Mancano pochi giorni alle elezioni per il presidente degli Stati Uniti d’America. E l’attenzione dei media è concentrata sui discorsi/scontri tra i due candidati. Su cosa farebbero, se eletti, per risolvere i problemi del paese.
Quali problemi? Di molti nessuno parla mai. Gli USA, agli occhi di molti, vengono presentati come il paradiso in Terra, pieno di ricchezze e di belle ragazze come quelle che si vedono nei film e nei telefilm. La realtà è ben diversa. Oggi l’America è un paese con mille problemi. Alcuni dei quali così gravi che nessun presidente è stato in grado di risolvere (forse è per questo che non ne parla).
Problemi sociali ed economici. A cominciare dalla povertà: oggi, negli USA, sono oltre 40 milioni i poveri. Come ha confermato il rapporto di Philip Alston, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla povertà estrema e sui diritti umani, più della metà dei poveri americani vive in povertà “estrema” o “assoluta”. “Gli Stati Uniti hanno la più elevata disparità di reddito nel mondo occidentale, e questo può essere aggravato solo dai nuovi massicci tagli delle tasse a beneficio schiacciante dei ricchi”, ha detto Alston.
Una povertà che ha conseguenze rilevanti dal punto di vista sociale e geopolitico: in un sistema dove la sanità è quasi completamente privata e a pagamento, molti dei cittadini non hanno i soldi per curarsi. E quanto sta avvenendo con la pandemia lo dimostra: negli Stati Uniti si continua a morire di Covid-19, ma è la comunità afro-americana povera quella più colpita. A Chicago, ad esempio, i neri sono il 30 per cento della popolazione ma rappresentano il 70 per cento delle morti per coronavirus – e circa la metà dei casi di contagio. In Lousiana, meno di un terzo della popolazione è nera, ma il 70 per cento dei morti sono neri. Stessa cosa in Alabama dove il 27 per cento dei residenti è afro-americano, ma i morti sono per metà afro-americani.
Eppure nessuno ne parla. Dopo il tentativo (fallito miseramente) di Obama di creare una sanità semi-pubblica nessuno dei contendenti alla presidenza osa più prendere questo discorso.
A dire la verità ad essere “poveri” sono gli stessi USA: sotto la presidenza Obama, in parte a causa della crisi del 2008, il debito pubblico USA è quasi raddoppiato passando da 10.600 miliardi di dollari a circa 19.000. Ma sotto la presidenza di Donald Trump questo trend non si è arrestato, anzi ha continuato a crescere fino a raggiungere livelli mai visti prima. Un debito che ha gravi ripercussioni sulla gestione del paese. Nei giorni scorsi, i media si sono concentrati sulla notizia (emersa dopo l’ultimo scontro per le presidenziali) del conto corrente di Trump in Cina. Nessuno ha detto che un terzo dei 6.500 miliardi di dollari di debito pubblico USA nelle mani di paesi esteri è controllato solo da due paesi: Cina (1.100 miliardi) e Giappone (1.060).
Oggi gli USA sono il paese con il debito pubblico più alto del pianeta in termini assoluti (seguiti proprio da Giappone e Cina!). Un debito che, anno dopo anno, continua a crescere in maniera esponenziale e che qualcuno, prima o poi, dovrà pur pagare (e con gli interessi). A meno di non rimanere schiavo delle banche. Ma di questo, né Trump né Biden hanno preferito non parlare.
Così come non hanno parlato del crescere del tasso di criminalità. Fino al 2013 c’era stato un leggero costante calo degli eventi criminali. Dal 2014, i reati e le violenze sono tornati a crescere.
Un fenomeno che è strettamente legato alla vendita di armi. Durante la passata campagna per le presidenziali, Trump aveva promesso agli americani che avrebbe fatto di tutto per favorire la vendita di armi (addirittura per corrispondenza: dichiarazione assurda, tanto che non se ne fece più nulla). I dati dell’impennata della vendita di armi durante la pandemia sono sorprendenti. Rivendicando il diritto al Secondo Emendamento, molte persone hanno preferito comprare armi piuttosto che cibo e medicinali: dal 1 gennaio al 13 marzo 2020 allo stesso periodo del 2019, i background checks, i controlli preventivi su chi compra un’arma, sono aumentati del 300 per cento!
Lo stesso Trump ha invitato i propri sostenitori ad recarsi ai seggi “armati” per controllare le votazioni. Se a pronunciare questo invito fosse stato uno dei tanti dittatori africani le reazioni internazionali (anche da parte delle Nazioni Unite) sarebbero state ben diverse. Invece, nessuno ha avuto niente da obiettare a questo invito al ricorso alle armi.
