Tont operazione U.N.O. (1965) e James Tont operazione D.U.E. (1966) sono due divertenti parodie de genere spy story statunitense, anche se il primo film – girato con la collaborazione di Gianni Grimaldi – è più originale del secondo che ricicla cose già viste. Lando Buzzanca è James Tont, versione sicula e parodistica di James Bond, un agente segreto seduttore, circondato da belle attrici come France Anglade, Antonella Murgia, Gina Rovere ed Evi Marandi. Nel primo film abbiamo anche Alighiero Noschese. Ringo e Gringo contro tutti (1966) è ancora una volta una farsa, una parodia del cinema western che vede protagonista l’inedita e poco affiatata coppia Lando Buzzanca e Raimondo Vianello. Spia spione (1966) è una modesta farsa con Lando Buzzanca nel solito ruolo da tonto, facile preda di una banda di ladri. A questo punto Bruno Corbucci comincia a lavorare nella produzione di numerosi musicarelli di successo come Riderà (Cuore matto) (1967), interpretato da Little Tony che sfrutta la sua canzone della vita dedicata alla bella Marisa Solinas. Marinai in coperta (1967) è il secondo musicarello interpretato da un Little Tony al massimo del successo, ma questa volta la protagonista femminile è Sheyla Rosin. Peggio per me… meglio per te (1967) è un’altra occasione per far cantare Little Tony e per mostrare la bellezza di Katia Kristine. Bruno Corbucci si dedica anche alla televisione girando una serie di sette telefilm sotto il titolo di Se te lo racontassi… (1968). Torna al cinema con la commedia avventurosa di ambientazione western Spara, gringo, spara (Rainbow) (1968), interpretata da Brian Kelly e Fabrizio Moroni, che si ricorda per la canzone sui titoli di coda cantata da Little Tony. Bruno Corbucci incontra Franco Franchi e Ciccio Ingrassia sul set del farsesco I due pompieri (1968), settimo film interpretato in un anno dal duo comico più amato dai ragazzi. Monica Pardo rappresenta il solo blando elemento sexy, perché è la donna eternamente contesa tra il capo pompiere (Ciccio) e il succube quanto pasticcione allievo (Franco). Corbucci torna al musicarello con un motivetto di gran moda che imperversa nella Canzonissima televisiva del sabato sera: Zum zum zum (La canzone che mi passa per la testa) (1968) e Sarà capitato anche a voi (Zum zum zum n.2) (1969). Due tardi musicarelli interpretati ancora una volta da Little Tony insieme a Isabella Savona, ma ci sono anche Orietta Berti, Gianfranco D’Angelo e Walter Brugiolo, detto Popoff.
Isabella duchessa dei diavoli (1969) è un film non molto riuscito, tratto da un popolare fumetto erotico come Isabella, ma il regista non coglie la giusta atmosfera trasgressiva e tutto resta nell’ambito della pellicola di costume, una sorta di noioso feuilleton. La protagonista Brigitte Sky non rappresenta cinematograficamente la bellezza provocante della fumettistica Isabella de Frissac. Poteva essere una piccante commedia erotica ma il risultato è un insulso film di cappa e spada a base di duelli, scaramucce e avventure che sanno di già visto. Lisa dagli occhi blu (1970) è un ritorno al musicarello, niente più che una drammatizzazione cinematografica della popolare canzone di Mario Tessuto, da ricordare per la bellezza provocante di Silvia Dionisio che recita accanto alla sorella Sofia. Ci sono anche molti comici popolari come Peppino De Filippo, Gino Bramieri, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Nel giorno del Signore (1970) vorrebbe ricalcare i fasti di una pellicola importante come Nell’anno del Signore (1969) di Luigi Magni, ma resta un lavoro di pura imitazione che non si solleva dalla farsa in costume. La poco nota Igli Villani è una protagonista con poca personalità, mentre i comici Lando Buzzanca, Erminio Macario, Carlo Dapporto e soprattutto Vittorio Caprioli si danno un gran da fare inventando scherzi e lazzi intorno a un copione poco originale. Due bianchi nell’Africa nera (1970) è un Franco e Ciccio movie ambientato nel continente nero. Bolidi sull’asfalto – A tutta birra! (1971) è un film datato con protagonista il pilota Giacomo Agostini, un elogio del motociclismo con annessa storia d’amore e tante corse di centauri fino allo sfinimento. Io non spezzo… rompo! (1971) è un film dal titolo epocale che sfrutta la nuova coppia comica Alighiero Noschese – Enrico Montesano, molto popolare tra i giovani. L’elemento sexy non manca perché abbiamo la biondissima Janet Agren, anche se il tema portante è da poliziesco comico. Il furto è l’anima del commercio?!… (1971) tenta di bissare il successo di pubblico del precedente portando ancora sulla scena Noschese e Montesano nel ruolo di due ladri maldestri che recitano sopra le righe. Nel cast ci sono anche Lino Banfi, Bernard Blier, Pia Giancaro, Ave Ninchi ed Enzo Cannavale. Comicità senza pretese.
