Il titolo dell’opera è ispirato a un verso de I sonetti a Orfeo di R. M. Rilke, «Gesang ist Dasein», canto è esistenza, canto è “esser-ci”, l’essere-noi-qui-ora, una corale polifonica, senza voci soliste o fuori dal coro, intonate e in accordo, a cantare la nostra R-Esistenza, d’individui e di popoli. Inoltre, prende spunto da un passo de La Nascita della Tragedia di F. Nietzsche: “Cantando e danzando, l’uomo si mostra come membro d’una superiore comunità: ha disimparato il camminare e il parlare ed è sulla via di volarsene in cielo danzando [e cantando].” Il titolo, pertanto, traduce l’intento di ritrarre figure salvifiche, una sorta di ‘oltre-umanità’, e non di superuomini, disciplinata e incorruttibile che possa rappresentare l’alternativa al totalitarismo massificante d’ ‘0 Sistema.
Attraverso le voci di dissenso della nostra epoca, Magliacano compone, canto dopo canto, il manifesto di una nuova Resistenza, che si è ‘rifatta carne’, carne del mondo, cui i neopartigiani, con le loro gesta, hanno dato gambe e fiato; hanno dato un volto e un’anima. Pagina dopo pagina, si delinea l’immagine di una Resistenza che è rivoluzione costante; è lotta indefessa, senza tregua e senza indugio; è sopravvivenza; è il sacrificio di un’intera esistenza, consacrata alla libertà, alla giustizia e alla verità. È memoria e coscienza.
L’opera passa in rassegna una schiera di vite, di (r)esistenze esemplari: dai “Vivi” – canti dedicati ad attivisti combattenti, che ancora lottano per difendere una terra, un’ideologia, un’etnia, un principio – ai “Morti” – biografie in versi di eroi e martiri della contemporaneità, tra i meno celebrati –, passando per le grandi incognite della vita – idee per cui lottare, per cui morire –, fino ai partigiani in quarantena. Il testo, un insieme d’instant book, si apre con l’eroica provocazione di “Ammazzateci tutti” e si chiude con un congedo sussurrato ad libitum. Inoltre, l’autore, dalle pagine del libro, scaglia le sue filippiche contro mafiosi e imprenditori collusi che hanno ridotto il Bel Paese in ‘poderi’, in appezzamenti di terre dei fuochi; accusa, denuncia i mali pandemici del nostro tempo, mentre ha già definito figure salvifiche, ha già testato l’antidoto, l’antivirale.
Ciro Corona, simbolo della lotta alla camorra di Scampia, consiglia, nella prefazione: “Lasciatevi accompagnare dallo scrittore Magliacano […] in un percorso catartico, forse unico e senza precedenti, fino a scoprire che questi ‘canti di Resistenza’ sono, nella loro dirompente portata rivoluzionaria […] «un libro per spiriti liberi»”. Canto è [R]Esistenza: il diritto di esistere, il dovere di resistere!
La maggior parte dei canti può essere definita una sorta di autobiografie in versi, una sorta di poema cavalleresco contemporaneo, che ha come protagonisti eroi, eroine e martiri, in cui il “vero storico”, la cronaca, si intreccia con il “vero poetico”, tipico tratto delle odi risorgimentali. L’idea di fondo è proprio quella di inaugurare un nuovo Risorgimento, partendo da alcune vite esemplari: dai Borsellino agli Impastato; da Falcone a Gratteri; dal Valore civile ai testimoni di Giustizia; dai giornalisti ammazzati a quelli sotto scorta; dalla favela della Franco alla Cecenia della Politkovskaja; dalla fotogenia curda al murale palestinese; dalle Lettere luterane di Pasolini a La rivolta nera della Davis; dai braccianti di Dolci ai tupamaro di Mujica; dalla Terra degli uomini integri al Villaggio Globale, da Yako a Riace; dalle praterie di Toro Seduto al deserto di Sawadogo; dall’empate dei seringueiri alle tuerredda dei pastori sardi; dalle Roverelle valsusine agli Ulivi salentini; dai beni confiscati ai comitati cittadini; dalle terre dei fuochi all’Amazzonia; dai campi profughi alle Shoah; Da Dachau a Sabra e Shatila; da Nanchino a Soweto; dai Briganti ai Partigiani; dalle pandemie all’antivirale. Un’istantanea, una foto di gruppo per ritrarre l’Inferno in cui viviamo, i demoni che lo governano, e i santi che ancora r-esistono, i martiri di una nuova Resistenza, affinché non siano lasciati soli nella lotta comune.
Gerardo Magliacano è docente di Storia e Letteratura, ed Esteta. Laureato presso l’Università di Salerno in Lettere e Filosofia, ha insegnato e insegna discipline umanistiche. Nato e formatosi a Salerno, classe 1974, ha lavorato per più di un decennio in Lombardia, dove ha insegnato e pubblicato le sue prime opere. A partire dal 2014 ha deciso di trasferirsi in Campania per “faticare” per la sua Terra Felix, dove tuttora insegna, con la promessa di pubblicare solo con editori meridionali e di devolvere parte del ricavato ad associazioni che promuovono il territorio.
In veste di scrittore e saggista, Magliacano ha pubblicato: due saggi di filosofia della canzone – Vasco. L’ultimo poeta male-detto, (Milano 2006), Generazione di Suonati. La Cultura gira in-formato mp3 (Milano 2008) – e un’inchiesta romanzata d’impianto storico dal titolo Santa Escort. La ‘Matria’ degli italiani, (Milano 2011). Nel 2010 ha curato, in collaborazione con AMREF, una raccolta di scritti adolescenziali dal titolo Il mondo salvato dall’Adolesce(ME)nza (Milano 2010): con il ricavato è stato costruito un pozzo in Tanzania. Ultimi lavori: “TERRO(M)NIA. Ritorno alla (mia) terra” (Napoli 2014), il ricavato è stato destinato al progetto “Melo aDotto”, che si propone la riforestazione di tutte quelle terre mortificate dalle mafie. Nel 2016 esce “Una Nea-Polis sospesa”, che gli vale il Premio “Gelsomina Verde” per essersi contraddistinto “con impegno e passione ed esempio di vita, nella lotta alle mafie e nell’affermazione delle verità storiche e del sentimento di giustizia”. Del 2018 è “SERVI della GLEBA”(Napoli 2018), prefazione di Ciro Corona e postfazione di Don Aniello Manganiello.