Colpo di Stato (1969) di Luciano Salce è un film importante, da riscoprire e rivalutare, un apologo fantapolitico, una pellicola molto quotata all’estero ma poco considerata in Italia.
Luciano Salce interpreta un modesto ruolo da attore nella parte introduttiva per mettere in rilievo la tematica portante delle fantomatiche elezioni del 1972 vinte dalle opposizioni, alle quali poteva far seguito un colpo di Stato restauratore. Soggetto e sceneggiatura sono di Luciano Salce ed Ennio De Concini, che firmano un film difficile, debitore della cultura di sinistra post sessantotto, scomodo al punto che viene messo in circolazione soltanto nel 1979, dopo aver avuto problemi con la censura.
Colpo di Stato se la prende un po’ con tutti: democristiani servili con gli Stati Uniti, comunisti legati a doppio filo con Mosca, gerarchie ecclesiastiche che fanno politica dalla parte dei padroni, fotografi di moda che immortalano il niente. Ne escono bene soltanto gli idealisti, i comunisti veri che rifiutano logiche accomodanti ma vorrebbero rifondare la società dalle fondamenta. Inevitabile che una pellicola simile avesse problemi con la censura in un periodo storico oscuro come i primi anni Settanta.
Orchidea De Santis conferisce un tocco di malizia erotica in alcune sequenze che la vedono amoreggiare con il fidanzato e mostrare le sue grazie giovanili. La bella attrice romana è presente in diverse commedie di Salce e qui non è utilizzata al meglio delle sue potenzialità, anche se ha grande presenza scenica e la sua femminile sensualità contribuisce a irritare i censori. È davvero bella in minigonna alla moda e occhiali da studentessa.
Il film contiene brani musicali di Claudio Villa (Granada), molte canzoni rivoluzionarie e della resistenza interpretate da Anna Casalino. Originale la funzione del coro sullo stile della tragedia greca che introduce le sequenze successive e sintetizza gli accadimenti con brani tipo Mancan solo poche ore/la parola all’elettore!. Sono molte le parti volutamente polemiche: come le suore che portano i morti al seggio, pur di farli votare, Stati Uniti e Russia che parteggiano per i politici di riferimento, mentre la Cina si disinteressa. Quando arriva l’improbabile vittoria elettorale della sinistra i comunisti non se la sentono di governare e restano all’opposizione. Stati Uniti e Unione Sovietica concordano che è meglio così, per non far crollare fragili equilibri e per evitare un bagno di sangue.
Colpo di Stato è un film strano, incompreso, atipico per il regista, anche se carico di intelligente ironia, ironico, caustico, sarcastico. L’ipotesi della pellicola è fantapolitica, ma sostenuta da un’analisi politica reale, perché racconta ciò che sarebbe potuto accadere. I democristiani meditano un colpo di Stato, i generali pensano di intervenire, altri dicono che sarebbe meglio scappare. Il sogno comunista resta nelle parole e nei pensieri irrealizzabili di un compagno. Di fatto niente deve cambiare…