Cosa c’è dietro lo sciacallaggio mediatico sulle guerre

Articolo di C. Alessandro Mauceri

Quando si parla di guerre la gente sembra essersi abituata a quello che appare essere una sorta di sciacallaggio mediatico senza confini. Anche i giornali più attenti molto raramente parlano di alcuni temi riguardanti le guerre. E spesso si limitano a riportare la “notizia” senza spiegare ai lettori cosa significano alcune scelte politiche.

Tutto questo, finora, è stato possibile anche grazie al fatto che le guerre avvenivano in paesi lontani. Dal 2022, dall’ “invasione” dell’Ucraina da parte della Russia la situazione è cambiata. Eppure molti media e, di conseguenza, molte persone hanno finto di non vedere quello che accade sotto i loro occhi. Di non sapere che la decisione presa ieri dal Parlamento Europeo cambia radicalmente quanto stabilito dai trattati di diritto internazionale umanitario scritti settant’anni fa dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Trattati che prevedevano di utilizzare le armi solo per “difesa” e non per “attaccare” un altro paese. Tanto meno di attaccare un paese straniero (la Russia) per assecondare la volontà di un paese (l’Ucraina) che non fa parte né dell’Unione Europea né della Nato (per i quali esistono norme di “ingaggio” ben precise, ma delle quali non parla nessuno). Tutto questo cambia in modo radicale le “regole del gioco”. E potrebbe avere conseguenze alle quali nessuno ha pensato.

Nessuno rispetta le regole previste da questi trattati. E spesso i media preferiscono non parlarne. Ad esempio, la vendita di armi e armamenti è regolata da accordi internazionali ben precisi. Eppure nessuno ha detto nulla quando, nei mesi scorsi, alcuni rapporti delle autorità americane avevano indicato che, delle armi inviate dagli USA all’Ucraina, si erano perse le tracce. In pratica, non si sapeva cosa ne avessero fatto le autorità. Alcuni sospettarono che molte di queste non fossero servite per “difendere” l’Ucraina ma che fossero state vendute al mercato nero. Ma nessuno ebbe niente da dire e, tutti, paesi dell’UE inclusi, hanno continuato a inviare armi e armamenti a Kiev. Ora, un nuovo rapporto pubblicato da Opendatabot, portale ucraino che si occupa dei problemi e delle cifre relative alle armi, parla di oltre 270mila armi perse o rubate dal 24 febbraio 2022 a oggi. Praticamente quasi la metà (il 40%) di tutte le armi registrate. Una situazione che è peggiorata nel 2024: sono state perse o rubate circa 78.217 unità più armi rispetto all’intero anno precedente. Secondo i ricercatori, i furti sono quadruplicati rispetto al periodo antecedente l’invasione dell’Ucraina, ossia negli otto anni di conflitto nel Donbass.

The number of lost and stolen weapons in Ukraine is on the rise — Opendatabot Armi che si suppone potrebbero servire per alimentare il prospero mercato della criminalità organizzata. Tra le armi scomparse molte di quelle inviate per “difendere” l’Ucraina: le scomparse maggiori si sarebbero registrate proprio nelle zone di conflitto, nella regione di Donetsk (19,4%) e nella regione di Zaporizhzhia (11,8%), nonché a Kiev (10%). Secondo Ukranian News, “I fucili d’assalto (27,8%) e le carabine (10,8%) sono quelli che vengono persi più spesso. E tra i modelli, il fucile d’assalto AK-74 è il leader – 51.008 unità (18,8%), così come le pistole PM (7,4%) e le carabine SKS (4,4%)”. Un dato dovrebbe far riflettere: secondo i dati ufficiali, solo il 12% delle armi scomparse sarebbero state rubate. Il resto sarebbero “sparite” dagli arsenali ucraini. Un aspetto questo che dovrebbe far riflettere prima di mandare altre armi in Ucraina. Ad agosto il presidente ucraino Zelensky ha firmato una legge che conferisce ai civili il diritto di dichiarare, possedere e utilizzare armi da fuoco e munizioni “ritrovate” per proteggersi dall’aggressione delle forze russe. Ma dal giugno del 2023, è operativo il Registro elettronico unificato delle armi da fuoco. Ebbene, secondo il Ministero degli Affari Interni dell’Ucraina, da allora il numero medio di domande mensili è quasi raddoppiato rispetto ai primi mesi di esistenza del Registro unificato delle armi. Numeri preoccupanti. Secondo la Global Initiative Against Transnational Organized Crime (GI-TOC), “il vasto numero di armi non tracciate potrebbe costituire una riserva per la criminalità organizzata e i trafficanti. I crimini legati alle armi potrebbero aumentare, soprattutto dato l’elevato numero di utenti addestrati che tornano dalle linee del fronte”. https://globalinitiative.net/analysis/more-guns-better-control-the-paradox-of-gun-control-in-ukraine/ In un altro rapporto della stessa organizzazione si dice che “L’afflusso di armi in Ucraina dopo l’invasione su vasta scala della Russia nel febbraio 2022, aggiunto a una riserva di armi già ampia nel paese (soprattutto dopo lo scoppio del conflitto nel 2014), ha suscitato preoccupazione per la diffusione di queste armi nelle mani di criminali nell’Europa occidentale e per il possibile effetto sulle attività della criminalità organizzata”.

