Cent’anni or sono, il 12 agosto 1921, nella città di Roma, nasce il grande critico e storico dell’arte Federico Zeri. La sua casa natale in via Nazionale, a pochi passi dal Quirinale, segna l’inizio di una vita che ha attraversato e camminato nelle vie dell’Arte, tra rovine e capolavori. Tra Occidente e Oriente.
Roma è la città della sua formazione. Federico Zeri appartiene, vive nel mondo antico. Fin da giovane studente e poi da grande pensatore, studioso riconosce l’origine, o meglio le Origini, della nostra Cultura nell’Oriente e nella contaminazione tra Oriente e Occidente.
Riceve una solida istruzione e formazione presso i Gesuiti. Poi, nel 1944, si laurea con il grande storico dell’arte medievale Pietro Toesca, allievo di Adolfo Venturi. Un altro maestro, punto di riferimento, per lo studioso Federico Zeri è il grandissimo critico d’arte Roberto Longhi.
Il sottoscritto conosce il professore Zeri in tv, nel salotto più famoso della televisione della fine degli anni Ottanta e primi anni Novanta: il Maurizio Costanzo Show. Una conoscenza, però, poi consolidata con la lettura e lo studio, ad esempio, nei primi anni universitari, del volume Dietro l’immagine. Conversazioni sull’arte di leggere l’arte. Un libro che raccoglie le cinque «lezioni-conversazioni» tenute presso l’Università Cattolica di Milano, da lunedì 15 a venerdì 19 aprile del 1985. Un testo significativo che racconta «cosa significa e che cosa rappresenta la cultura dell’Arte». Cinque «lezioni-evento» seguite da un grandissimo pubblico di studenti, ma anche storici dell’arte, critici, funzionari di musei, insegnanti, collezionisti d’arte, ecc.
Nel panorama della Storia dell’Arte italiana la figura di Federico Zeri è abbastanza singolare, particolare. Uomo colto, facondo, conosce e parla un inglese perfetto. Una lingua con la quale accompagna e fa conoscere ai militari americani, alla fine della seconda guerra mondiale, le rovine e le meraviglie della Roma cristiana, barocca, ecc. Denuncia, documenta, l’abbandono e il degrado del patrimonio artistico della capitale ma anche del nostro Paese. All’età di trentasei anni è chiamato dal Metropolitan Museum di New York per redigere il catalogo dei dipinti italiani. Stesso lavoro lo esegue per la Walters Art Gallery di Baltimora.
Il libro capolavoro del professore Federico Zeri è Pittura e controriforma. L’arte senza tempo di Scipione da Gaeta (I ed. 1957). Uno straordinario saggio di storia dell’arte, d’ampio respiro tessuto e confezionato da una scrittura rara, potente. Qualità riconosciute già dall’amico e poeta Giovanni Testori.
Federico Zeri ama l’Arte. Ama passeggiare nell’arte, fra le rovine di Palmira – trasformata dalla prima ed unica regina Zenobia (276-272) nel punto di incontro tra Oriente e Occidente, la «Venezia di sabbia» distrutta, ahimè, dai miliziani dell’ISIS – che negli anni Ottanta si raggiungono solo con i cammelli!
Visiting professor a Havard e alla Columbia University non è mai stato chiamato, invece, da un’università italiana. Il professore Zeri è una figura libera, controcorrente. Negli ultimi decenni della sua vita sceglie come luogo di studio e di rifugio una villa nel comune di Mentana, alle porte di Roma. Una villa lasciata in eredità all’Università di Bologna, come la sua biblioteca e la fototeca. Invece dona ai Musei Vaticani le tredici statue di Palmira.
Uno studioso geniale che ha cambiato il modo di vedere l’Arte, di apprezzare le rovine e di amare e far amare i capolavori dell’Arte di ieri e di oggi. Un uomo enciclopedico, innamorato della Bellezza che tutti cerchiamo, desideriamo abitare ed esserne abitati.