Concorso di colpa è l’ultima occasione per vedere sul grande schermo Francesco Nuti, dopo quattro anni di assenza caratterizzati da gravi problemi personali, un anno prima del noto incidente che ha tolto un grande regista al suo pubblico. Concorso di colpa è un ritorno al ruolo di attore, dopo la parte interpretata vent’anni prima in Sogni e bisogni sotto la guida di Sergio Citti, questa volta non come comico, ma in un insolito ruolo noir, da commissario di polizia. La scheda di lavorazione del film, depositata al Pubblico Registro Cinematografico, vede Claudio Amendola e Alessandro Gassman nella parte affidata a Nuti, ma notiamo altre incongruenze, si indicano pure Diego Abatantuono, Ricky Tognazzi, Marco Giallini, Sebastiano Somma, Gianmarco Tognazzi, Asia Argento, Arnoldo Foà, Valeria Golino …
Concorso di colpa è un film del tutto in contrasto con la precedente produzione di Francesco Nuti, calato (non benissimo) nei panni di un commissario di polizia non proprio integerrimo con un passato alla spalle da far dimenticare. Il suo passato coinvolge altri quattro amici e il pentolone dei ricordi si apre quando uno di loro sembra essersi suicidato. Bellissima la sequenza iniziale in bianco e nero ambientata in una notte piovosa di venticinque anni prima (ai tempi del delitto Moro) con cinque scalmanati di sinistra che rincorrono sui tetti un neofascista, fino a farlo cadere (involontariamente) nel vuoto. La macchina da presa fa un salto temporale e ci porta nel 2003, dove il commissario De Bernardi si vede affidare l’indagine su un caso di suicidio e contemporaneamente sente riaffiorare il peso di quanto commesso insieme ai quattro amici. Nomi d’arte dei quattro ex rivoluzionari: Ulisse (Nuti), Aguirre (Bonetti), Banzai (Benvenuti), Scanner (Lionello), che si ritrovano e cercano con ogni sistema di sviare le indagini, per farla franca ancora una volta. Tutti hanno convissuto per venticinque anni con il concorso di colpa di quel terribile delitto, adesso si sono rifatti una vita, da professore, giornalista, commissario … e non vorrebbero ricordare il passato. Il film gode di numerosi colpi di scena, sceneggiato a orologeria dalla brava Rossella Drudi (moglie di Fragasso, nota come Sarah Asproon, ai tempi di Mattei e di Massaccesi), così come Claudio Fragasso è un maestro nelle scene d’azione, che mettono a confronto gli scontri di piazza ani Settanta con i contemporanei assalti no global. Nuti deve subire persino una contestazione in famiglia da parte di un figlio che vorrebbe cambiare il mondo e che l’accusa di non aver fatto niente per migliorare il presente. Il difetto del film sta nei dialoghi, gestiti piuttosto male nei campi e controcampi teatrali, soprattutto scritti in maniera retorica e didascalica. Fragasso è scuola Mattei, il cinema di genere è nelle sue corde, ma evolvendo nel tempo il suo stile si dedica ai thriller drammatici di impronta sociale, come Teste rasate e Palermo Milano solo andata; anche questo film è socialmente impegnato, indaga il complesso rapporto padre – figlio, la malattia mentale, gli scontri generazionali e la stagione terroristica messa in parallelo con le nuove tensioni sociali a tema globalizzazione. Concorso di colpa viene girato nel 2003, distribuito (male) nelle sale soltanto nel 2005 da Istituto Luce, visto da pochi, non convince né pubblico né critica. A mio parere solo uno sguardo superficiale condanna il film a un ingiusto oblio, perché i molti aspetti positivi superano i pochi difetti, da ricercare soprattutto nei dialoghi artefatti e in certe sequenze impostate ed eccessivamente teatrali. Claudio Fragasso dà modo a Francesco Nuti di tornare sul grande schermo, tra l’altro insieme al vecchio sodale Alessandro Benvenuti (non fu tutto rose e fiori il rapporto sul set!) con cui medita di voler mettere in piedi uno spettacolo teatrale (mai realizzato) come Aspettando Godot.
