Erano i tempi che arbitravo Comunardo Niccolai

Articolo di Gordiano Lupi

Comunardo Niccolai me lo ricordo bene. Era uno di quei calciatori del tempo in cui il calcio era un gioco proprio bello. Adesso che è morto, abbiamo perso tutti qualcosa. Comunardo Niccolai me lo ricordo bene anche perché in un pomeriggio di maggio del 1978 l’ho arbitrato, quando guidava dalla panchina la squadra del paese natio, quel Santa Lucia d’Uzzano in provincia di Pistoia, che al tempo si chiamava Polisportiva Uzzanese, adesso non so che fine abbia fatto, mica lo ritrovo nella moderna geografia del calcio toscano. Niccolai aveva da poco appeso le scarpette al chiodo, dopo la vittoria del campionato con il Cagliari di Gigi Riva e dopo aver indossato le casacche di Torres, Perugia e Prato, soprattutto dopo aver disputato il Campionato del Mondo del 1970 – ancora Coppa Rimet – con la Nazionale di Ferruccio Valcareggi. “Non mi sarei mai aspettato di vedere Niccolai in Mondovisione”, disse Manlio Scopigno prima della finale contro il Brasile (persa per 4 a 1). Non mi sarei mai sognato di poter arbitrare Comunardo Niccolai, posso dire io, che ce l’avevo nelle figurine Panini da bambino, eppure è capitato. Era il mio esordio in Prima Categoria, non avevo ancora compiuto diciott’anni, la squadra del grande stopper – famoso per le autoreti, certo, ma anche per essere uno spietato marcatore – vinse l’ultima gara di campionato e si aggiudicò la promozione alla categoria superiore. Invasione di campo pacifica e grande festa sul prato verde di Uzzano, non chiedetemi chi fosse l’altra squadra, non lo ricordo davvero. Rammento invece che la sera prima faticai a prendere sonno, sapevo che durante l’appello dei calciatori (la famosa chiama) prima della partita avrei dovuto pronunciare il cognome Niccolai e sapevo che lui avrebbe risposto Comunardo. Tremavo all’idea di dovermi avvicinare alla panchina durante la gara per richiamarlo, in caso di proteste, ma non ce ne fu bisogno, lui era un tecnico corretto e preparato. Ricordo che a fine partita venne persino nel mio spogliatoio per farmi i complimenti, mi dette la mano, mi augurò buona fortuna, forse mi aveva visto così giovane e intimorito, pensò che avrei avuto bisogno di un incoraggiamento. Dopo quella partita a Santa Lucia d’Uzzano, tanta acqua è passata sotto i ponti, ho diretto per altri vent’anni partite di calcio, dai Dilettanti alle serie nazionali, conservando sempre il ricordo di un sorriso e di una stretta di mano; era un in bocca al lupo! fatto da un campione d’Italia e da un quasi campione del mondo, mica poco. E alla notizia della sua morte mi è tornato in mente un pomeriggio di calcio di troppi anni fa, come un flash indelebile della memoria.

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