Ermanno Randi, Constance Smith e Belinda Lee

Articolo di Gordiano Lupi

Anche durante gli anni Cinquanta ci sono episodi del cinema italiano che meritano di essere ricordati. Basti pensare all’attore Ermanno Randi, nato nel 1920, che ebbe un momento di celebrità nel 1951 con il film Enrico Caruso – leggenda di una voce di Giacomo Gentilomo e con la bellissima Gina Lollobrigida. Randi muore giovanissimo, poco dopo l’uscita del film, il 1 novembre 1951, freddato dai colpi di arma da fuoco del suo amante ingelosito. La notizia riempie le pagine della cronaca nera e fa enorme scandalo mettendo in piazza una storia di amore omosessuale, al tempo poco ordinaria. Adesso la sua morte è stata dimenticata e anche il nome di Ermanno Randi è noto solo ai cultori del cinema che lo ricordano per una manciata di film come Caccia tragica (1946), L’ebreo errante (1947), Anni difficili (1948), Riso amaro (1949), I fuorilegge (1949), Il nido di Falasco (1950), Enrico Caruso (1951), Lebbra bianca (1951) e Il sentiero dell’odio (1952) che esce dopo la sua morte. Dicono le cronache del tempo che Ermanno Randi non è capace a morire sul set, è una scena che proprio non sa recitare anche se la prova e la ripete spesso. Non sa morire in modo verosimile. Nella vita reale Randi muore il primo novembre, alla vigilia del giorno dei morti, e lo fa nel momento del suo maggior successo e in un modo che non avrebbe mai creduto possibile. Ermanno torna a casa dopo le riprese di un film intitolato Trieste mia diretto da Mario Costa, pellicola che l’attore non ha mai finito di girare. Il giovane attore vive in un appartamento elegante di via Apulia, nel quartiere San Giovanni, ma non è da solo. La convivenza di Randi è di quelle che negli anni Cinquanta fanno scandalo e non sono viste di buon occhio dal vicinato. Giuseppe Maggiore, commerciante in vini che si spaccia per cantante lirico, vive con lui ed è il suo amante, pure se pare che i loro rapporti si vadano deteriorando. Randi forse vuole lasciare Maggiore, abbandonare un amore che fa scandalo e cercare di battere altre strade più tranquille senza essere additato al pubblico disprezzo. Maggiore non ne vuole sapere di perdere l’amico e minaccia più volte di ucciderlo. Ermanno non ci crede, pensa che morire a trent’anni sia una cosa impossibile, si sente forte e invincibile. Randi rientra a casa dalle prove sul set del suo ultimo film e va incontro al suo destino. Un passante per strada lo sente gridare, alza gli occhi al cielo, vede una finestra che si spalanca e un uomo che cade riverso sul davanzale. Ermanno Randi si accascia a terra colpito da cinque colpi di pistola che lacerano il silenzio della notte romana e il sangue macchia il davanzale della finestra. Il giovane attore impara a morire proprio nell’ultima tragica interpretazione della sua vita e per lui si chiudono per sempre le porte del mondo dello spettacolo che aveva cominciato a calcare con il varietà. Anna Magnani, che se ne intendeva e lo aveva notato tra i suoi ballerini, gli aveva consigliato di fare l’attore. Lui le aveva dato retta e ci aveva provato con buoni risultati, ma non aveva fatto i conti con la gelosia di un amante respinto (1). 