Smoke on the horizon: Trends in arms trafficking from the conflict in Ukraine | Global Initiative. Tutto questo non è bastato a portare i parlamentari europei neo eletti a riflettere prima di consentire l’invio di armi non per la “difesa” ma per “attaccare” un altro paese. Qualcuno ha spiegato loro che farlo potrebbe avere conseguenze come scatenare una nuova guerra mondiale?

C’è un altro aspetto importante: ogni volta che si parla di armi (da guerra o no) bisogna considerare che si tratta di strumenti per uccidere. Ebbene anche di questo per la guerra in Ucraina (e, da qualche settimana, in Russia) come per le altre guerre in atto in tutto il pianeta, i media hanno preferito non dire molto. Per alcune guerre esistono dei rapporti costanti circa il numero di morti. Ad esempio, per la guerra nella Striscia di Gaza, il ministero della Salute palestinese e l’UNWRA forniscono dati molto aggiornati sul numero delle vittime. In Ucraina, di morti e feriti non si parla mai. Al massimo si è parlato delle conseguenze di questo o quell’attacco. Nessuno (e tanto meno i relatori del Parlamento Europeo) si è preso la briga di fare una stima dei morti sia in Ucraina che in Russia. Morti che come in ogni guerra non sono solo militari: molti sono civili. L’unico a farlo è stato un giornale americano (!), il Wall Street Journal. Secondo il WSJ il bilancio complessivo dei morti e feriti da gennaio 2022 in Ucraina e Russia si aggira intorno a un milione di vittime. Secondo il quotidiano americano (che parla di una stima “confidenziale”) i morti tra gli ucraini sarebbero 80mila, e 400mila i feriti, e dall’altra parte, 200mila morti tra i russi con 400mila feriti.

Oltre un milione di vittime. Un numero spaventoso. Una tragedia di proporzioni spaventose sotto ogni punto di vista che avrà conseguenze psicologiche e politiche per decenni per entrambi i paesi in guerra (basti pensare alle conseguenze di guerre terminate ma ami finite in altre parti del mondo).

Una strage che si sarebbero potuta evitare o almeno ridurre sensibilmente se, invece, di assecondare la richiesta dei leader ucraini, “armi, armi, armi”, si fosse risolta la questione in modo diplomatico.

Una soluzione diplomatica che, in Ucraina come nella Striscia di Gaza nessuno pare aver mai voluto (basti pensare che agli incontri non sono state invitate entrambe le parti ma solo una delle due).

La realtà, come ha dichiarato un economista in un recente forum mondiale, è che la guerra è un forte volano per l’economia. I dati ufficiali indicano che tra il 2009 e il 2016 la spesa globale in armi e armamenti si era stabilizzata. Poi è tornata a crescere. Ma l’impennata si è verificata con alcune guerre. E tra queste la guerra tra Russia e Ucraina. Spese per la difesa e commercio di armi – statistiche e fatti | Statista Anche i paesi europei hanno “goduto” di questa crescita (Italia inclusa). Ora pare che anche l’UE voglia una fetta della torta. Una torta condita col sangue delle persone morte in guerre fomentate dalle decisioni di politici incapaci affamati di soldi.

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