Bruno Corbucci si converte alla commedia cavernicola lanciata da Pasquale Festa Campanile con Quando le donne avevano la coda (1970) e Quando le donne persero la coda (1971) per realizzare qualche pellicola dove troviamo evidenti anticipazioni della commedia sexy. Quando gli uomini armarono la clava…e con le donne fecero din don (1971) è una pura imitazione di ben altro spessore dei due film girati da Festa Campanile, ma si ricorda come una delle prime interpretazioni sexy di Nadia Cassini che diventerà un’icona dei B-movies (in tutti i sensi, visto che recita soprattutto con il lato B). Nel cast femminile ci sono anche Valeria Fabrizi, Pia Giancaro e Lucretia Love (Anna Morganti), mentre il protagonista maschile è Antonio Sabato che recita insieme a Vittorio Caprioli, Howard Ross ed Elio Pandolfi. Corbucci si ispira a due commedie di Aristofane (Lisistrata e Le donne alla festa di Demetra) ma le ambienta nell’età della pietra con risultati quanto meno sconcertanti.
Bruno Corbucci è un regista popolare molto attento ai gusti del pubblico medio e quindi non può evitare di frequentare un genere come il decamerotico, che in poco tempo esaurisce la sua funzione ma è il primo passo per dare il via libera alla commedia sexy. Boccaccio (1972) è il suo primo decamerotico, interpretato da Enrico Montesano, Sylva Koscina, Pascale Petit, Maria Baxa, Andrea Fabbricatore, Lino Banfi, Pippo Franco, Bernard Blier, Isabella Biagini e Alighiero Noschese. Si tratta di sei episodi comico – erotici ispirati al Decamerone con protagonisti Buffalmacco (Montesano) e Bruno degli Olivieri (Franco), due furbi amici in vena di scherzi che tormentano il povero Calandrino (Fabbricatore) e altri ingenui popolani. Boccaccio di Corbucci è uno dei migliori decamerotici del periodo, divertente e farsesco, impostato sul lato più retrivo e pecoreccio delle storie, senza nessuna ambizione pasoliniana. Da notare la presenza di Andrea Fabbricatore, attore dilettante ma efficace, diventato famoso per la partecipazione a un quiz televisivo. Il prode Anselmo e il suo scudiero (1972) è una nuova incursione nel genere di successo. Corbucci racconta la storia di Anselmo di Mongibello e del suo scudiero Gian Puccio Senza Terra, in viaggio verso la Santa Sede per consegnare al Papa la reliquia della mano di San Mancinello e quindi partire per le crociate. Inutile dire che i due protagonisti assoluti sono Alighiero Noschese ed Enrico Montesano, che assicurano molti giovani fan. Il lato sexy è garantito da Femi Benussi, una presenza costante del decamerotico, ma anche dalla bellezza classica di Tamara Baroni. Altri comici come Erminio Macario, Renzo Montagnani, Lino Banfi e Mario Carotenuto completano il cast. Castellano, Pipolo, Breuno Corbucci e Mario Amendola sceneggiano una storia che sfrutta elementi avventurosi e voyeurismo.
Nella produzione di Bruno Corbucci non può mancare il western comico, anche se i risultati di Tutti per uno… botte per tutti (1973) non sono esaltanti e soddisfano solo un pubblico di ragazzini che frequenta le sale di seconda e terza visione. Presenze sexy anche in questo film che vede impegnata una giovanissima Eleonora Giorgi e soprattutto la bella Karin Schubert (non ancora votata al porno) concedersi nuda davanti alla macchina da presa. I protagonisti sono gli italianissimi Giancarlo Prete e Luigi Montefiori, nascosti dietro pseudonimi anglofoni. A forza di sberle (1974) è una storia comica strampalata che vede protagonisti due marinai squattrinati come Don Backy e Luigi Montefiori. Stella Carnacina è la sola presenza femminile, ma l’erotismo è nullo.
Il trafficone (1974) è commedia sexy vera e propria che vede protagonista Carlo Giuffré nei panni di un medico napoletano impegnato a risolvere problemi sessuali di coppie in crisi. Altri interpreti: Adriana Asti, Marilù Tolo, Lino Banfi, Rita Calderoni, Tina Aumont, Irina Maleeva, Gianni Agus, Massimo Dapporto, Vincenzo Crocitti, Elio Zamuto, Giancarlo Badessi e Mino Guerrini. Il medico si scopre dotato di un’abilità che può fargli guadagnare molto denaro perché i problemi sessuali all’interno delle coppie sono frequenti. Prima sblocca Adriana Asti, signora milanese inibita, poi apre la clinica specializzata in problemi erotici e si dedica al sogno della sua vita. I nudi femminili non mancano, le situazioni scabrose sono all’ordine del giorno e il voyeurismo la fa da padrone. Gli sceneggiatori Mario Amendola e Bruno Corbucci raccolgono una serie di barzellette piccanti a tematica erotica e imbastiscono un film divertente e malizioso.