Constance Smith, detta “il sorriso”, nasce nel 1929 ed è una bella irlandese dai capelli rossi e gli occhi verdi che lavora molto a Cinecittà nel periodo della sua decadenza artistica. Constance comincia la carriera come modella, vince un concorso di bellezza indetto dalla rivista Screen Magazine, lavora negli studi britannici e nel 1956 passa a Hollywood dopo aver sposato l’attore – regista Bryan Forbes. Il divorzio dal collega americano la porta in Italia dove sposa il nobile Araldo di Crollalanza ma pure con lui le cose non vanno molto bene. Constance interpreta diversi film interessanti assieme ad attori di fama: La penna rossa di Otto Preminger (1951), Duello nella foresta di Jopseph M. Newman (1952), Prigionieri della palude di Jean Negulesco (1952), Il tesoro dei condor di Delmer Daves (1953) e Una mano nell’ombra di Hugo Fregonese (1954). Purtroppo non diventa una star, cosa che non capita certo a tutte le belle ragazze che si dedicano al cinema, nel suo ruolo resta una delle tante e non va oltre una certa soglia di successo. Per questo motivo recita pure a Cinecittà, come tutte le sue colleghe britanniche e americane che non sfondano nella terra di origine. I suoi migliori film italiani sono: Un po’ di cielo di Giorgio Moser (1955) con Peppino De Filippo e Aldo Fabrizi, Giovanni dalle bande nere di Sergio Grieco (1956) con Vittorio Gasmann, Addio per semrpe di Mario Costa (1957) con Ettore Manni e infine La congiura dei Borgia di Antonio Racioppi (1968).  Constance Smith è in crisi artistica e cerca gloria in Italia, ma pure nel nostro paese non fa cose memorabili e vivacchia nel cinema di basso profilo. La sua vita sentimentale è sempre più turbolenta e la vede legata al cineasta britannico Paul Rotha che segue a Londra in preda alla passione. Rotha però ha molti impegni, fa il giornalista, il documentarista, è teorico di cinema ed è un esponente illustre della scuola inglese. Constance si vede trascurata e messa da parte, al punto che, in preda a una crisi di gelosia, accoltella alla schiena l’amante e finisce in prigione a riflettere sui suoi errori. Per fortuna le ferite di Rotha non sono gravi e il gesto dell’attrice resta solo come un evento eclatante sul quale la stampa scandalistica si getta con voracità. Il gesto inconsulto e i pochi giorni di galera scontati producono però l’effetto negativo di far dimenticare per sempre la bella attrice irlandese, che non viene perdonata dal mondo del cinema e scompare dalle scene (2).

Belinda Lee è un’altra attrice che mette a rumore il mondo del cinema italiano degli anni Cinquanta e anche di lei dobbiamo parlare, pure se nasce in Inghilterra nel 1935. Belinda muore giovanissima per un incidente d’auto avvenuto il 12 marzo del 1961, quando non ha ancora compiuto ventisei anni. Parleremo ancora di lei a proposito del regista Gualtiero Jacopetti, che all’epoca della tragedia è il suo compagno ed è il coducente della vettura miracolosamente illeso. Jacopetti corre a più di centocinquanta chilometri orari quando alla sua auto scoppia un pneumatico e si rovescia. Belinda Lee muore sul colpo dopo essere stata sbalzata fuori dal veicolo e proiettata sulla strada. La vita artistica della bella attrice inglese comincia sposando Cornell Lucas, famoso fotografo dal quale presto si divide. Interpreta molti film dal 1957 al 1961, tra i quali ricordiamo Avventura a Soho (1957), I magliari (1959), Messalina, Venere imperatrice (1959), Fantasmi a Roma (1960) e Giuseppe venduto dai fratelli (1961). A Roma Belinda si fa travolgere dalla dolce vita e si fa tentare dalla capitale, il matrimonio finisce e lei frequenta gli ambienti del bel mondo dove conosce attori e uomini ricchi e potenti. Si parla di un flirt con Massimo Girotti, ma la grande storia d’amore che riempie le pagine dei giornali di costume è quella tra lei e il principe Filippo Orsini, nobile romano discendente da una famiglia molto vicina al Papa. La coppia tenta di nascondere la relazione ma alla fine la stampa si impadronisce della storia e la rende pubblica, scatenando le ire del Vaticano che impone al principe Orsini di troncare quell’amore illegittimo. Nel gennaio del 1958, Belinda tenta il suicidio ma non vi riesce, però si consola rapidamente perché dopo pochi mesi comincia a farsi vedere a fianco del regista Gualtiero Jacopetti. Pure questa relazione non nasce sotto buoni auspici, perché il documentarista non è libero e viene da una brutta storia di violenza carnale su una zingarella che è stato costretto a sposare. Belinda deve attendere l’annullamento del matrimonio per regolarizzare il suo amore e nel frattempo perdona al regista le varie scapatelle in giro per il mondo, quasi semrpe con ragazzine molto giovani. La morte improvvisa fa terminare il loro amore e la carriera di Belinda Lee si arresta dopo un tragico incidente stradale (3).

Note

  • “Cinque colpi di pistola per il divo che non sapeva morire” – da Enciclopedia dello spettacolo p. 332
  • Op. cit. p. 394
  • Op. cit. p. 468

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