Con la sensibilità che a lei è dovuta (e con attenzione e esperienza di lettrice) mi avvicino all’ultima raccolta di poesie di Paolo Maria Rocco, dal titolo “Temi e Variazioni”, pubblicato nel Luglio scorso da Il Foglio Edizioni, di Piombino. Sarei subito tentata di lasciarmi catturare letteralmente dalle immagini che nascono dai versi e dal ritmo, dalla musicalità, per farmi portare in una dimensione di seduzione particolarmente creativa e liberatrice. Questo, innanzitutto, produce in me la lettura di queste straordinarie poesie: è raro infatti, mi dico, che la lingua letteraria, il linguaggio poetico, riescano a convincere, da subito, per la loro forza, per la loro originalità di stile, per la loro capacità di introdurci in una visione del mondo nella quale riconosciamo tanti aspetti dell’esperienza esistenziale collettiva, del nostro pensare e interrogarci sulla vita. Mi rendo conto, poi, che tutto ciò non è strano dal momento che lo stesso Autore (mi sono documentata!) in alcune interviste ha affermato con chiarezza cosa significhi per lui scrivere poesie e perché la Poesia è Arte. Strano, invece, quando si consideri la gran parte della poesia contemporanea, prendere atto dell’imperante omologazione a stilemi che si accomoda appunto su un linguaggio spesso abusato, privo del segnale di qualsiasi tipo di ricerca linguistica e di stile: tutto ciò a cui sono estranee le poesie del Nostro. Necessaria questa presmessa: perché da un lato siamo di fronte a un’editoria (e intendo la grande editoria, quella che, insomma, fa fatturato) che è sorda alle novità e al valore di voci poetiche nuove e di grande interesse, e che privilegia, invece, l’appiattimento su canoni che hanno fatto il loro tempo (assecondando così, non ce lo nascondiamo, il richiamo della foresta costituito dal ‘poeta-nome-di-grido’ che assicura, anche se scrive male, un certo ritorno economico… di chi scrivo? Di Mondadori, di Einaudi, della Nave di Teseo, che sono alcuni tra i grandi, per non dire poi di alcune, molte, piccole realtà editoriali a pagamento che, a volte, seppure purtroppo raramente, riescono a incappare in qualcosa di valido); dall’altro lato, siamo di fronte a una conferma di alta poesia, quella di “Temi e Variazioni”, che ha anche il pregio di dimostrare che anche una singola voce ha la potenza per stagliarsi e elevarsi sopra il panorama deludente della balbettante pratica poetica dei nostri giorni.
Con le poesie di Paolo Maria Rocco ci riappropriamo, infatti, del significato della Poesia e della scrittura letteraria intesa non solo in quanto mezzo di comunicazione ma di strumento di indagine e di conoscenza. È questo che deve interessare il lettore (e di conseguenza l’editoria) la possibilità che ci è data, leggendo un libro e in questo caso un libro di poesia, di soddisfare alla nostra richiesta di conoscenza. E a questa richiesta risponde pienamente il libro del nostro Autore:
(…) della vita tutta/ mi prende d’altra parte un’agnizione, una trepidazione/ di passo che di colmare abbia il potere/ lo spazio del viandante. Una forza v’intesse/ , una forza nuova di trama di vento, un ardimento/ che contempera l’accesso in altre stanze/ del passato e nella sua armonia profonda che ci fa stare/ in ciò che in noi sappiamo. Dovessi rimanere/ al gusto del presente, al movimento della luce/ allora sì, sarei senz’ombra al mondo assente.
(da: “Temi e Variazioni”, 2021, Il Foglio Ed.)