Bruno Corbucci è famoso soprattutto per aver inventato, con la collaborazione di Mario Amendola. il personaggio di Nico Giraldi, protagonista di una serie di Tomas Milian movies che fanno furore negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta. Cito solo i titoli e rimando per approfondimenti al mio libro Tomas Milian, il trucido e lo sbirro (Profondo Rosso, 2004): Squadra antiscippo (1976), Squadra antifurto (1976), Squadra antitruffa (1977), Squadra antimafia (1978), Squadra antigangsters (1979), Assassinio sul Tevere (1979), Delitto a Porta Romana (1980), Delitto al ristorante cinese (1981), Delitto sull’autostrada (1982), Delitto in Formula Uno (1983) e Delitto al Blue Gay (1984). Non è questa la sede per analizzare un personaggio importante che rappresenta la versione comica del ben più drammatico Monnezza, ideato da Umberto Lenzi e Dardano Sacchetti e utilizzato per una serie di veri polizieschi. I film interpretati da Tomas Milian presentano pochi elementi erotici, anche se spesso incontriamo presenza femminili: Maria Rosaria Omaggio, Asha Puthli, Lilli Carati, Olimpia Di Nardo, Marina Frajese, Marina Lante della Rovere, Maria Grazia Buccella, Licinia Lentini, Damar Lassander, Viola Valentino e Adriana Russo.
Messalina, Messalina! (1977) è un comico – erotico scritto e diretto da Bruno Corbucci, che per la sceneggiatura si avvale della collaborazione del fido Mario Amendola. La fotografia è di Marcello Masciocchi, il montaggio di Daniele Alabiso, le scenografie sono di Claudio Cinini e Danilo Donati, le musiche di Guido e Maurizio De Angelis. Interpreti: Tomas Milian, Anneka Di Lorenzo, Bombolo, Vittorio Caprioli, Lino Toffolo, Giancarlo Prete, Lory Kay Wagner, Raf Luca, Pino Ferrara, Sal Borgese, Alessandra Cardini, Luca Sportelli, Ombretta Di Carlo, Primo Mercatalli, Marco Tulli e Viviana Larice. Si tratta di un lavoro di montaggio che contamina i film di Nico Giraldi con i sexy movies e i Caligola movies, un bel minestrone che ha il giusto sapore scanzonato e divertente. Tutto nasce dalla svendita di Franco Rossellini dei set costruiti per il Caligola (1980) di Tinto Brass, che trova un compratore nella Medusa di Luciano Martino. Da qui si costruisce un nuovo film che sfrutta la comicità del duo Milian – Bombolo unita alla bellezza delle due starlet americane Anneka Di Lorenzo (Messalina) e Lory Kay Wagner (Agrippina). Franco Rossellini riutilizza scenografie e attrici per risollevarsi dal buco economico lasciato dal film di Brass e meglio che ricorrere a una parodia in romanesco con Tomas Milian non poteva fare. Tomas Milian è Baba, uomo della suburra che parla come Monnezza-Giraldi, Bombolo fa il centurione, parla in romanesco e si becca un po’ di schiaffoni, Vittorio Caprioli è Claudio, imperatore cornuto e via dicendo. Il film diverte parecchio, pure se lo fa ricorrendo a parolacce e scurrilità tipiche della parodia più scollacciata. Al contrario che nei Nico Giraldi movies ci sono parecchie scene spinte. La trama è ridotta all’osso e vede l’imperatore Claudio convinto della fedeltà della moglie Messalina che invece durante la notte esercita in un lupanare. Messalina tra l’altro ordisce una congiura ai danni del marito con la complicità del console Caio Silvio (Giancarlo Prete). Claudio si vendica in modo terribile in un finale splatter-comico che resta un caso unico nel suo genere.
Il figlio dello sceicco (1978) è un altro Tomas Milian movie scritto e sceneggiato dalla consolidata coppia Corbucci & Amendola. La fotografia è di Giuseppe Ruzzolini, il montaggio di Daniele Alabiso, le scenografie sono di Claudio Cinini e le musiche di Guido e Maurizio De Angelis. Pure il produttore è Galliano Juso, quello dei Nico Giraldi movies. Interpreti: Tomas Milian, Bo Svensson, Kirsten Gille, Andrea Aureli, Roberto Messina, Giancarlo Badessi, Marcello Verziera, Marcello Martana, Mimmo Poli, Salvatore Bilia, Clemente Ukmar, Giuliano Sestili e Nello Pazzafini. La pellicola è basata sugli elementi trucidi che il pubblico si attende, la comicità è la solita, frutto di battutacce in romanesco recitate in modo istrionico da Tomas Milian. Tanto per citarne una ricordiamo Milian quando dice a un beduino: “Abdullì Abdullà, nun rompe er cazzo e pensa a caga’!”. Secondo copione è il turpiloquio che la fa da padrone. L’attore cubano è Luigi Abdullo Pennacchioni, disoccupato romano che sta per aprire una pompa di benzina quando si scopre figlio di uno sceicco. Milian viene chiamato in uno stato arabo da suo padre (la parte dell’emiro è di Mimmo Poli) per ereditare una grande fortuna e qui deve vedersela con un fratello perfido che lo odia per colpa dell’eredità. Alla fine lo sceicco rifiuta di sposare la mamma di Luigi Pennacchioni e il nostro eroe se ne torna in patria povero come quando era partito.
