Cosa significa sognare nell’era del Metaverso

Articolo di Francesco Pira

Tantissime generazioni si sono battute per i loro sogni e per i loro ideali. Certamente, non mancavano i sogni personali e individuali che si univano a quelli per il bene comune o per portare avanti una giusta causa.

Il sogno è uno dei temi che ha sempre affascinato studiosi appartenenti a diversi ambiti. Un vero e proprio viaggio attraverso la filosofia, la letteratura, la psicologia, la sociologia e le scienze per descrivere il sogno.

Quando cerchiamo la definizione di sogno riusciamo a rintracciare due definizioni generali: “il sogno come attività psichica caratterizzata dal sonno, capace di suscitare emozioni, e il sogno come fantasia e immaginazione”.

I sogni venivano interpretati sin dall’antichità, perché diverse civiltà hanno cercato di comprenderlo per conoscere il futuro e lottare contro le paure.

Il fondatore della psicanalisi, Sigmunt Freud, nell’opera “L’interpretazione dei sogni” ha spiegato il complesso sviluppo dei sogni e ne ha sottolineato il carattere liberatorio, evidenziando quella parte più profonda e segreta di ognuno di noi. Un sogno viene interpretato da Freud come l’appagamento di un desiderio che nello stato di veglia non riusciamo a soddisfare.

Un’espressione ha segnato la storia ossia la frase pronunciata da Martin Luther King in uno dei suoi discorsi: “Io ho un sogno”. Parole pronunciate per condannare la violenza e per tentare di far valere i diritti dei neri attraverso il dialogo. Il suo fu quasi un insegnamento ed ebbe una grande rilevanza sociale.

Tantissime generazioni si sono battute per i loro sogni e per i loro ideali. Certamente, non mancavano i sogni personali e individuali che si univano a quelli per il bene comune o per portare avanti una giusta causa.

Nell’epoca contemporanea basti pensare a Steve Jobs, una delle personalità più folli e geniali del nostro secolo. Fondatore della Apple che ha trasformato per sempre il modo di comunicare. Infatti, basti pensare all’ipod o all’iphone. In uno dei suoi discorsi che tenne all’Università di Stanford il 12 giugno 2005 ha descritto perfettamente il suo sogno e che cosa dovrebbe significare sognare per i giovani.

Raccontò di quando decise di abbandonare gli studi universitari per seguire un corso di calligrafia: “Se non avessi abbandonato, se non fossi incappato in quel corso di calligrafia, i computer oggi non avrebbero quella splendida capacità tipografica che ora possiedono. Certamente non era possibile all’epoca “unire i puntini” avere un quadro di cosa sarebbe successo, ma tutto diventò molto chiaro guardandosi alle spalle dieci anni dopo…Vi ripeto non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi in futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro ombelico, il vostro karma, la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete.. questo approccio non mi ha mai lasciato a terra, e ha fatto la differenza nella mia vita”.

Jobs fu licenziato a trent’anni dalla società che lui stesso aveva fondato. In quel momento non riuscì a capirlo, ma fu la cosa migliore che gli fosse potuta accadere. “Fu una medicina con un saporaccio, ma presumo che il “paziente” ne avesse bisogno. Ogni tanto la vita vi colpisce sulla testa con un mattone. Non perdete la fiducia, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti sia stato l’amore per ciò che facevo”.

Jobs ha dato un grande slancio alla tecnologia e quando viene sfruttata in maniera positiva può offrire grandi risultati.

Io combatto da anni le devianze della rete, poiché ci sono pericoli che possono spezzare le vite dei nostri preadolescenti e adolescenti come ad esempio: le challenge (sfide estreme che vengono lanciate su diverse piattaforme), il cyberbullismo, il revenge porn, il sexting e il body shaming.

La pandemia ci ha costretti a vivere parte della nostra vita online e molte problematiche latenti si sono acuite. La tecnologia è apparsa come salvifica, quei muri ci hanno difeso dal mondo esterno dove imperversava un nemico invisibile. Così i volti nei monitor, i video, le performance, il travolgente avvio del telelavoro e della DAD, quel recinto ci ha salvato da quel senso di profondo smarrimento che l’improvvisa perdita della libertà di muoversi e uscire ci ha fatto sentire. Vi è poi la “nicchia a proprio uso esclusivo dell’individuo”, costruita come esercizio di libertà, che ci fa pensare di poter dar vita ad un “mondo perfetto” di relazioni o pseudo tali, costruite tutte, però, sul principio di confirmation bias, che è diventato ormai prassi nel nostro agire social e che è sempre più centrale anche nel nostro comportamento sociale. Oggi si parla moltissimo di Metaverso, dove non si distingue più l’on line dall’off line ed è un mondo che nasconde insidie. Un universo ancora poco conosciuto che ha iniziato a mietere tante vittime nel mondo.

La vita reale è ben altra cosa ed è questo il messaggio che deve essere trasmesso ai nostri giovani che vanno guidati alla scoperta dei nuovi mezzi e strumenti di cui dispongono.

Erich Fromm, psicologo e psicanalista, ha scritto che: “Siamo consci dell’esistenza di un nostro io, di quella parte intima della nostra personalità che resta immutata, e che resiste durante tutta la vita, ad onta delle circostanze e ogni cambiamento d’opinione e di sentimenti… Se non abbiamo fede nella sopravvivenza del nostro io, la nostra libertà è minacciata e noi diventiamo succubi di altre persone la cui approvazione diventa per noi un’affermazione della nostra personalità. Solo colui che ha fede in se stesso è in grado di essere fedele agli altri, lui solo può avere la certezza di essere per loro, in un tempo futuro, com’è oggi e che, di conseguenza , sentirà e agirà come ora sente e agisce”. Come dargli torto, non si può non avere fede nelle proprie capacità e nelle proprie abilità.

Recentemente, sono stato invitato ad Agrigento come relatore alla conferenza per la Notte dei Licei al Classico e Musicale “Empedocle” di Agrigento su invito della Dirigente professoressa Marika Helga Gatto e dei suoi collaboratori. Qualche mese fa incontrai on line gli studenti dell’Empedocle durante un’assemblea e spiegai che nessuno ha il diritto di spezzare i loro sogni.

In questa occasione abbiamo parlato di sogni e per me è stata una grande emozione soprattutto perché ho ascoltato le riflessioni intense e profonde degli studenti.

Non mi piace chi etichetta le nuove generazioni come apatiche o prive di aspettative, perché ci sono giovani eccellenti che molto spesso lasciano la nostra Nazione e offrono il loro talento altrove, perché non siamo in grado di accoglierli e di aiutarli a realizzarsi. Allora è necessario capire quante e quali responsabilità hanno gli adulti e che cosa hanno fatto per offrire un futuro migliore ai ragazzi.

Noi dobbiamo essere una guida per i nostri figli e non dobbiamo lasciarli soli. Hanno bisogno di essere incoraggiati e devono capire quanto sia importante il rispetto per se stessi, per gli altri e per la dignità umana. Coltivare l’intelletto e metterci all’ascolto del prossimo e del mondo può consentire a tutti di provare a realizzare i propri sogni. Io sono un ottimista e non voglio perdere la speranza che tutti i piccoli possano essere veramente felici.

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