Francesco Nuti ha affermato di aver accettato di essere diretto da un altro regista solo perché non si trattava di una commedia, in questo caso ha messo il suo sorriso – che diventa un ghigno beffardo – al servizio di un personaggio negativo, con un terribile passato dietro le spalle e con un rapporto pessimo con famiglia e colleghi. Il commissario De Bernardi pensa solo a salvare la sua pelle, non aiuta neppure il figlio quando è in difficoltà e viene picchiato dalla polizia. Nonostante questo abbiamo visto Nuti in grande difficoltà a ricoprire un ruolo per lui poco naturale, oltre a non sembrare in forma spesso l’abbiamo visto abulico, poco interessato al ruolo, non del tutto calato nella parte. Tra gli attori bene Alessandro Benvenuti nei panni del nostalgico sessantottino che raccoglie cimeli e ricordi di una stagione che reputa gloriosa e piena di luce, perché tutti si credeva in qualcosa. Ferzetti è un giudice irreprensibile, Burruano un buon ispettore di polizia, Bonetti è il solito bello da noir, la Ponziani una psicopatica abbastanza credibile, Lionello un giornalista in difficoltà con un ruolo complesso. Il film è un noir mozzafiato con una sceneggiatura a orologeria che non si limita a seguire le regole del genere ma racconta cinque vite fallimentari di ex rivoluzionari imborghesiti che si ritrovano a condurre esistenze che non avrebbero mai voluto. Un vero e proprio noir alla Fernando di Leo, privo di personaggi positivi, se escludiamo il giudice Ferzetti e l’ispettore Burruano. Un cammeo del regista che compare in una veloce sequenza parlando di film, citando Caligari e Amore tossico, infine omaggiando il fondatore del Film Studio, Amerigo Sardella. Colonna sonora molto riuscita di Pino Donaggio che inserisce Ma il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano come leitmotiv del passato. Fotografia di Tani Canevari ottima, soprattutto nel cambio di colorazione per i numerosi flashback che riportano 25 anni indietro. Il film incassa poco, appena 78.000 euro. Le riprese cominciano il 21 marzo del 2003, la prima proiezione pubblica è del 26 agosto 2005, al Cinecity Multiplex 11 di Pradamano (Udine), quindi diffuso in 66 città italiane. Problemi distributivi risolti dal contributo governativo (che non è piaciuto a Porro del Corriere della Sera) come pellicola di interesse culturale. Girato in esterni a Roma, Santa Severa e Civitavecchia. Titoli in scrittura e lavorazione: Sangue freddo – Concorso di suicidio – Lupi solitari. Titolo estero: Sens of guilt.
Regia: Claudio Fragasso. Soggetto e Sceneggiatura: Rossella Drudi. Musiche: Pino Donaggio. Fotografia: Tani Canevari. Montaggio: Ugo De Rossi. Scenografia: Alfonso Rastelli. Costumi: Antonella Drudi. Trucco: Enzo Esposito, Fabrizio Silvagni. Produttore: Massimo Ferrero. Casa di Produzione: Blu Cinematografica. Distribuzione Italia: Istituto Luce. Genere: Noir, Thriller, Poliziesco. Durata: 95’ (m.2.600). Home Video: Mondo Home Entertainment (dvd). Interpreti: Francesco Nuti (Francesco De Bernardi, Ulisse), Alessandro Benvenuti (Massimo Pallotta detto Banzai), Massimo Bonetti (Roberto Melchiorre detto Aguirre), Luca Lionello (Giovanni Barreca detto Scanner), Antonella Ponziani (Laura Lavezzi), Gabriele Ferzetti (Giudice Vito Santamaria), Luigi Maria Burruano (Ispettore Di Nunzio), Lorenzo Balducci (Stefano De Bernardi), Bruno Bilotta (Giuseppe Pagliari), Cesare Fazioli.