Agenzia Riccardo Finzi… praticamente detective (1979) è un Renato Pozzetto movie tratto dal romanzo poliziesco scritto da Luciano Secchi, noto soprattutto come creatore di Alan Ford. Interpreti: Renato Pozzetto, Simona Mariani, Enzo Cannavale, Olga Karlatos, Silvano Tranquilli, Lory Del Santo e Fausto Di Bella. Riccardo Finzi è la parodia di un detective che si è laureato per corrispondenza presso la scuola Volontà e Abnegazione. La pellicola ruota attorno a un delitto di una cameriera che in realtà è la figlia di un finanziere. Poco erotismo, anche se nel cast ci sono Olga Karlatos (gli occhi più belli del cinema di serie B) e la ninfetta Lory Del Santo, ancora sconosciuta al grande pubblico. Renato Pozzetto è in primo piano con le sue gag surreali e il solito istrionismo cabarettistico.
Il ficcanaso (1980) è vera e propria commedia sexy, ma non è un gran film nonostante la presenza della stupenda Edwige Fenech accanto a Pippo Franco, Laura Troschel (moglie dell’attore), Pino Caruso e Luc Merenda. Per Mereghetti si tratta di “un pasticcio giallo-comico lento e scontato che il protagonista cerca invano di vivacizzare riproponendo il suo repertorio più volgare”. Il soggetto è di Aldo Florio ed Ernesto Gastaldi, la sceneggiatura di Raimondo Vianello, Sandro Continenza, Pippo Franco e Bruno Corbucci. Ingannevole la frase di lancio che ammicca alle grazie della Fenech che si vedono poco o niente: “Tutti cercano l’assassino… lui il corpo del reato”. A parere di chi scrive si tratta di un thriller-comico privo di tensione, un film brutto e inutile. Il tempo della commedia erotica è finito, per quel che riguarda la Fenech ci dobbiamo accontentare di una scena a letto con il seno in bella evidenza e di poche piccanti sequenze oniriche. Il film presenta citazioni di horror come L’Aldilà di Lucio Fulci e vorrebbe imbastire un tentativo di critica sociale, quando mostra la polizia alle prese con la dilagante delinquenza. Pippo Franco è Luciano Persichetti, autista di un’industria di abbigliamento timido e ingenuo, mentre Susanna (Fenech), appassionata di astrologia, pensa che l’amico possieda doti di premonizione. Luciano è innamorato della bella Susanna, che lo ricambia, ma lui non se ne rende conto. Luc Merenda è l’ingessato marito della Fenech, un medico scettico nei confronti della parapsicologia. Nel cast c’è anche Sergio Leonardi, l’amico Lino, un buontempone del gruppo che fa molti scherzi ai danni del ragionier Tripodi. Luciano non possiede poteri paranormali ma ogni tanto gli appare un sedicente Angelo Custode che predice i prossimi omicidi. Pippo Franco si trova coinvolto nell’omicidio di uno strozzino, quindi di altri amici e colleghi di lavoro. Il commissario Pino Caruso lo aiuta e alla fine il caso viene risolto: il colpevole è il ragionier Tripodi, vendicativo personaggio che eliminava tutti coloro che gli rendevano la vita difficile a suon di scherzi. Pippo Franco è bravo con la tipica comicità casereccia che sforna battute del tipo: “Ma tu al bagno leggi?”. “No io vado a memoria”. Oppure: “Il viso di Tripodi scoraggia, il sedere scoreggia”. “Se io attraverso la strada i gatti neri si fermano e si grattano le palle”. Niente di più. Luc Merenda è pessimo come attore comico. Sergio Leonardi recita in un dialetto romanesco afono e fa quel che può. Laura Troschel è brava nella parte della prostituta di animo buono ma concede poco o niente ai momenti erotici. Ricordiamo uno scambio di battute tra lei e Pippo Franco. Lui: “Che ne pensa della posizione medio orientale?” Lei: “Che ne so. Non l’ho mai provata”. La Fenech sfoggia una messa in piega riccia e i capelli rossicci, il suo look anni Ottanta che la rende di una bellezza solare e matura. Doppiata come sempre, è brava nell’interpretazione comica, ma chi cerca scene erotiche resta deluso: il film rientra nel nuovo corso di una Fenech attrice soltanto comica, al massimo cosce nude ammiccanti e seno in evidenza. Da citare una breve parte onirica dove Pippo Franco sogna che tutti i suoi amici e colleghi di lavoro possano essere il terribile Angelo Custode assassino. Tra i protagonisti del sogno vediamo una sexy Troschel in slip e giarrettiere, ma soprattutto compare la Fenech a sedere nudo sdraiata sul letto. Il sogno termina con Luc Merenda che in una scena cruenta spara alla moglie, lasciandola sul letto a seno nudo e in un lago di sangue. La parte onirica è la sola a ricordare il cinema erotico italiano degli anni Settanta, mentre il finale cita gli horror di Joe D’Amato e Lucio Fulci, quando mostra il ragionier Tripodi alle prese con una sega elettrica per tagliare in due Pippo Franco. Ma la citazione più importante è per il poliziottesco con Luc Merenda che imbraccia la pistola e cattura l’assassino.
