Nei giorni scorsi il presidente ucraino Zelensky, invece di concentrarsi sulle prossime (in teoria) elezioni presidenziali, è andato a Davos per chiedere ai partecipanti al World Economic Forum altre armi per l’Ucraina. Quello che ha dimenticato di dire è quanti miliardi di dollari in armi e armamenti ha ricevuto l’Ucraina negli ultimi due anni.
A “tenere il conto” è l’Istituto di Kiel. monitorhttps://www.ifw-kiel.de/topics/war-against-ukraine/ukraine-support-tracker/ Secondo di dati aggiornati alla fine di ottobre, alcune decine di Paesi occidentali avrebbero concesso “donazioni” all’Ucraina per quasi 350 miliardi di dollari. Dati confermati anche da un report della CNN. Di questi gli “aiuti” per assistenza militare diretta all’Ucraina, ammonterebbero a quasi 100 miliardi di dollari. Una cifra stratosferica e sorprendente se si pensa che l’Ucraina non è un Paese membro né della Nato né dell’UE.
Secondo i dati del Kiel Institute for the World Economy (aggiornati a luglio 2023), quasi metà delle armi regalate all’Ucraina sono arrivate da un solo Paese: gli Stati Uniti d’America. Recentemente gli USA avrebbero deciso di chiudere i cordoni della borsa: il Congresso ha approvato un disegno di legge che ha tagliato i finanziamenti per l’Ucraina. Ma da febbraio 2022 a luglio 2023 sarebbero stati inviati all’Ucraina aiuti militari per circa 46,6 miliardi di dollari (come parte di un pacchetto di 113 miliardi di dollari che comprende anche aiuti destinati alle esigenze “civili”).
In pratica, negli ultimi due anni, quasi metà del totale dei fondi per armi e armamenti “regalati” all’Ucraina è stata “made in USA”. Un altro 39% è “arrivato” da Paesi europei: a farla da padrona la Germania seguita da Svezia, Danimarca e Polonia. Proprio questo Paese sarebbe il primo “fornitore” di carri armati all’Ucraina: ne avrebbe fornito ben 324 (un numero enorme se si pensa che gli USA ne hanno “regalato” all’Ucraina meno di un quarto). Sorprendente anche la corsa della Svezia nel donare armi all’Ucraina. Per spiegarla, forse, sarebbe necessario approfondire la posizione del Paese scandinavo all’interno della Nato. Tra i Paesi occidentali “grandi donatori” di armi all’Ucraina anche Regno Unito, Canada e Norvegia. Ancora una volta sorprendenti i numeri: dei 118 sistemi antimissile regalati all’Ucraina, ben 27 provenivano dalla Norvegia.
Una quantità di armi “pesanti” e sistemi da guerra regalati all’Ucraina dai Paesi occidentali da far venire i brividi. Oltre ai carri armanti e ai sistemi antimissile ci sarebbero almeno 97 sistemi semoventi per il lancio di missili. E quasi ottocento (773) cannoni, dei quali 232 “regalati” dagli USA. E poi armi più piccole e armamenti a profusione. Un “volume di fuoco” impressionante che lascia esterrefatti. E che lascia esterrefatti di fronte alla continua richiesta di armi da parte del presidente ucraino. Non solo perché ha fatto diventare carta straccia molti degli accordi internazionali sulla vendita di armi a Paesi in guerra. E nemmeno per il fatto che tutte queste armi finora non sembrano essere servite a molto. A sorprendere, prima di tutto, sarebbe il fatto che di buona parte di queste armi non si sa che fine abbiano fatto.
A lanciare l’allarme, nei giorni scorsi, è stato un rapporto del Dipartimento della Difesa USA che ha cercato di tracciare che fine ha fatto oltre un miliardo di dollari in armi e armamenti inviati all’Ucraina dagli USA. Evaluation of the DoD’s Enhanced End-Use Monitoring of Defense Articles Provided to Ukraine: Report No. DODIG-2024-043 Dal rapporto dell’Ispettore Generale del Pentagono emergerebbe che, sebbene migliorata, la capacità di tracciare gli aiuti militari inviati in Ucraina dal Dipartimento della Difesa “non ha pienamente rispettato” i requisiti previsti. In pratica, non sarebbe stato possibile nemmeno completare un inventario di tutto ciò che è stato inviato perché gran parte dell’equipaggiamento inviato (ben il 59%!) è “delinquent”, mancante.
