Coproduzione italo spagnola diretta da una valida regista italiana, Anna Di Francisca (1959), anche ottima sceneggiatrice, nota per La bruttina stagionata (1996), autrice storica dei televisivi Un medico in famiglia (1998) e Le ragioni del cuore (2002). Due uomini quattro donne e una mucca depressa precede di sei anni il suo ultimo lavoro per il cinema Evelyne tra le nuvole (2023), che riscuote buon successo di critica e di pubblico. Il titolo spagnolo, molto più evocativo, Como estrellas fugaces, si presta a meglio a caratterizzare la forza comunicativa della musica, destinata a far sbocciare una serie di storie d’amore in un piccolo villaggio spagnolo. Il titolo italiano, però, definisce a dovere la parte impostata su un umorismo grottesco e a tratti surreale, cifra stilistica della pellicola. Il film è girato in spagnolo e doppiato in italiano, senza ricorrere al suono in presa diretta. La storia racconta le vicissitudini di Edoardo – Miki Manojlović, che ricordiamo ne Il macellaio – un compositore italiano bloccato nella scrittura della musica che, per elaborare i suoi problemi, si rifugia in un paesino sperduto della Spagna, tra Valencia e Madrid. Qui si trova a dirigere il coro della chiesa (e lo trasforma in una compagnia di valore) causa provvidenziale malore del prete che non riesce più a mandarlo avanti, ma finisce anche per innamorarsi di Julia – Maribel Verdú, che ricordiamo in Tu mamá tambien – e per favorire approcci sentimentali di altri abitanti del villaggio. La sceneggiatura di Valentina Capecci e Anna Di Francisca è molto ben strutturata, a base di equivoci e di situazioni complesse che si sviluppano secondo una buona tensione narrativa. I personaggi sono ben definiti, ci si affeziona e divertono, pure se in certi casi si rischia la macchietta e la farsa (ma non disturba); basti citare il generale caratterizzato in maniera grottesca e a base di luoghi comuni franchisti e razzisti da Hector Alterio. Il soggetto è dello spagnolo Javier Muñoz che fa intuire riferimenti al primo Almodovar, soprattutto nelle situazioni più surreali, tipiche di certo cinema comico iberico. Tra le presenze italiane ricordiamo Serena Grandi, che vive nel ricordo di un fascinoso torero scomparso e si finge muta, così come è degno di menzione il barbiere Carlos, interpretato da un valido Neri Marcoré (doppiato!) che cerca di riconquistare la sua Julia (con l’aiuto della suocera) irrimediabilmente perduta. Fotografia abbastanza anonima, nonostante le riprese solari di una Spagna desertica e montuosa, montaggio adeguato che contiene in 92’ una storia lineare e consequenziale, colonna sonora di Paolo Perna che non disturba. Il film non ha circolato molto in Italia. Visto grazie a Rai Play che mette in programmazione molta produzione europea contemporanea che le sale hanno trascurato. Da vedere per una serata in famiglia.
Regia: Anna Di Francisca. Soggetto: Javier Muñoz. Sceneggiatura: Valentina Capecci, Anna Di Francisca. Produttore: Carlo Bernabei. Musiche: Paolo Perna. Titolo Originale: Como estrellas fugaces. Lingua Originale: Spagnolo. Paesi di Produzione: Italia, Spagna – 2017. Durata: 92’. Genere: Commedia. Interpreti: Miki Manojlović (Edoardo), Maribel Verdú (Julia), Eduard Fernández (Emilio), Laia Marull (Victoria), Ana Caterina Morariu (Marta), Neri Marcorè (Carlos), Gloria Muñoz (Manuela), Héctor Alterio (generale), Srena Grandi (Ima), Manuela Mandracchia (Sara), Luisa Gavasa (Aida), Massimo De Lorenzo (vigile), Héctor Juezas (Pablo), Leandro Rivera (Benito), Antonio Resines (presentatore), Jorge Calvo (Alvaro).