Uno contro l’altro… praticamente amici (1981) è un altro Tomas Milian movie, scritto e diretto da Bruno Corbucci con la collaborazione di Mario Amendola in fase di sceneggiatura. La fotografia è di Giovanni Ciarlo, il montaggio di Daniele Alabiso, le scenografie sono di Gianni Burchiellaro e le musiche di Guido e Maurizio De Angelis. Corbucci e Amendola inventano una nuova coppia comica composta dal compassato Renato Pozzetto (Franco Colombo) e dallo sguaiato Tomas Milian (Quinto Cecioni detto “Monnezza”) che ottiene un buon successo di pubblico. Gli altri interpreti sono: Annamaria Rizzoli, Riccardo Billi, Bombolo, Alfredo Rizzo, Caterina Boratto, Sergio Di Pinto, Anna Cardini, Ennio Antonelli, Leo Gavero, Franco Anniballi, Franco Ukmar, Vasco Santoni, Andrea Aureli, Piero Vivaldi, Salvatore Baccaro, Tony Scarf, Valerio Isidori, Jon Teare ed Elisa Mianardi. Si tratta di un Monnezza apocrifo quello che Corbucci fa interpretare a Tomas Milian, un Monnezza commerciale che sfrutta l’originale inventato da Lenzi e Sacchetti per il poliziottesco e che contribuisce alla genesi di Nico Giraldi. Il Monnezza di questo film si chiama Quinto Cecioni e ha una sorella bella come Annamaria Rizzoli (Silvana), una moglie borgatara e coatta come lui (Anna Cardini) e un nonno scorreggione detto Chiavica (Riccardo Billi). L’idea dei due sceneggiatori è quella di unire due tipi di comicità così diversi come quello di Milian e di Pozzetto, che vanno per la maggiore presso diverse tipologie di pubblico. La trama vede Renato Pozzetto nei panni di Franco Colombo, un industriale varesino che va a Roma per corrompere un sottosegretario ma perde la valigetta con dentro cento milioni. Monnezza lo aiuta nella ricerca e vuole dimostrare il suo onore di ladro di borgata. Al primo incontro tra i due abbiamo un’autocitazione da parte di Tomas Milian, che prima si qualifica come medico, poi dice la verità e confessa di essere un ladruncolo che è uscito dar gabbio dove era stato rinchiuso dal maresciallo Nico Giraldi (nuova citazione). Monnezza fa da autista all’industriale ma quando restano senza benzina dice: “Io so’ ospite, spigni te!”. Franco si innamora anche della bella sorella di Monnezza che lui definisce “Tutta casa e Luna Park”, visto che lavora al Luna Park dell’EUR. In mezzo a una trama così flebile trovano spazio le trovate di Pozzetto e pure le battute pecorecce di Milian, condite con la comicità genuina di Bombolo. Franco Lechner entra in scena al ristorante “Dar Buiaccaro” dove Monnezza conduce Franco e presenta come medici i suoi bizzarri compagni ladruncoli. Qui c’è la scena cult con l’oste che snocciola un menù romanesco a base di spaghetti alla puttanesca, bucatini alla zozzona e rigatoni alla cachetesotto. Franco chiede un panino al prosciutto. E Monnezza: “Ao’ non t’offende che questo vie’ dar settentrione!”. Il film è un grande successo di pubblico, incassa un miliardo e ottantasei milioni decretando la nascita di una nuova coppia comica (mai riproposta). Matteo Norcini su “Cine 70” afferma che l’incontro di questi due attori ha lasciato il segno nell’immaginario collettivo e che ha rappresentato “l’unione tra l’ironia timida e nebbiosa e la straripante verve borgatara, l’incrocio tra il sussurro bonario e l’urlo fagiolaro, tra il pettinato e lo spettinato, tra il composto e lo scomposto…”.
