Ieri sera, 10 agosto 2023, tra le stelle cadenti della cosiddetta notte di san Lorenzo, è morta Michela Murgia.
Nata a Cabras, in Sardegna, nel 1972, Michela Murgia prima di dedicarsi alla scrittura ha svolto molti mestieri, tra cui l’insegnante di religione per circa sei anni, la venditrice di multiproprietà, la dirigente di una centrale termoelettrica, la portiera notturna di un albergo. Militante di Azione Cattolica, ha ideato uno spettacolo teatrale rappresentato a Loreto a conclusione del pellegrinaggio dell’Azione Cattolica nel 2004, al quale assistette papa Giovanni Paolo II.
Il successo arriva nel 2009 con il romanzo Accabadora che vince il premio Dessì, il Super Mondello e il premio Campiello nel 2010. Ambientato nella Sardegna rurale degli anni Cinquanta, intreccia i temi dell’eutanasia e adozione.
Nel 2013 pubblica con Loredana Lipperini un pamphlet contro il femminicidio dal titolo L’ho uccisa perché l’amavo: falso!
Il 7 dicembre 2020 è invitata ad aprire, con un discorso introduttivo dal titolo L’arte come specchio di una società egualitaria, la prima del Teatro alla Scala, che si svolge a porte chiuse per l’emergenza Covid e trasmessa nei principali canali televisivi:
«L’opera lirica è uno spettacolo ricco, ma non è uno spettacolo per ricchi. Non bisogna farsi ingannare dai costumi sontuosi o dall’imponenza della musica o dalle dorature degli stucchi dei palchi dei teatri. La verità è che la povera gente, le classi popolari, ci sono sempre andate a vedere gli spettacoli, un po’ perché la musica classica è un’arte per tutti e un po’ perché ci si riconoscevano. Nei secoli, i libretti d’opera hanno raccontato infatti molto più le avventure degli emarginati che dei potenti e gli autori hanno spesso preso le parti dei deboli esponendo la prepotenza dei forti al giudizio sociale»
Dal mese di gennaio 2021 cura l’Antitaliana, la storica rubrica del settimanale l’Espresso nata negli anni Ottanta dalla penna di Giorgio Bocca.
In un’intervista rilasciata al quotidiano Il Corriere della Sera, lo scorso 6 maggio 2023, dichiarava di essere malata e che le restavano pochi mesi di vita.
La vogliamo ricordare con queste parole:
«Non ho paura di morire. Ho cinquant’anni, ma ho vissuto dieci vite. Ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in una vita intera. Cose che non sapevo neppure di desiderare.
Ho ricordi preziosi.
Ricordatemi come vi pare. Non ho mai pensato di mostrarmi diversa da come sono per compiacere qualcuno. Anche a quelli che mi odiano credo di essere stata utile, per autodefinirsi. Me ne andrò piena di ricordi. Mi ritengo molto fortunata. Ho incontrato un sacco di persone meravigliose. Non è vero che il mondo è brutto; dipende da quale mondo ti fai».