Carla Fracci. Una meravigliosa danzatrice eterea

Articolo di Pietro Salvatore Reina

Ieri a 84 anni «ha rimesso per sempre le ali» e ha chiuso i suoi occhi a Milano la «ballerina assoluta» Carla Fracci. Nasce a Milano, il 20 agosto 1936, figlia di un’operaia alla Innocenti e di un tramviere che quando passava con il tram sotto il Teatro alla Scala – dove entra all’età di dieci anni – scampanellava per salutarla. Nel 1958 diventa «prima ballerina» del Teatro alla Scala. Da subito Carla Fracci è invitata a danzare all’estero, perfezionando sempre il suo talento attraverso un duro lavoro quotidiano. Carla Fracci ha ballato per il London Festival Ballet, il Royal Ballet, lo Stugggart Ballet, il Royal Swedish Ballet. Celeberrimi sono i suoi ruoli romantici come Giulietta, Francesca da Rimini, Giselle danzata, quest’ultima, centinaia e centinaia di volte da Mosca a Cuba. Altrettanto celebri e celestiali le sue esibizioni con Rudolf Nureyev, Michail N. Barysnikov e nel 1998 con un giovanissimo Roberto Bolle.

Nel 1964 sposa il regista Beppe Meneghetti. Dal loro amore nasce un figlio, Francesco. Nel 1969 Carla Fracci è incinta, lontana dalle scene per portare a compimento la maternità. In quegli anni Eugenio Montale, critico musicale per Il Corriere della Sera scrive per l’étoile Fracci una poesia: La danzatrice stanca. Inserita poi nella raccolta Diario del 1971 e del 1972. La ballerina viene descritta come una figura leggerissima, quasi eterea, che torna a posare le sue punte sul palcoscenico dopo essere diventata mamma: «Torna a fiorir la rosa, / che pur dianzi languia / […] È questo il solo fiore che rimane / con qualche metro d’un tuo dulcamara». – Dulcamara è una specie di stregone che compare nell’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti. A te bastano i piedi sulla bilancia / per misurare i pochi milligrammi / che i già defunti turni stagionali / non seppero sottrarti. Poi potrai rimettere le ali non più nubecola / celeste ma terrestre e non è detto / che il cielo se ne accorga basta che uno / stupisca che il tuo fiore si rincarna / si meraviglia. Non è di tutti i giorni / in questi nivei défilés di morte». Montale canta e celebra Carla Fracci come un «fiore [che] si rincarna / si meraviglia. Non è di tutti i giorni / in questi nivei défilés di morte». Senza la ballerina assoluta i balletti alla Scala – commenta Montale – sembrano sfilate di morte.

Nel 1981 il New York Times la definisce «prima ballerina assoluta». Alla fine degli anni Ottanta dirige il Corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli, quello dell’Arena di Verona e dall’anno 2000 al 2010 il Corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Tra il 2009 e il 2014 è assessore alla Cultura della Provincia di Firenze. Nel 2014 è nominata Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica. La Fracci incontrando i giovani amava dire: «Per me è un dovere fondamentale provare a trasferire ai giovani il bagaglio accumulato nella mia carriera. Un compito difficilissimo perché nella danza, come in altri cambi, i giovani puntano più alla quantità che alla qualità. Una volta che hanno appreso la tecnica si sentono a posto, ma oltre alla tecnica occorre lo stile, occorre imparare a interpretare i personaggi. E l’attenzione al dettaglio, lo scavo psicologico servono a evitare il rischio di fare Giselle uguale a Giulietta o a Cenerentola». Lo scorso anno, in Senato, riceve il Premio alla carriera.

La «vita sulle punte» di Carla Fracci è una parabola assoluta di amore e passione per la danza, per il teatro vissuto dalla «ballerina assoluta» come il più grande palcoscenico della vita.

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