La casa stregata (1982) è un film comico ma poco erotico, anche se la protagonista femminile è un’affascinante Gloria Guida. Si tratta di un una commedia per tutti, non molto originale ma godibile ancora oggi quando la passano (e accade spesso) sulle reti nazionali. La casa stregata è scritto, diretto e sceneggiato da Bruno Corbucci che si avvale della collaborazione di Mario Cecchi Gori, Mario Amendola, Giovanni Manganelli ed Enrico Oldoini. La fotografia è di Ennio Guarnieri e il montaggio di Daniele Alabiso. Le musiche sono di Detto Mariano, i costumi di Giulia Mafai e le scenografie di Giantito Burchiellato. Produttori: Achille Manzotti, Mario e Vittorio Cecchi Gori per Intercapital. Distribuito da Cineriz. Interpreti: Renato Pozzetto, Gloria Guida, Lia Zoppelli, Marilda Donà, Yorgo Voyagis, Angelo Pellegrino, Vittorio Piramonti e Angelo Nicotra. La trama de La casa stregata ricorda molto da vicino Bollenti spiriti (1981)di Giorgio Capitani, perché anche qui c’è un fantasma che dà del filo da torcere a una coppia di novelli sposi. In questo caso la sede del fantasma non è un castello ma una casa stregata dove nessuno vuole abitare. Renato Pozzetto è Giorgio, il neo sposo disperato che non trovando di meglio accetta di affittare la villa con annesso fantasma. Gloria Guida è Candida, una moglie niente affatto sexy e neppure erotica, ma in versione casalinga e rassicurante. Il film comincia con un antefatto fantastico. Gli antenati di Giorgio e Candida sono stati maledetti per mille anni e trasformati in statue di sale dalla madre della ragazza che li ha sorpresi mentre facevano l’amore. Lui è un prode cavaliere saracino che cavalca insieme a un servo fedele (Yorgo Voyagis). La ragazza è una vergine che lui vuole liberare e fare sua per sempre, ma non ha fatto i conti con la madre che è una terribile strega. La perfida donna condanna i due amanti a reincarnarsi per mille anni e la maledizione avrà fine soltanto se in una notte di luna piena i loro discendenti faranno l’amore in quella stessa casa. La donna dovrà essere pura come lo era stata sua figlia sino a quel giorno. Terminato l’antefatto la scena si sposta ai giorni nostri. Giorgio e Candida vorrebbero sposarsi ma non trovano casa. La madre (Lia Zoppelli) è custode della verginità della figlia e ha una pessima concezione degli uomini. Il compagno l’ha lasciata sola con Candida quando lei era una bambina e questo fatto è diventato un incubo per la figlia. Giorgio lavora in banca e viene trasferito da Milano a Roma dove continua la ricerca spasmodica di una casa. Possiede un mastino napoletano di nome Gaetano che lo segue pure nella nuova sede ed è per colpa sua che viene espulso da una pensione. Il povero Giorgio, in tempi di equo canone, trova solo appartamenti “uso ufficio” e tuguri maleodoranti dai prezzi esorbitanti. Un bel giorno un misterioso individuo che ricorda il servo del saracino (Yorgo Voyagis) gli porta l’indirizzo di una villa con piscina situata sull’Appia Antica. Chiedono soltanto duecentocinquantamila lire al mese e Giorgio pensa che si tratti di uno scherzo dei colleghi bancari. Cominciano le stranezze. Il cane Gaetano si prende la briga di portare Giorgio all’appuntamento con l’agente immobiliare. Prima comincia a parlare con un caratteristico accento napoletano, quindi fugge via in autobus e si fa seguire dal padrone sino alla famosa villa. Il prezzo viene confermato ma Giorgio scopre che la cifra è così bassa perché nella villa vive un fantasma. Giorgio non si scoraggia, dialoga con lo spettro e cerca di instaurare un rapporto di reciproca convivenza. Nella villa accadono i fatti più strani. Vasi che volano, armature che si muovono, un contrabbasso che suona da solo, spazzolini da denti animati, libri che si spostano da un punto all’altro della stanza. Si scatena una tempesta di vento da puro film horror con vetrate che sbattono e imposte che si aprono. Poi tutto si placa. Giorgio telefona a Candida. Adesso che ha trovato la casa possono fissare la data delle nozze. Il lavoro in banca scorre monotono e l’unica cosa che interrompe la quotidianità sono le rapine. In una di queste Giorgio intraprende un dialogo con un bandito che aveva rapinato la banca di Milano dove prima lavorava, come fossero vecchi amici. Altre sequenze di questa parte sono tipicamente fantastiche e surreali. Giorgio a casa di un collega vede in televisione un incontro di boxe e all’improvviso esce fuori il volto dell’arbitro con le sembianze del servo e gli sconsiglia di lasciare la villa. Alla fine dal video esce pure un pugno che colpisce Giorgio e lo stende. Arriva Candida all’aeroporto ed è il solito individuo misterioso che va