A rendere particolarmente grave la situazione il fatto che non si parla di qualche scatola di proiettili o di uno o due fucili. Tra le armi che mancano all’appello ci sarebbero missili Javelin e Stinger, missili AIM-9X e missili aria-aria avanzati a medio raggio. Secondo il rapporto, a giugno 2023 circa 1,005 miliardi di dollari del totale di 1,699 miliardi di dollari di armi e armamenti soggetti a monitoraggio dell’uso finale non sarebbero stati inventariati. Possibile che si siano persi di vista un miliardo di dollari di missili? Eppure secondo il rapporto, il processo di inventario per il Dipartimento della Difesa e le forze armate ucraine sarebbe migliorato. E con esso la capacità del Pentagono di tracciare le armi. Ciò nonostante “permangono significative limitazioni del personale e sfide di responsabilità”. “Fino a quando il Dipartimento della Difesa non risolverà queste sfide, non sarà in grado di rispettare pienamente i requisiti del programma EEUM per tenere conto di tutti gli oltre 1,699 miliardi di dollari in articoli per la difesa designati dall’EEUM forniti all’Ucraina”, ha dichiarato l’Ispettore Generale.
Ma questo non risponde alla domanda: dove sono finite queste armi? Possibile che non ci sia traccia dei loro movimenti? L’Ufficio per la cooperazione alla difesa (ODC) con gli Stati Uniti di Kiev ha dichiarato che “non ci sono prove di trasferimento non autorizzato o illecito di articoli per la difesa EEUM forniti all’Ucraina”. “Le procedure standard di inventario EEUM non sono pratiche in un ambiente di guerra dinamico e ostile”, si legge in una lettera dell’ODC-Kiev. Ma allora a cosa servono? Il punto è che si tratta di armi e armamenti da guerra non di sacchi di grano o di barattoli di marmellata. È normale, quindi, che avvengano in “ambienti di guerra”. Il “volume senza precedenti” di attrezzature inviate in Ucraina “va oltre la capacità del limitato personale del Dipartimento della Difesa nel Paese di inventariare fisicamente anche se l’accesso fosse illimitato”. Dalla padella alla brace: come dire che, finora, all’Ucraina sarebbero arrivate così tante armi che non sanno nemmeno quante sono e non è stato possibile inventariarle (figurarsi gestirle)! Ciò nonostante, Zelesky si ostina a girare il mondo chiedendo “armi, armi, armi”. “Ho tre richieste oggi per il Consiglio atlantico: armi, armi, armi”, furono queste le parole pronunciate dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba in visita alla Nato, ad aprile 2022. Lo stesso accorato appello venne lanciato da Zelensky, a gennaio 2023, in visita in Italia. E la richiesta di armi è continuata a Davos in occasione del World Economic Forum.
Appare quanto meno anomalo che nessuno, finora, abbia chiesto di tracciare come sono state utilizzate le armi “regalate” all’Ucraina. Il portavoce del Pentagono, il generale Pat Ryder, ha dichiarato che “non ci sono prove credibili di diversione illecita di armi convenzionali avanzate fornite dagli Stati Uniti dall’Ucraina”. Un modo di difendersi prima di essere accusati che queste armi possano essere state rubate o dirottate dalle forze ucraine. Una possibilità avanzata da molti. Di fronte alla quale l’Ispettore Generale ha preferito tutelarsi affermando che era al di fuori dell’ambito della sua indagine determinare cosa fosse successo alle armi che non erano state adeguatamente tracciate.
Una situazione che pone i Paesi che finora hanno regalato decine e decine di miliardi di dollari di armi all’Ucraina in una situazione scomoda: possibile che, a distanza di due anni dall’inizio del conflitto non ci sia contezza di come sono state usate queste armi? E da chi?