Si è detto per i precedenti libri di poesia di Paolo M. Rocco della potenza della parola evocatrice, del pensiero poetante, di poesia «di opposizione aperta e dichiarata al mondo», di orfismo, di carattere visionario dell’esperienza «per poter ricostruire pezzo per pezzo il mondo perché ci si possa tornare a vivere» (Al J. Moran) e, ancora, di «solitudine di un’anima che si volge verso ciò che è inconosciuto, rigenerando uno spazio di autenticità che impone di rielaborare la realtà in forma di mito», di «scoperta di un esule nella contemporaneità che disumanizza e parcellizza l’esistenza» (Marco Labbate), oppure di «parola poetica che rinomina, offre nuova origine alla conoscenza, all’esperienza e alle emozioni», e di «poesia complessa e colta che segna percorsi determinati dalla saggezza dell’uomo che ha vissuto e vive in piena consapevolezza il proprio tempo sapendone individuare i valori alti. La parola poetica di Paolo M. Rocco alloga al proprio interno e cerca di precisare la genesi di un sapere che travolge il distacco che la contraddizione del vivere comporta» (Vitaliano Angelini). Ebbene, sono queste risultanze critiche che mi hanno confortato perché si adeguano al mio comprendere la poesia dell’Autore in quanto ognuna di esse letture critiche svela aspetti essenziali della Poesia di P.M.Rocco così da riconoscere in essa una delle più importanti esperienze poetiche contemporanee italiane:
Andando per le ferrate vie/ dei miei pensieri incontro/ tratte gremite nell’andirivieni/, altre abbandonate, i passeggeri/ li sposto nell’aria ineluttabile/, in convogli di stazioni strepitanti/ e a volte desolate. Una mano si tende/ per salire, un’altra appena accenna/ a un saluto/ (…) condotte non so dove, forse nel cuore/ degli elementi, nelle rapide correnti/, forse di un altrove/ siamo già alle viste/ (…)
(da “Temi e Variazioni”, 2021)
Sicché, come dicevo all’inizio, dell’inevitabile seduzione che si prova leggendo queste poesie poi ci si deve privare per quell’ulteriore valore che essa ci suggerisce: la Bellezza dei versi capiamo che rappresenta il tramite grazie al quale penetriamo nella profondità del messaggio poetico, e che quella Bellezza diventa un gesto di Verità, ne scopriamo il contenuto etico. In questo senso, allora, possiamo ancora concederci al piacere della lettura, poiché essa ci fa conoscere qualcosa di noi stessi e riconosciamo così che quella indagine e quella visionarietà sono l’annuncio di un istante irripetibile che ci conduce nelle nostre stesse esistenze, in quella dimensione in cui sono depositate informazioni e storia che l’anima raccoglie in forma inconscia: “avviene nei momenti della reminiscenza che le idee eterne che esistono in ogni individuo si disvelino tornando a vivere in forma intuitiva, per immagini rivelate, le sole in grado di aprire lo spazio del significato dentro la realtà presente, una realtà immemore di sé” scrive Al J. Moran a proposito della poetica di P.M. Rocco e, in questa direzione, si riconosce che la verità dormiente in ciascuno è ciò che rende all’uomo la sua sacralità; chi scrive, quindi, è teso a ridestare l’armonia e il senso del sacro e della libertà traendo dalla lingua significati che la eccedono…
Dalle crepe sull’asfalto dopo la pioggia/ respira in nubi di vapore un mondo/ sotterraneo. Di fuoco, di miasmi, di materia/ incandescente è quel retaggio/ al quale tende sovente l’uomo/, nei densi fumi del ricordo spicca/ l’originario nucleo d’idee nascenti, brandelli/ di pensieri allo stato puro, nudi e provenienti// Da un personale repertorio (…)
(da “Temi e Variazioni, 2021)
Si deve dire, quindi, che con “Temi e Variazioni” si è in presenza di un percorso di Poesia di assoluta rilevanza, un viaggio che è indagine interiore di contenuti di una coscienza nella quale essi sono accolti nel loro confluire e nel loro passaggio; ciò che ci autorizza a parlare, a proposito di pensiero poetante, di Erlebnis e, cioè, di quel concetto husserliano di “esperienza vivente” che ci consente di elevarci a quella esclusiva condizione grazie alla quale cogliamo ciò che è vita, dell’individuo singolo e delle realtà storiche. Nelle poesie di Paolo M. Rocco l’Erlebnis traccia una vivificante relazione tra esperienza vissuta dal singolo e quella vissuta dalla generalità degli individui e ci consente di ricostruire dall’interno della coscienza le motivazioni dell’agire, che è anche nostro, nei confronti di se stessi, dell’altro, del mondo.
di: Licia Accordi