Oggi a Trieste, dove era nato nel 1913, è morto l’insegnante e lo scrittore sloveno Boris Pahor. Durante il secondo conflitto mondiale ha collaborato con la resistenza antifascista slovena ed è stato deportato nei campi di concentramento nazisti, esperienza di cui si trova traccia in gran parte della sua ricchissima produzione letteraria. I suoi libri, scritti in sloveno, sono stati tradotti nelle principali lingue europee. Nel 2008 il libro Necropoli ha vinto il Premio Internazionale Viareggio Versilia ed è stato nominato dalla trasmissione radiofonica di Rai Radio 3 il “Libro dell’anno”. Lo scrittore, saggista e accademico italiano Claudio Magris ha scritto nell’Introduzione del libro Necropoli che esso «riesce a fondere l’assoluto dell’orrore con la complessità della storia».
Necropoli, Qui è proibito parlare (2009) e Dentro il labirinto (2011) e tutti gli altri libri di Boris Pahor – autobiografici, intensi, sconvolgenti – sono documenti e monumenti sulla capacità di resistere e sulla generosità dell’uomo.
Un autore che in tanti hanno accostato e accostano a Primo Levi.
Boris Pahor è una “voce” intensa e originale che penetra nel cuore, nell’anima e animo dei lettori e li conduce sulla strada della memoria e della scoperta di sé stessi.
Foto: udinetoday.it