La frase pronunciata ieri da un membro del Governo italiano che appositamente non riportiamo manifesta, sic et simpliciter, ignoranza, mistificazione, «appropriazione indebita» di uno dei più grandi scrittori e poeti della Letteratura universale.
L’uomo, il poeta, lo scrittore, l’intellettuale Dante Alighieri così come tutta la sua opera (dalla Vita nuova alle Rime, al Convivio, al De vulgari eloquentia, alla Commedia, al De Monarchia, alle Epistole e Ecloghe) è Patrimonio dell’Umanità e di umanità. Dante è il fabbro (cfr. Giuseppe Patota e Valeria della Valle, La nostra lingua italiana, p. 41), il padre della lingua italiana.
L’uomo e l’opera di Dante costituiscono un ineffabile patrimonio culturale di tutta l’Umanità. A ricordarcelo è, tra i tanti, lo scrittore argentino Jorge Luis Borges: la «Divina Commedia è il più̀ bel libro della letteratura mondiale […] La Commedia è un libro che tutti dobbiamo leggere. Non farlo significa privarci del dono più̀ grande che la letteratura possa offrirci».
Noi, Italiani ed Europei, abbiamo ereditato un meraviglioso Patrimonio. Abbiamo il dovere di proteggerlo, conservarlo, amarlo e consegnarlo intatto ai più giovani, ai ragazzi e alle ragazze di oggi e di domani. Il noto divulgatore culturale e scientifico Albero Angela ci insegna che il «nostro patrimonio è la nostra identità. Ed è tutto nelle nostre mani». Non sciupiamolo. Conosciamolo. Di più, amiamolo come noi stessi.