“Don Camillo e i giovani d’oggi”, l’ultimo film di una saga fortunata

Articolo di Gordiano Lupi

Don Camillo e i giovani d’oggi (1972) è l’ultimo film di una saga fortunata dopo i classici Don Camillo (1952), Il ritorno di Don Camillo (1953) di Julien Duvivier, Don Camillo e l’Onorevole Peppone (1955), Don Camillo monsignore… ma non troppo (1961) di Carmine Gallone e Il compagno Don Camillo (1965) di Luigi Comencini. Terence Hill ha girato e interpretato uno stanco e poco ispirato remake nel 1984 (Don Camillo). Si parlava di un film tratto dall’omonimo romanzo di Guareschi sin dal 1969, nell’estate del 1970 (a Brescello) erano cominciate le riprese sotto la guida di Christian-Jaque, ma l’improvvisa scomparsa di Fernadel (Don Camillo per antonomasia) aveva interrotto la lavorazione. Il cast sarebbe stato quello classico, con Gino Cervi nei panni di Peppone, Graziella Granata nipote del prete e Giancarlo Giannini figlio del sindaco. Il titolo originale doveva essere: Don Camillo et les contestataires. Voci contrastanti dicono che esisterebbe buona parte di lavoro girato e che sarebbe stato possibile completare il film sostituendo Fernandel con un altro attore nelle parti che riguardavano Don Camillo. Il regista e Gino Cervi oppongono un fermo rifiuto a continuare la lavorazione della pellicola senza la presenza del comico francese. Mario Camerini – il decano del cinema italiano, specialista in commedie – accetta di girare il suo ultimo film e di riprendere il lavoro interrotto, ma ambienta la storia a San Secondo Parmense invece che nella consueta Brescello.

Don Camillo e i giovani d’oggi è un film a episodi tenuto insieme dall’esile collante della litigiosità parroco – sindaco, ma in fondo anche dal rispetto reciproco che porta i due protagonisti a far fronte unito contro pericoli comuni. In questo nuovo segmento della storia si parla di giovani capelloni, bande motorizzate, ragazzine che non rispettano gli anziani e girano in minigonna. Peppone deve vedersela con un figlio ribelle (Giusti) e Don Camillo con una nipote molto indipendente (André). Finiranno per sposarsi – in Chiesa naturalmente! – ma prima ne combineranno di tutti i colori, soprattutto la ragazzina che si fingerà incinta, farà fuggire un vice parroco e si metterà a vendere elettrodomestici per la cooperativa di Peppone. L’idea che sta alla base della storia è ormai sorpassata, i tempi sono cambiati, gli ideali affievoliti e la contrapposizione comunisti – cattolici si sta stemperando. Camerini – insieme ai validi sceneggiatori Benvenuti, De Bernardi, Baracco e De Caro – riesce a scrivere un apologo satirico in sintonia con i tempi, pieni di incertezze e di inquietudini. Le bande di giovani che scorrazzano motorizzati e sconvolgono la pace dei borghi contadini è il tema portante del film, tra l’altro il figlio di Peppone è il capobanda dei Capelloni della Bassa, soprannominato Veleno, che se la deve vedere con il rivale Ringo, capo degli Scorpioni e fidanzato di Caterina. I figli non hanno le stesse idee dei padri, non lottano per fare la rivoluzione, le liti giovanili riguardano aspetti della vita molto più concreti e immediati. Don Camillo deve affrontare il cambiamento della Chiesa post conciliare, idee che portano aria nuova sconvolgendo la tanto amata tradizione. Rischia persino il trasferimento in un paesino sperduto, ma sarà la nipote ribelle e spregiudicata a metterci una pezza. Peppone ha i suoi bravi problemi con il partito che non domina in maniera indiscussa perché si sta spaccando grazie a una cellula di tendenze maoiste. Sindaco e parroco si uniscono nella lotta contro il vescovo che vorrebbe portare via dal paese il famoso crocifisso ligneo (di valore inestimabile) al quale da sempre Don Camillo parla e confida i suoi problemi. Alla fine Peppone viene rieletto sindaco, con l’aiuto di Don Camillo, anche se in pubblico attacca la Chiesa. Il film finisce con i due rivali – amici che diventano parenti dopo il matrimonio nipote – figlio. Un piano sequenza sulle campagne parmensi accompagna i protagonisti fuori di scena, mentre Don Camillo crede di sentire un crocifisso intonare Bandiera Rossa.

Moschin e Stander recitano in maniera troppo urlata i rispettivi personaggi – soprattutto Stander – mentre le interpretazioni di Fernadel e Cervi erano più ricche di sfumature, molto ironiche e sopra le righe. Carole André è bella e ben calata nella parte della figlia ribelle post sessantottina, ricorda Edwige Fenech nel precedente Don Franco e Don Ciccio nell’anno della contestazione (1969) di Marino Girolami, sia per appeal erotico che per la mise da figlia dei fiori. Caterina si fa soprannominare Cat (perché non la ferma nemmeno un bulldozer) e a un certo punto viene nominata Miss Festa dell’Unità, sfila vestita di rosso sopra un carro al tempo di Bella Ciao e fa vincere allo zio un abbonamento all’Unità (che regolarmente getta nel cestino dei rifiuti).

Mario Camerini (Roma, 1895 – Gardone (Brescia), 1981) è uno dei più importanti registi del cinema muto, combatte nella Prima Guerra Mondiale, scrive il primo soggetto per la Cines nel 1913, esordisce con Jolly (1923), si ricorda per Rotaie (1929), ma si conferma anche dopo l’avvento del sonoro specializzandosi come autore di deliziose commedie. Alcuni titoli: Gli uomini che mascalzoni (1932), con Vittorio De Sica che canta Parlami d’amore Mariù, Il signor Max (1937), Grandi magazzini (1939), Crimen (1960), un lavoro dai tempi comici perfetti di cui Camerini gira un remake nel 971 (Io non vedo, tu non parli, lui non sente). Documentarista e sceneggiatore, si ricorda anche per buoni lavori drammatici come Il bandito Musolino (1950) e grandi affreschi storici in costume come Ulisse (1953) e I promessi sposi (1941). Don Camillo e i giovani d’oggi (972) è il suo ultimo film, abbastanza in sintonia con la poetica leggera, caratterizzata da umorismo blando dalle tinte rosa. Il film è un omaggio a Giovanni Guareschi, morto nel 1968.

Regia: Mario Camerini. Soggetto: Giovanni Guareschi. Sceneggiatura: Adriano Baracco, Leo Benvenuti, Mario Camerini, Piero De Bernardi, Lucio De Caro. Fotografia: Claudio Cirillo. Musica: Carlo Rustichelli. Produttore: Luigi Rovere per Rizzoli Film. Durata: 111’. Genere: Commedia. Interpreti: Lionel Stander (Peppone), Gastone Moschin (Don Camillo), Carole André (Caterina), Paolo Giusti (Michele), Daniele Dublino (Don Francesco), Dolores Palumbo (Maria), Elvira Tonelli (Jole), Luciano Bartoli (Ringo), Barbara Herrera (Edda), Graziella Granata (Cat), Ezio Sancrotti (Bericchi), Jean Rougeul (vescovo), Marcello di Martire, Vittorio Duse, Luca Sportelli, Giorgio Paoletti, Carla Mancini, Luigi Antonio Guerra, Aldo Vasco, Paolo Carlini, Olga Gherardi, Giancarlo Giannini.

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