Viaggio spesso, viaggio spesso in treno. La moltitudine colorata che invade i treni mattutini e che porta nelle grandi città i c.d. pendolari (lavoratori fuori sede) è lì con il suo telefonino a sbirciare. C’è chi gioca online, chi chatta con gli amici, chi legge le ultime notizie (tutte rigorosamente di cronaca), chi sbircia la vita altrui sui social. Tutti attaccati al telefonino cimelio, totem e coperta di Linus. Non nego che anche chi scrive fa tutto ciò e lo fa in varie ore del giorno. Chi non ha “peccato” scagli il primo telefonino: rimarrebbero tutti ben saldi nelle mani. Poi mi accorgo in uno dei viaggi di ritorno da Roma di una signora ben vestita e ben curata che non disinvoltura tira fuori dalla borsa un’arma impropria: un libro. Nessuno di coloro che sono in quel momento miei compagni di viaggio se ne accorge, troppo intenti a sbirciare la luce che proviene dai loro aggeggi infernali.
La signora inforca gli occhiali di metallo giallo ed apre dolcemente il suo amico alla pagina dove riposa un segnalibro in carta. Si mette a leggere, talvolta osserva il paesaggio attorno e poi riposa i suoi occhi sulle letture del libro. Ha movimenti lenti e ripetitivi che denotano l’apprezzare sia delle immagini sia delle parole portano alla mente altre immagini. Ad un certo punto, una voce indica una fermata intermedia rispetto alla mia. La donna ripone il segnalibro e colloca il libro nella sua borsa, si toglie gli occhiali e si prepara a scendere. Lei ha appreso emozioni, sensazioni, vita propria in quel breve viaggio ed è stata con la mente in un’altra realtà, ha vissuto e vive con il libro un’altra vita. Questa è la spiegazione del motivo che chi legge resta giovane, curioso, attento, pronto alle novità. Non perdere il piacere di stupirti e di imparare. Resta “giovane” fino all’ultimo respiro perché così avrà un senso critico del vivere che è l’unico modo di gustare la vita e non di “lasciarsi vivere”.