Una domanda rimbomba in testa in modo prepotente: perché la gente si immedesima nel reo e ne vuole comprendere le fragilità mentre della vittima si fa il ragionamento da bar “se l’è cercata”? Siamo una società “guardona”, siamo una società che si rispecchia nella solitudine e nel male e si appassiona a scrutare i motivi e le ragioni (almeno apparenti) della violenza e della malvagità ? Molti sono i motivi che fanno in modo che il colpevole sia “studiato” per comprendere il gesto, mentre l’atteggiamento nei confronti della vittima (specie se donna, se fragile, se emarginato) è quello diffidente di chi si dice “te la sei cercata, e ora che vuoi da noi?”. La vittima non solo deve provare di essere vittima, ma deve essere pure convincente. Il reo, invece, deve solo essere quello che è: se colpevole un delinquente.
Il delinquente se ha fatto ciò avrà un motivo, una giustificazione psicologica, un qualcosa che gli è accaduto quando era piccolo. La vittima no! La vittima è sicuramente una che potrebbe simulare o, magari, mentire. La vittima no, magari la vittima l’ha provocato. Magari la vittima, poverino, lo ha illuso. E lui, poverino che era tanto “complessato” lo ha creduto possibile e poi si è arrabbiato. Poi ha preso quel coltello e l’ha uccisa. Poverino, ma lui non lo ha premeditato. Solo un raptus, ha perso la testa ha perso quella testa vuota che si porta dietro. È la vittima colpevole di tutto; molto più rassicurante. È lei che lo ha illuso ed allora condanniamola all’oblio e magari anche alla vergogna. Non è poi importante se la vittima ha subito una violenza, ma se chi l’ha violata era, magari, in stato di agitazione per il COVID o per lun bicchiere di troppo alla movida. Guardiamo sempre al reo e poi accorgiamoci che c’è qualcosa che si muove nell’ombra e si chiama vendetta privata.
Avete paura? Non dovete avere paura della verità. La verità è e la paura è. Sono due realtà che sono. In verità, la verità è che senza una giustizia con la G maiuscola si arriva ad una vendetta con la V maiuscola. Lo chiamate imbarbarimento di costumi? Io lo chiamo fisiologico epilogo di una distorsione naturale. La paura deve esserci e le vittime devono essere protette. Non è tollerabile che il diritto deluda la vittima perché la vittima potrebbe essere chiunque; e la vittima se lasciata sola non sempre si arrende, non sempre si piega. La vittima non è sempre necessariamente vittima.
E’ ovvio che tutto ciò deve essere considerata una provocazione ma con una Giustizia incapace di dare riposte serie e nette il rischio della deriva del “fai da te “è dietro l’angolo; non è una paura ancestrale ma un timore reale e concreto. Occorre misurare e saper leggere i fatti e le situazioni non basta “predicare” in modo apodittico senza rendersi conto della realtà che ci circonda.