Cosa non si fa per apparire più belle (e belli)

Articolo di C. Alessandro Mauceri

Cosa non farebbero alcune donne (e anche molti uomini) pur di sembrare più belle. Alcune sono disposte addirittura ad utilizzare “salmon sperm facial”. No non è uno scherzo: esistono davvero trattamenti per il viso a base di sperma di salmone. Anche alcune star hanno ammesso di utilizzarli. Nel suo show The Kardashians, Kim Kardashian ha detto di essersi “fatta fare un trattamento per il viso allo sperma di salmone”. Lo scorso anno anche Jennifer Aniston ha dichiarato al Wall Street Journal di essersi sottoposta a un trattamento viso a base di sperma di salmone.

Ma davvero lo sperma di salmone serve per sembrare più belle? In realtà, per questi come per altri prodotti cosmetici questi “trattamenti con polinucleotidici” non sono una novità. Questi prodotti, iniettati nella pelle, stimolerebbero la produzione di nuovi vasi sanguigni e di collagene e cheratinociti. Sostanze che aiutano a rigenerare le cellule della pelle. “I polinucleotidi sono fondamentalmente piccoli frammenti di DNA e RNA”, ha detto Richard Westreich, chirurgo plastico di New York City. I testicoli contengono una maggiore concentrazione di DNA e questo renderebbe più facile ed economica l’estrazione. Da qui l’interesse dei produttori, ha spiegato un biochimico a USA Today. Il risultato sarebbe una pelle dall’aspetto più sano e idratato.

In realtà, questi trattamenti non sono una novità. In Giappone sono secoli che si utilizzano gli escrementi di usignolo! Lo Uguisu no fun venne introdotto in Giappone dai coreani durante l’epoca Heian (794-1185). All’inizio veniva usato per smacchiare la seta dei kimono. Successivamente, intorno al 1600, cominciarono ad essere diffusi prodotti cosmetici a base di cacca di usignolo che le donne giapponesi e gli attori di teatro kabuki utilizzavano per struccarsi il viso, per rimuovere il composto bianco a base di polvere di riso e acqua. Se ne parla anche nel romanzo Memorie di una geisha di Arthur Golden: Chiyo si vendica delle continue cattiverie di Hatsumomo mischiando delle feci di piccione al suo unguento a base di escrementi di usignolo.

Per decenni anche in occidente le donne hanno utilizzato prodotti cosmetici a base di guano (cacca di gabbiano o di pipistrello). Il guano contiene urea, che ha capacità idratanti, e la “guanina”, che rende la pelle più morbida. Prima che qualcuno possa pensare male è bene fare una precisazione: i prodotti in commercio sono sicuri e – in genere – testati per non creare problemi alla salute di chi li usa. Ma come è facile immaginare l’utilizzo di queste “materie prime” è estremamente costoso. Per questo motivo, oggi, quando è possibile, si preferisce ricorrere a sostanze alternative realizzate in laboratorio: la guanina viene prodotta in laboratorio con metodi meno costosi.

Ma per decenni non è stato così. A volte per camuffare la provenienza di questi componenti le industrie hanno usato nomi altisonanti. Come l’ “ambra grigia”: in realtà si tratta di vomito di capodoglio, sostanza cerosa che in passato veniva raccolta e utilizzata per realizzare profumi anche da maison famose e di grido. Di solito è utilizzata nelle creme e nei sieri anti-età: contiene mucina, proteine ricche di aminoacidi che hanno la capacità di trattenere l’acqua e rendere la pelle più idratata. Chissà come griderebbero le clienti di queste case se sapessero cosa si sbattono in faccia ogni giorno… Negli ultimi tempi, un po’ per spirito ambientalista ma soprattutto per ridurre i costi che comporta raccogliere questo componente, anche l’ambra grigia è stata sostituita con prodotti sintetici.

Un altro componente quanto meno strano è il carmino: un colorante realizzato partendo da gusci della cocciniglia, un parassita delle piante. L’acido carminico serve per dare un tono più vivo al rosso di alcuni trucchi.

Anche il grasso di pecora è un ingrediente diffuso nell’industria dei cosmetici. La lanolina – grasso di pecora, appunto – ha capacità emollienti e idratanti. Motivo per cui la si trova spesso in creme idratanti, struccanti e rossetti.

Al di là dell’aspetto comunicativo, la domanda è: questi prodotti sono davvero indispensabili per al bellezza della donna? Qui la questione diventa complessa.

Recentemente uno studio sull’uso dei polinucleotidi in medicina estetica ha dimostrato “significativi miglioramenti nell’elasticità e nell’idratazione della pelle”. Al contrario, altre ricerche “hanno riportato benefici limitati o nulli”. “Penso che siano necessari altri approfondimenti”, ha dichiarato la dottoressa Lauren Taglia, dermatologa e direttrice medica del Northwestern Regional Medical Group. Il punto, come ha confermato anche il dottor Westreich, è che “c’è variabilità tra le persone in termini di come il loro corpo reagisce” a questi trattamenti. In alcune persone si registrano risultati straordinari, in altre non si nota alcun beneficio derivante dall’utilizzo di prodotti a base di componenti a dir poco strani. In generale la maggior parte delle donne (e degli uomini) vedrà qualche risultato, ma meno significativo di quanto si poteva pensare dopo aver visto gli spot e le pubblicità delle case cosmetiche. E quindi cercherà di provare un altro prodotto. Magari senza sapere cosa c’è dentro.

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