Oggi 4 gennaio 2021 a Milano, nella sua città di adozione, è morto Franco Loi: uno dei maggiori, lirici e riflessivi poeti italiani del dopoguerra. Nato a Genova il 21 gennaio 1930 ma dal 1937 aveva scelto Milano come luogo ove vivere.
Tra i suoi maggiori successi l’antologia «Aria de la memoria. Poesie scelte 1973-202» pubblicata dal suo eletto e benamato editore Einaudi. Un libro che è un percorso orientato nel segno di un espressionismo linguistico che tende ora al tragico ora al grottesco, ma che in itinere recupera le forme della migliore tradizione lirica e riflessiva. Anche in questa raccolta antologica si afferma tra le pieghe dei suoi versi il topos e il senso della profonda corale che tessono e vestono le voci dei personaggi e delle figure cantate, evocate. Una poesia-teatro che ha anticipato e segnato la nostra poesia contemporanea. La poesia di Loi per molti aspetti anticipa motivi, arie e toni della produzione lirica del secondo Novecento.
I suoi libri (Stròlegh, 1975; Teater, 1978; Liber, 1988; Umber, 1992, L’Angel, 1981-94) sono tenerissimi racconti reali di dolore e speranza, scritti in un milanese molto lontano dal dialetto parlato, capace però di momenti e lampi di grande espressività.
In una intervista rilasciata al settimanale «La Lettura» de Il Corriere della Sera il poeta Franco Loi si riallaccia al sommo poeta Dante Alighieri, che ricordiamo in questo suo settecentesimo anniversario dalla sua morte (1321-2021) – in quanto anche per il poeta milanese (d’adozione) è «l’amore per la vita, per le cose, per una donna, per l’amicizia a spingerti a scrivere».
Infine, l’uomo-poeta Franco Loi veste lo spazio bianco di molte sue poesie della presenza di Dio, un Dio non confessionale, non il Dio dogmatico della teologia, ma l’Essenza stessa del movimento d’amore che incessantemente s’avvicina, come vento, o «cosa» all’uomo e alle sue cose.