Franҫois Ozon è regista capace di scavare a dovere nella psiche umana e di calarsi nei problemi della società contemporanea, senza dare soluzioni preconfezionate, ma favorendo il dibattito, il confronto con se stessi, l’analisi introspettiva. In questo caso il soggetto del film è tratto da un romanzo di Emmanuèle Bernheim che racconta la storia di André (Dussollier), un uomo di 85 anni, semiparalizzato, immobile su un letto di ospedale, dopo un ictus improvviso. André è sempre stato molto vitale, pronto a ogni esperienza, sposato con due figlie, omosessuale dichiarato, con un amante e tante avventure, non si è mai comportato da padre modello. Non vuol saperne proprio di continuare a vivere in quelle condizioni, quindi chiama al capezzale le figlie Emmanuele (Marceau) e Claude (Rampling) e chiede il loro aiuto per farla finita. Film in concorso a Cannes 202, risolto con una soluzione narrativa a metà strada tra dramma e commedia, girato con tecnica compiuta, da grande regista, sceneggiato ricorrendo alla suspense fino in fondo, normalizzando un evento tragico e sconvolgente. Tutti i fili di un’esistenza vengono tirati con l’aiuto di alcuni flashback del passato e diverse parti oniriche, tra sogni suicidi e incubi fantastici, il rapporto padre – figlia e moglie – marito è indagato per brevi sequenze narrative. Ozon costruisce personaggi credibili, ben interpretati da un cast in gran forma, dove spiccano un intenso Dussollier nei panni (non facili) del malato terminale e una bravissima (e ancora fascinosa) Marceau come figlia prediletta. Non sono da meno la Rampling nel ruolo della figlia meno amata e la rediviva Schygulla, amorevole signora svizzera che accompagna l’anziano al suicidio assistito. La problematica di una morte dignitosa è in primo piano per tutta la pellicola, con il regista intento a sottolineare la propria opinione senza forzatura nel racconto, indicando la libera scelta del malato, senza costrizioni religiose e di costume, come soluzione ideale. Molte le sequenze commoventi, soprattutto il saluto finale e la frase pronunciata a mezza voce, che racchiude in sé stessa il titolo della pellicola: È andato tutto bene.
Regia: Franҫois Ozon. Soggetto: Emmanuèle Bernheim (romanzo omonimo). Sceneggiatura: Emmanuèle Bernheim, Franҫois Ozon. Fotografia: Hichame Alaouie. Montaggio: Laure Gardette. Produzione: Eric e Nicolas Altmayer. Paese: Francia: Durata: 113’. Genere: Drammatico. Interpreti: Sophie Marceau (Emmanuele), André Dussollier (André), Hanna Schygulla (la signora svizzera), Charlotte Rampling (Claude), Géraldine Pailhas (Pascale), Grégory Gadebois (Gerald), Jacques Nolot (Robert), Eric Caravaca, Laëtitia Clément.