Se poi l’attenzione si sposta sulla vendita di armi e armamenti per scopi militari, le “missioni di pace”, le guerre condotte dagli USA in tutto il mondo, i numeri sono ancora più impressionanti: il 38% della vendita di armi e armamenti in tutto il mondo viene dagli USA (più del doppio rispetto al secondo paese, la Cina con il 14% – dati SIPRI). Un giro d’affari spaventoso. Centinaia di volte superiore alla somma che, secondo la FAO, basterebbe ad eliminare la fame nel mondo. Ma i candidati alla Casa Bianca non hanno parlato né di armi né di fame né di missioni di pace.
Di soldi, invece, si è parlato. E tanto. Sembra che tutto, in America, ruoti intorno al denaro. Ricchezza, povertà, salute (con le assicurazioni private: se ce l’hai vieni curato, se non ce l’hai vieni lasciato morire), guerre, vendita di armi anche a costo di un aumento delle violenze. Proprio l’aumento delle violenze, secondo alcuni, potrebbe essere economicamente vantaggioso: molti istituti penitenziari americani sono privati!
Perfino l’ambiente non viene visto come “priorità” assoluta ma sotto il profilo economico: è stato lo stesso Trump ad ammetterlo, nell’ultimo incontro/scontro con il rivale, quando ha detto che molte delle sue scelte ambientali (a cominciare dal ritiro dagli accordi della COP di Parigi che stanno causando danni enormi a tutto il pianeta) sono state dettate da ragioni economiche.
Di un argomento né Trump né Biden hanno parlato (e nessun giornale lo ha fatto notare, nemmeno in un momento così delicato): diritti umani.
Nei giorni scorsi, Trump ha attaccato la Cina parlando degli Uiguri una minoranza etnica oggetto di persecuzioni e spesso richiusa in campi di “rieducazione”. Nessuno ha fato notare che gli Stati Uniti d’America dispongono di centri di detenzione ben peggiori, come Guantanamo e una decina ddi centri simili sparsi in tutto il pianeta. Veri e propri lager dove neanche i rappresentanti politici riescono ad entrare per verificare il rispetto dei diritti umani delle persone detenute (di cui nessuno conosce molto).
A proposito di diritti umani, secondo i dati dell’OHCHR delle Nazioni Unite, gli USA ad oggi avrebbero ratificato solo 5 dei 18 trattati internazionali dei diritti umani vigenti. In tutto il mondo, solo cinque paesi hanno fatto peggio: Butan, Niue, Palau, Tonga e Tuvalu. Una situazione che potrebbe sembrare una mera formalità (in molti dei paesi che pure hanno ratificato questi accordi, le violazioni sono frequenti), ma che non lo è.
A dimostrarlo altri dati e numeri che caratterizzano gli USA, ma dei quali, entrambi i candidati alla Casa Bianca (e i media) hanno preferito non parlare.
A cominciare dalla pena di morte: gli USA sono l’unico paese “sviluppato” (con il Giappone) dove è legale e utilizzata.
O l’uso delle pene corporali sugli studenti: se autorizzato dai genitori, questo metodo obsoleto e in palese violazione della Convenzione dei Diritti del Fanciullo (gli USA sono l’unico paese delle Nazioni Unite a non averla mai ratificata!) è ancora ammesso in alcuni stati americani.
Ma ciò che dovrebbe sorprendere di più sotto il profilo dei diritti umani è un fenomeno del quale giornali, televisioni e candidati alla presidenza degli USA non parlano mai: in quasi la metà degli USA (23), non esiste un’età minima per il matrimonio. Questo significa che, se entrambi i genitori e un giudice acconsentono, è possibile sposare un/a bambino/a di qualsiasi età. Incuranti dei rischi per la loro salute e la loro stessa vita (abusi sessuali, violenze, l’impossibilità a continuare gli studi alle gravidanze precoci e molto altro ancora). Per quelli che volessero fingre di non sapere dicendo che potrebbe trattarsi solo di pochi, sporadici casi, è bene leggere i numeri ufficiali: nel 2018, analizzando le licenze di matrimonio in quasi tutti gli USA, è emerso che, tra il 2000 e il 2015, sono stati più di 200.000 i matrimoni con minori (l’87% di ragazze e il 13% di ragazzi)! Un numero spaventoso di cui né Trump né Biden (né i loro predecessori alla Casa Bianca) hanno parlato.
Quando si pensa alla corsa alla Casa Bianca o agli USA, di tutto questo (e molto altro ancora) non parla mai nessuno. Sembra quasi di guardare un telefilm dove l’immagine degli USA è quella di un paradiso. Senza sapere che per molti di quelli che ci vivono è un vero inferno.