a riceverla a bordo di Rolls Royce bianca. Prima sorpassa l’auto di Giorgio e la fa esplodere dopo averla avvolta in una cortina di fumo. In ogni caso l’auto viene subito riparata e torna come nuova senza dover pagare niente. Candida si stabilisce in villa con la madre si mostra subito molto sospettosa. Dove ha preso Giorgio i soldi per mantenere una simile villa? “Ho fatto un mutuo sul cane” risponde lui con una battuta surreale. Cominciano le vicende di Giorgio e Candida che tentano a più riprese di far l’amore ma vengono interrotti sempre sul più bello. Giorgio somministra una pillola erotica a Candida, ma per sbaglio la ingerisce la mamma che si lascia andare a un improbabile corteggiamento con il giardiniere. Giorgio e Candida si sposano ma le cose non cambiano. Il fantasma deve fare in modo che i due consumino il primo rapporto in quella determinata notte di luna piena. Si susseguono incidenti e imprevisti. Giorgio scivola sopra una buccia di banana, si addormenta per quindici ore di seguito e sogna di far l’amore con Candida. Lo spettatore se ne rende conto soltanto alla fine della parte onirica e l’effetto suspense è ben costruito. Giorgio si tuffa nella piscina mentre l’acqua sparisce e finisce ingessato dalla vita in giù per venti giorni. Il cane Gaetano dice che la ragazza deve restare vergine sino alla prima notte di luna piena. “Mercoledì sarà luna piena, a mezzanotte saranno mille anni e voi vivrete ricchi e felici”, sentenzia con un improbabile accento napoletano. Giorgio viene preso per matto pure dal veterinario che visita il cane e alla fine è lui che esce dallo studio con la cura prescritta. Il fantasma continua a creare ostacoli. Telefona a nome della mamma e dice di essere ricoverata in ospedale dopo un incidente. Candida si precipita da lei e durante la sua assenza la cameriera insidia Giorgio. Candida rientra, scopre i due sotto le lenzuola e va su tutte le furie. Fugge via inseguita da Giorgio, che ancora non l’aveva tradita, prende l’auto e si va a schiantare contro un albero dopo uno spettacolare incidente. La cosa incredibile è che lei è sana e salva e si trova fuori dall’auto che brucia. Tutto quel che sta succedendo è opera del fantasma, persino il tentativo di tradimento. Giorgio e Candida decidono di scappare via e di andare in albergo, ma una volta entrati in camera si accorgono di essere sempre nella casa stregata. I due sposi provano pure a ingannare il fantasma. Giorgio si traveste da idraulico e Candida indossa una sottoveste molto sexy. Niente da fare: sul più bello il fantasma fa precipitare la temperatura sotto zero. Arriva il fatidico mercoledì di luna piena ma Candida ha deciso di tornare a Milano con la mamma. Va da Giorgio in banca e glielo dice, però capita nel bel mezzo di un’inchiesta decisa dal direttore. Si sospetta che Giorgio sia il basista dei rapinatori. Le rapine sono diventate troppo frequenti dopo il suo arrivo e poi il tenore di vita che conduce induce a sospetti. In quel momento irrompe una banda di rapinatori e uno di loro prende in ostaggio Candida. L’anima del saracino entra nel corpo di Giorgio e subito dopo assistiamo a una sequenza fumettistica. Giorgio si trasforma in Hulk ed è ottima la ricostruzione del gigante verde stile Lou Ferrigno, attore che al tempo interpretava la fortunata serie di telefilm. Giorgio-Hulk sgomina la banda scagliando addirittura la cassaforte addosso ai banditi dopo averla divelta. “Sono diventato verde dalla rabbia”, dice al termine dell’impresa. I sospetti su di lui cadono e il direttore decide di festeggiare la sera stessa lo scampato pericolo. Tutti sono invitati alla villa di Giorgio e questa cosa proprio non ci voleva, come dice lo stesso Gaetano, perché a mezzanotte loro due devono restare soli. Ci pensa il fantasma a cacciare via gli ospiti organizzando una gazzarra a base di volgarità e flatulenze. Si comincia con l’incontinenza del direttore, si va avanti con Giorgio che parla di merda di elefante e offende le mogli dei colleghi senza ritegno. A un certo punto chiama froci gli uomini e puttane le donne e organizza la gara dello scambio di mutande. Tutti se ne vanno indignati. Gaetano invece porta Giorgio e Candida in cantina dove un fantastico crollo fa precipitare i due sposi nel luogo dove devono fare l’amore. Finalmente possono lasciarsi andare e liberare i loro antenati dalla maledizione. Non solo. Alla fine una cascata di monete d’oro li seppellisce. Ricchi e felici, proprio come aveva detto Gaetano, e devono ringraziare soprattutto il fedele servo Omar. “Così vissero sempre felici e contenti e a me non hanno dato manco…”, conclude Gaetano nel suo originale accento napoletano.
