“Don Camillo”, un film che ci racconta come eravamo, fotografando l’Italia d’un tempo

Articolo di Gordiano Lupi

Comincia una vera e propria saga di grande successo popolare con questo film di produzione italo – francese girato dal regista Julien Duvivier, sceneggiato in collaborazione con René Barjavel, girato tra Brescello e la Bassa Padana. Inizia l’epopea del Mondo Piccolo di Guareschi, che ne aveva già fatto materiale per racconti, scritti tra il 1946 e il 1947, usciti in volume per Rizzoli (produttore con Giuseppe Amato) nel 1948. Peppone è il sindaco comunista, violento e volgare, ignorante ma dal cuore d’oro, in perenne lotta con Don Camillo, prete manesco e burbero, anticomunista ma non troppo vicino al mondo borghese. Due personaggi veri, presi dal mondo delle campagne emiliane che Guareschi conosce bene, forse un po’ edulcorati, ma adatti a rappresentare l’Italia rurale e povera del primo dopoguerra, che cercava di rialzare la testa dopo i bombardamenti e di riprendere la voglia di vivere e di lottare. Era proprio un mondo così: preti e democristiani da una parte, con case del fanciullo, parchi giochi e città giardino; sindaci rossi e case del popolo con campi di calcio e sale da ballo fornite di biblioteche e saloni dibattiti. Il film è leggero e divertente, una commedia francese italianizzata, garbata e piena di ritmo, sceneggiata come un film a episodi, con alcune storie che fanno da filo conduttore. La rivalità tra il comunista Peppone – eletto sindaco – e il cattolico Don Camillo la fa da padrone, tra scioperi organizzati perché manca il lavoro, vacche da mungere nonostante i picchetti rossi, fidanzati che non si possono sposare perché di famiglie avverse, campane che interrompono comizi, vescovi che non simpatizzano per un povero prete, fino all’esilio di Don Camillo dal paese, con qualche lacrimuccia, perché tutti vorrebbero che tornasse presto. Inutile dire che Fernadel è un attore straordinario dai tempi ineguagliabili, molto vicino al nostro Totò per forza comica, sia visiva che corporale, ma dobbiamo aggiungere che Gino Cervi è la spalla ideale, nei panni di un Peppone tutto cuore, nonostante il lato burbero. Don Camillo ci racconta come eravamo, fotografando l’Italia d’un tempo con lo splendido bianco e nero di Nicolas Haver; vediamo le case in costruzione e le grandi fattorie, il lavoro nei campi e le processioni, i comizi affollati e i balli nella casa del popolo, le prediche in chiesa, le maestre rispettate, la voglia di cultura da parte dei poveri, il desiderio di cambiare e di costruire un mondo migliore. Divivier e Guareschi non parteggiano per nessuno, raccontano storie divertenti che fanno pensare, di tanto in tanto fanno parlare il crocifisso con discorsi di sinistra, finendo per dire tra le righe che le due ideologie (comunista e cattolica) non sono poi così distanti come può sembrare. Don Camillo e Peppone incarnano il primo compromesso storico, a suon di sganassoni e di beffe atroci, perché in fondo sono amici, si vogliono bene e – nonostante le diversità – riescono a convivere. Voce narrante del grande Emilio Cigoli. Fernadel è doppiato dall’altrettanto immenso Carlo Romano. Il primo film dà il via a una serie di pellicole di successo: Il ritorno di Don Camillo (1953) sempre di Julien Duvivier, Don Camillo e l’Onorevole Peppone (1955), Don Camillo monsignore… ma non troppo (1961) di Carmine Gallone e Il compagno Don Camillo (1965) di Luigi Comencini. Va da sé che come vengono a mancare i due protagonisti classici la storia non funziona più di tanto, basti vedere Don Camillo e i giovani d’oggi (1972), interpretato da Gastone Moschin (bravo, ma non è Fernandel!) e Lionel Stander (troppo urlata la sua interpretazione di Peppone), per non parlare di Terence Hill e del suo stanco e poco ispirato remake del 1984 (Don Camillo). Don Camillo (1952) è stato inserito tra i cento film italiani da salvare.

Regia: Julien Duvivier. Soggetto: Giovanni Guareschi. Sceneggiatura: René Barjavel, Julien Duvivier. Fotografia: Nicolas Haver. Montaggio: Maria Rosada. Musiche: Alessandro Cicognini. Scenografia: Virgilio Marchi. Produttore: Giuseppe Amato. Casa di Produzione: Cineriz. Paese di Produzione: Italia – Francia. Durata: 107’. Colore: B/N. Genere: Commedia. Interpreti: Fernandel (Don Camillo) – doppiato da Carlo Romano, Gino Cervi (Peppone), Sylvie (signora Cristina), Vera Talchi (Gina Filotti), Franco Interlenghi (Mariolino della Bruciata), Saro Urzì (il Brusco), Charles Vissières (il Vescovo), Marco Tulli (lo Smilzo), Giovanni Onorato (Scartazzini), Gualtiero Tumiati (Ciro della Bruciata), Luciano Manara (Filotti), Leda Gloria (signora Bottazzi), Mario Siletti (avv. Stiletti), Manoel Gary (Cerratini, delegato PCI), Giorgio Albertazzi (don Pietro), Olga Solbelli (madre di Gina), Armando Migliari (Rosco della Bruciata), Carlo Duse (il Bigio), Italo Clerici (Barchini, il tipografo), Clara Auteri (donna che incita a gridare viva Peppone!), Peppino De mrtino (consigliere di maggioranza), Franco Pesce (il sacrestano), Jean Debucourt (voce crocifisso) – doppiato da Ruggero Ruggeri, Emilio Cigoli (voce narrante).

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