Non basta il Covid e le menzogne di regime ad aggravare la situazione iraniana. Quello che accade nelle carceri e con la persecuzione dei dissidenti politici è di una gravità enorme. Le ultime notizie delle organizzazioni per la tutela dei diritti umani descrivono la storia del detenuto politico Mostafa Salehi che è stato impiccato all’alba del 5 agosto 2020 nella prigione di Isfahan.
Salehi era uno dei manifestanti arrestati durante le proteste del 2017-18 nella città di Kahrizsang, nella provincia di Isfahan. La notizia è stata data da Mizan e ISNA, due agenzie di stampa governative. Era stato accusato di aver ucciso un membro delle Guardie Rivoluzionarie, Sajad Shahsanayi, usando un fucile da caccia.
“Mostafa (o Mustafa) Salehi è stato giustiziato questa mattina su richiesta della famiglia della vittima”, hanno scritto le agenzie. Salehi aveva sempre negato le accuse. Un suo parente ha raccontato che l’uomo, un operaio edile di 30 anni, “era stato processato un anno dopo l’arresto, ed era stato assolto. Dopo forti pressioni dell’intelligence dell’IRGC, il caso è stato riaperto e Salehi è stato condannato a morte”.
“Era innocente, era stato costretto a confessare davanti alla telecamera, ma in tribunale si era dichiarato innocente, contro di lui non c’erano prove, solo le pressioni dell’Intelligence”, ha aggiunto la fonte. I disordini della fine del 2017 e dell’inizio del 2018 sono iniziati come manifestazioni contro le difficoltà economiche che si sono diffuse in tutto il Paese, innescando disordini repressi dalle forze dell’ordine che hanno arrestato migliaia di persone, e uccidendone 21.
Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (NCRI), ha condannato fermamente l’impiccagione di Salehi e ha dichiarato: “Riluttante, costretto ad astenersi dal giustiziare altri otto manifestanti detenuti, a seguito delle milioni di adesioni alla campagna social per fermare le esecuzioni, il fascismo religioso al potere ha praticato questa esecuzione per rappresaglia e per terrorizzare la gente e contrastare l’accendersi di qualsiasi rivolta”.
La Rajavi ha esortato le Nazioni Unite e i suoi Stati membri, nonché le organizzazioni e le istituzioni internazionali a condannare immediatamente questa esecuzione criminale. Rajavi ha sottolineato che più di ogni altra volta, è indispensabile inviare una missione internazionale di accertamento dei fatti, per visitare le carceri iraniane e incontrare i prigionieri. Un appello che ha trovato subito la formale adesione dell’Organizzazione non governativa “Nessuno tocchi Caino”.