Sono passati sei mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, siamo per l’esattezza al giorno 151 del conflitto e la situazione non sembra migliorare. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti così come la devastazione e le innumerevoli morti che la guerra si sta portando dietro. Le conseguenze riguardano anche il versante economico ed in particolare quello che ha a che fare con le forniture di gas da parte della Russia verso i paesi europei. Il 6 Luglio, la Russia aveva deciso di chiudere i gasdotti sospendendo le forniture di gas anche verso l’Italia ma non solo. Le conseguenze non si sono fatte attendere, il prezzo del gas sulle principali borse è schizzato, si è infatti registrato un +3% dell’aumento di prezzo sulla borsa di Amsterdam e sempre i dati del 6 Luglio facevano registrare un’evidente sorpasso dei 170 euro per megawattora. Si era anche deciso che dall’11 luglio, Nord Stream 1 sarebbe stata chiusa per 10 giorni, motivandone la chiusura per manutenzione ma la paura era ovviamente lo stop a tempo indeterminato. L’azienda Gazprom, una delle più attive e importanti nel settore, aveva annunciato la riduzione di un terzo delle forniture al nostro paese, con dati alla mano si parlava di una fornitura di circa 21 milioni di metri cubi/giorno, rispetto a una media standard pari a circa 32 milioni di metri cubi/giorno. Oggi, 25 Luglio, lo scenario che si prospetta qual è? Come si è evoluta situazione? Dopo circa 10 giorni di chiusura, il gasdotto Nord Stream 1 ha ripreso la sua attività, i flussi verso l’Italia sono aumentati, sono stati consegnati circa 36 milioni di metri cubi di gas, si spera quindi in una normalizzazione delle forniture che hanno, tuttavia subito, un forte scossone. La ripresa della distribuzione di gas da parte della Russia ha ridato adito alla propaganda russa sul tema, così come afferma il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov che tramite le sue parole smentisce le accuse di ricatti nei confronti dell’Unione Europea, sottolineando che Mosca rispetterà gli impegni presi. L’Europa resta però attenta riguardo nuove, possibili chiusure che sarebbero deleterie soprattutto in vista dell’inverno, motivo per cui l’Ue ha posto al vaglio degli stati membri un piano che prevede il taglio dei consumi pari al 15% tra il primo Agosto 2022 e il 31 Marzo 2023. La decisione non ha ottenuto il sì di tutti i paesi membri, ad opporsi sono stati Spagna, Portogallo e Italia, giudicando infatti troppo drastica la decisione di Bruxelles. Non si sono fatte attendere anche le lamentele di atri paesi membri tra cui Grecia e Polonia e a testimoniare un’evidente spaccatura del fronte europeo è stata la decisione dell’Ungheria di chiedere direttamente a Mosca, la fornitura di 700 milioni di metri cubi di gas. L’obiettivo primario adesso è dunque quello di trovare un accordo in vista del Consiglio Affari Energia del 26 Luglio. Lo scenario italiano non è dei migliori, se la Russia infatti, dovesse sospendere in via definitiva le forniture di gas, il governo sarebbe costretto a far scattare la fase di emergenza e si potrebbero anche adottare misure che punterebbero ad una politica di austerity dei consumi. Le misure riguarderebbero i consumi che dovranno essere più contenuti, con tagli fino a 2°C della temperatura nelle abitazioni e negli uffici, risparmi sull’illuminazione pubblica, con orari ridotti. Se dovesse prospettarsi questo scenario, i provvedimenti resterebbero in vigore fino a quando il gas russo non sarà sostituito da forniture provenienti da altri paesi.
Crisi del gas, Russia contro Ue
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