La casa stregata è una commedia per tutti, una sorta di parodia del genere horror, a tratti debole e prevedibile nella sceneggiatura, ma tutto sommato piacevole. Ci sono parti classificabili come puro film fantastico. Basti pensare alle sequenze che vedono il fantasma in azione oppure quando Giorgio si trasforma in Hulk. Pure l’antefatto e il finale con gli antenati liberati dalla maledizione millenaria sono puro cinema fantastico. Le parti erotiche invece sono inesistenti o appena accennate. Gloria Guida ha ventisette anni, un aspetto da donna matura e veste abiti eleganti prediligendo il rosso. L’attrice è una donna sposata e vuol dare al pubblico un netto segnale di cambiamento. Non è più la ragazzina ingenua e perversa, la liceale dai lunghi capelli biondi e la frangetta sbarazzina. Gloria Guida vuol far capire che è in grado di interpretare qualsiasi ruolo, pure quello della moglie illibata e rassicurante. In definitiva la sua recitazione è a livelli ottimi, pure se le parti sexy sono limitate. Una scena iniziale dove mostra le gambe in un tentativo di approccio con il fidanzato e due rapide sequenze in auto (la mano di Giorgio si spinge sulle sue cosce) e a letto in un tentativo di rapporto. Non c’è neppure una scena di nudo integrale e lo spettatore si deve accontentare di ammirare Gloria Guida mentre indossa un costume da bagno rosso o una sensuale sottoveste. Tra gli attori è molto bravo Renato Pozzetto, al culmine della sua vis comica. Il personaggio del milanese ingenuo e piccolo borghese gli calza a pennello. Lia Zoppelli è una grande attrice e qui interpreta una perfetta madre bisbetica che risulta credibile pure in versione erotica quando per sbaglio ingerisce una pillola eccitante. Bene pure Yorgo Voyagis (famoso soprattutto per aver sposato Nadia Cassini) che riveste di un credibile alone di mistero il personaggio del servo fantasma. Un buon film per tutti che pure a distanza di venti anni non perde la freschezza della prima visione. Una divertente parodia del cinema horror dagli ottimi tempi comici.
Cane e gatto (1982) è una commedia priva di risvolti erotici interpretata dall’insolita coppia Tomas Milian – Bud Spencer (Carlo Pedersoli), che guidano un cast completato da Marc Laurence e Margherita Fumero. Bud Spencer è il capitano Mark della polizia di Los Angeles che deve arrestare Tony Roma, un imbrillantinato ladruncolo italoamericano (Tomas Milian) e il locale boss della mafia. Soltanto dopo Mark potrà partire per le sudate vacanze. Il film è un poliziesco – comico, per dirla con Mereghetti “una stanca riproposizione dei soliti schemi collaudati dai due attori nei rispettivi film”. Il film piace molto negli Stati Uniti ma è un fiasco colossale in Italia.
Il diavolo e l’acquasanta (1983) ripropone Tomas Milian in un ruolo stile Monnezza – Giraldi. Bruno Corbucci scrive e sceneggia insieme al fido Amendola, la fotografia è di Giorgio Di Battista, il montaggio di Daniele Alabiso, le musiche sono di Guido e Maurizio De Angelis. Produce Galliano Juso. Interpreti: Tomas Milian, Piero Mazzarella, Savina Gersak e Margherita Fumero. Tomas Milian è Manuel Marangoni, un ex calciatore salvato dal suicidio da Don Gaetano (Mazzarella) che prende residenza in canonica e si mette a dire parolacce in romanesco. Non riscuote successo. La commistione tra commedia alla Monnezza, mondo del calcio e parrocchie non appassiona il pubblico. Miami Supercops – I poliziotti dell’ottava strada (1985) è un Bud Spencer – Terence Hill movie, per definizione lontano mille miglia da elementi erotici, ma in compenso ricco di scazzottate e di poliziesco comico. Le volpi della notte (1986) è un film pilota per una serie televisiva mai realizzata, un episodio di cento minuti, uscito al cinema, ma che per fortuna in pochi hanno visto. Ci sarebbero anche elementi da commedia erotica per la presenza di Pamela Prati, Viola Valentino e Fabrizia Carminati, nei panni di tre agenti dell’antidroga specializzate in ruoli di copertura. Le tre bellezze si calano nei panni (poco vestiti) di fotomodelle e prostitute per smascherare gli assassini di una ragazza, ma la più nuda è Pamela Prati che recita (si fa per dire) doppiata e mostra un fisico mozzafiato. Superfantagenio (1986) è un film ritagliato sulla comicità per bambini di Bud Spencer, orfano di Terence Hill, ma in compagnia di un ragazzino per assecondare i desideri come genio che esce da una lampada e vola su un tappeto volante.
La carriera cinematografica di Bruno Corbucci si conclude con una vera commedia sexy comeRimini Rimini – Un anno dopo (1988), girata in collaborazione con Giorgio Capitani. Abbiamo già parlato di questo stanco sequel del Rimini Rimini girato nel 1987 dal fratello Sergio nel capitolo dedicato a Capitani. Si tratta di un film a episodi che vede la presenza di numerose star della commedia erotica come Maria Rosaria Omaggio, Eva Grimaldi, Isabel Russinova, Loredana Romito, Petra Scharbach (diva del porno), Corinne Cléry e persino una giovanissima Sabrina Ferilli. Gli episodi girati da Bruno Corbucci sono i più erotici: Il nipote del vescovo, La legge del taglione e La scelta. Capitani conclude la pellicola con Vuò cumprà.
Bruno Corbucci termina la carriera lavorando per la televisione, ripiego di ogni regista che non vuole abbandonare il mestiere in un periodo di crisi terminale per il cinema di genere. I titoli dei lavori televisivi sono: Kamikaze (1986) e alcuni serial come Classe di ferro (1990), Classe di ferro 2 (1991) e Quelli della speciale (1993).