Denti è un film trascurato di Salvatores, fa parte del periodo sperimentale che comincia con Nirvana, opera ricca di atmosfere surreali e cyberpunk, lavori nei quali la narrazione diventa frammentaria, piena zeppa di flashback, di momenti onirici, di psicologia e suggestioni grottesche. Sceneggiatura del regista, ispirata al romanzo omonimo di Domenico Starnone, efficace ambientazione napoletana, tra vicoli e lungomare. Antonio (Rubini) vive un complesso di inferiorità che proviene dalla sua infanzia per colpa dei suoi enormi incisivi che gli rovinano il sorriso. Un tempo ha tentato di distruggerli sbattendo con forza i denti anteriori sulle antiche rovine di Pompei, mentre i genitori litigavano per presunte infedeltà materne. Adesso ha una famiglia disgregata, una moglie con due figli che ha lasciato e una compagna che crede infedele con la quale spesso discute, fino al giorno in cui la ragazza, esasperata dai continui litigi, gli spacca i denti con un portacenere. Il film narra in forma grottesca le disavventure di Antonio con i dentisti, le peripezie alla ricerca del dentista ideale che gli ricostruisca denti normali e di conseguenza gli conceda una vita non tormentata da una presenza disturbante. Antonio tocca con la lingua i denti malridotti e gli tornano a mente episodi dell’infanzia, rivede la madre e quel rapporto con la sola donna capace di capirlo, vive sulla sua pelle le sofferenze paterne per i tradimenti subiti e patisce l’amicizia singolare che lega la sua donna a un dentista. Un film costruito per flashback e ricordi, con una voce fuori campo del protagonista che lega le parti narrative, una macchina da presa nervosa, inquietante, che mette in primissimo piano oggetti e situazioni, tra scene sincopate e una fotografia giallo ocra, da film dell’orrore. I dentisti sembrano personaggi di un film noir, fino a un insolito Paolo Villaggio che opera in una cucina malandata dei quartieri spagnoli ed estrae denti a sangue freddo. Denti è intriso di significati psicanalitici come i segreti che nascondono gli altri con cui vivi, il ricordo di uno zio latin lover (Bentivoglio), collezionista di peli pubici, una vita fatta di abbandoni, il bisogno di essere amati che ci rende fragili e violenti. Salvatores è sceneggiatore e scenografo di un film originale, frammentario e psichedelico, girato a ritmi rapidi, che approfondisce la psicologia maschile e il rapporto con la donna, sia madre, moglie o amante, alla luce dei complessi infantili e del disagio di vivere la realtà quotidiana. Interessante.
Lingua: Italiano. Paese di Origine: Italia, 2000. Durata: 98’. Genere: Grottesco. Regia: Gabriele Salvatores. Soggetto: Domenico Starnone (romanzo omonimo). Sceneggiatura: Gabriele Salvatores. Casa di Produzione: Cecchi Gori Group, Colorado Film. Fotografia: Italo Petriccione. Montaggio: Massimo Fiocchi. Scenografia: Gabriele Salvatores. Trucco: Manilo Rocchetti. Interpreti: Sergio Rubini (Antonio), Anita Caprioli (Mara), Paolo Villaggio (dr.Cagnano), Claudio Ammendola (Antonio da giovane), Anouk Grinberg (madre di Antonio), Fabrizio Bentivoglio (Zio Nino), Tom Novembre (dr. Luca De Rosa), Angela Goodwin (Ciuta), Ruggero Dondi (dr. Calandra), Olimpia Di Maio (madre dr. Cagnano). Elisabetta Pellini (assistente dr. Di Rosa).