Ermeneutica dell’arte: Sirio Serafini, Il Leonardo da Vinci del XXI secolo

Articolo di Bartolomeo Di Giovanni

Spettacolare! Un disegno che lascia intravedere anche il dinamismo delle emozioni.
Dove sono queste emozioni?
Sono gli accenni di linee curvate,
dichiarazioni di un connubio tra l’uomo e l’opera ove l’intermediario
è la genuflessione davanti la bellezza sublime…
TheoScalzo44

Il concetto di Bello e Vero è sempre stato oggetto di discussione della filosofia tale che nel 1750 Baumgarten inaugura le fondamenta dell’Estetica, sarà poi Kant con le sue Critiche ad ampliarne il discorso. E’ indiscutibile che l’arte sia LINGUAGGIO, ma, interpellando la ragione è imprescindibile chiedersi, non solo la funzione, che paradossalmente se ne deduce la risposta prima ancora del grande quesito,

Il : “Che cosa è il Linguaggio?” Diverse le interpretazioni, è nella seconda parte del XX secolo che ritroviamo l’esaustività Hideggeriana nell’opera di Hans Georg Gadamer, “Verità e Metodo”. Gadamer partendo dalla definizione che l’Essere abita il linguaggio, deduce l’importanza del dinamismo sollevando una critica verso le scienze naturali poste come dato di fatto di verità universali. L’Ermeneutica smonta l’idea della Verità scientifica considerata unica via di certezza, la scienza non è garante della Verità ma dimostra il fatto nella sua attuabilità. Nn

Pertanto è lecito parlare di verità anche nella espressione delle arti : Pittura, scultura, installazioni, poesia, prosa, etc, l’arte, ermeneuticamente, significa attribuire all’arte stessa la funzione epifanica, rivelando l’essere quale parametro del dinamismo del pensiero. Con l’Ermeneutica l’uomo diventa osservatore tramite la propria sensibilità e non solo sul piano di una logica razionale. Pertanto, l’approccio ermeneutico alla verità non deve risultare dogmatico o metafisico. Intesa in tal modo, l’arte ermeneutica si propone al fruitore come l’offerta di un linguaggio rivelatore dell’Essere aperto al gioco dell’interpretazione personale. Ciò conferisce movimento tanto all’immagine quanto al suo fruitore, che è chiamato ad interpretare l’immagine stessa con quella che è la sua cultura individuale, la sua esperienza.

In questa sede ci si soffermerà su un artista che è riuscito a riportare il significato e l’idea di “maniera” (manierismo come definizione etimologica) nelle sue opere, cioè ha riaperto quella porta tra leggi, misure, proporzioni che conducono all’ idea di Bello-Vero come rivelazione delle funzioni che intercorrono tra ispirazione e artista. Sirio Serafini, è l’artista che attraverso le sue opere dona al fruitore l’anima delle opere, egli stesso asserisce che: se l’artista non coglie l’espressione dell’anima l’opera non si avvale della sua funzione pedagogica. Essendo l’arte patrimonio di tutti allora tutti possiamo imparare ad esprimere il proprio fuoco interiore. Sirio, spazia dai ritratti ai disegni scorciati, alle planimetrie della architettura classica fino ai Manga, forma di arte giapponese che in un certo senso lo hanno appassionato fin da ragazzino.

Cosa ci comunica l’opera di Sirio Serafini? Intanto c’è l’uomo con le sue dinamiche emozionali, c’è soprattutto il senso dell’ eterno memorabile: l’ Amore, ciò che non muore, e non può morire perché creato per oltrepassare le forme spazio-temporali. Dalle sue linee delicate, morbide, dinamiche si scorge il senso linguistico dell’ermeneutica, il dialogo tra creatore e creatura che divenendo espressione viva si nutre di tutte le possibilità interpretative. Sirio è il poeta delle linee cromatiche, innamorato di quei volti della vita che non arretrano dalla rivelazione, che non temono di esprimere la scala musicale delle armonie e delle pause, dove queste ultime rivestono il ruolo principale della ispirazione. Il disegno della cupola della basilica di San Pietro è la rappresentazione simbolica dell’ascesa dell’uomo dove il duale diviene il punto di incontro del Tutto con la sua primigenia origine: L’ Uno. Nell’attimo della contemplazione i punti interrogativi si trasformano in esclamazione senza vocaboli: espressione del silenzio da dove ha origine l’ispirazione. Ecco la Bellezza, che non riguarda la formalità temporanea dei sensi ma è ciò che cattura lo spirito e risvegliando gli occhi della coscienza questa ne guarda il particolare che vivifica lo slancio verso l’incomunicabile comunicato.

Il giovane poeta Fabio Petrilli, uno degli autori che, nonostante l’età vilgurta è conosciuto perché tra i più tradotti del panorama poetico, si è incantato dell’ arte di Sirio, ha percepito un invito a trascrivere dei versi che potessero entrare in risonanza con la magnificenza della cupola serafiniana. I versi esprimono la fragilità umana davanti alla sua stessa potenza. L’umanità è sì fragile ma al tempo stesso capace di eternizzare, attraverso l’arte, la vita.

Silenzio
Un tuffo nel silenzio
tra ricordi passati.
Cerco nella memoria voci e pensieri, rumorosi.


Fermo il pensiero, nuoto nel silenzio: giungono verità.
Ancora mi rifugio in te
giudice non sindacabile di questo mondo

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