Diabolik, un piccolo capolavoro di sceneggiatura

Articolo di Gordiano Lupi

Chi avrebbe potuto riportare Diabolik sul grande schermo se non i Manetti Bros? Geniali autori indipendenti del nostro cinema, legati con amore cinefilo alla nostra miglior tradizione, rispettosi del passato al punto di riprodurlo con fedeltà e di andare oltre, ma senza tentazioni nordamericane (che non fanno per noi), seguendo la linea tracciata da Mario Bava, Umberto Lenzi, Lucio Fulci …

Sono l’ultimo dei recensori a parlare di Diabolik, ho lo svantaggio di aver letto tante lezioni di cinema scritte da veri critici, che parlano di poca azione e troppi dialoghi, di film lento e compassato, di eccessiva lunghezza, di un thriller che avrebbe troppe ambizioni. Non condivido una parola di quanto ho letto, soprattutto non comprendo le stroncature ricevute da un film rispettoso del fumetto e di tutto il suo passato cinematografico (Bava viene citato a più riprese), ambientato con cura certosina negli anni Sessanta, costruito in modo teatrale (nel senso migliore del termine) che riesce a conciliare il cinema d’autore con il noir. La storia è tratta dal numero tre del fumetto (L’arresto di Diabolik), scritto da Angela e Luciana Giussani (è stato fatto un remake in tempi recenti), sceneggiato da Gomboli, La Neve e dagli stessi Manetti, secondo i ritmi di un giallo psicologico dettati dalla struttura del personaggio. Diabolik (un glaciale Luca Marinelli) ed Eva Kant (una languida Miriam Leone) sono una perfetta coppia criminale che non si ferma di fronte a niente, spietata e fredda, calcolatrice e amorale, proprio secondo i dettami di un fumetto che i nostri genitori ci vietavano di leggere perché diseducativo. I Manetti realizzano un piccolo capolavoro di sceneggiatura, dove tutto torna, anticipando un film riflessivo e ben strutturato con una stupenda sequenza di azione degna del miglior Bava (e pure di Lenzi), per poi far conoscere l’ispettore Ginko (bravo come sempre Mastandrea), rivale del criminale contro il quale conduce una lotta serrata destinata alla sconfitta. Diabolik è un film che apprezzeranno i cinefili, i veri conoscitori del cinema italiano del passato, coloro che hanno nostalgia dello split screen e della dissolvenza a tendina, delle inquadrature tipiche degli anni Sessanta, persino di qualche rapida zumata e di molte inquietanti soggettive. Gli effetti speciali ci sono (il trasformismo, le maschere, i nascondigli del criminale in tuta nera, le pareti che si aprono, le botole) ma non sono la cifra dominante di una pellicola che è puro cinema d’autore declinato al genere. Il film dura 133 minuti ma non si soffre la lunghezza, tutt’altro; la colonna sonora è un crescendo di tensione mentre il leitmotiv che resta in testa (sui titoli di coda) parla di Ginko che insegue la sua ossessione. Girato molto bene e con grande cura per i dettagli tra Trieste, Bologna, Milano, Courmayeur e Ravenna (Mezzano), rende vere e credibili le atmosfere del fumetto. I Manetti sono così bravi che sanno fare anche questo. Abbiamo bisogno di registi come loro, che tra l’altro sono già sul set di Diabolik 2 e 3, visto che il primo episodio è servito soltanto a presentare i personaggi. Se amate il buon cinema dovete vederlo.

Lingua Originale: Italiano. Paese di Produzione: Italia, 2021. Durata: 133’. Genere: Poliziesco, Noir. Regia: Manetti Bros. Soggetto: Angela e Luciana Giussani (personaggio), Mario Gomboli, Manetti Bros. Michelangelo la Neve. Sceneggiatura: Manetti Bros. Michelangelo La Neve. Fotografia: Francesca Amitrano. Montaggio: Federico Maria Maneschi. Effetti Speciali: Simone Silvestri. Musiche: Pivio e Aldo De Scalzi. Scenografia: Noemi Marchica. Costumi: Ginevra De Carolis. Trucco: Claudia Bastia. Produttore: Carlo Macchitella, Manetti Bros. Produttori Esecutivi: Pier Giorgio Bellocchio, Laura Cantarino. Case di Produzione: Mompracem, Rai Cinema. Distribuzione: 01 Distribution. Interpreti: Luca Marinelli (Diabolik), Miriam Leone (Eva Kant), Valerio Mastandrea (ispettore Ginko), Alessandro Roja (Giorgio Caron), Claudia Gerini (signora Morel), Serena Rossi (Elisabeth), Roberto Citran (direttore dell’albergo), Vanessa Scalera (segretaria di Caron), Pier Giorgio Bellocchio, Lorenzo Pedrotti, Stefano Pesce, Massimo Triggiani (avvocato), Daniele

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