I report mostrano come ogni tre giorni una donna perde la vita in Italia e questo dato è davvero allarmante. Nel 2023 sono state 118 le vittime di femminicidio. Il Viminale riferisce che 96 femminicidi sono avvenuti nell’ambito famigliare e affettivo. Ma occorre andare oltre i numeri: abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale che ci restituisca il valore del rispetto dell’altro.
Il 2023 è stato un anno che difficilmente si potrà dimenticare, perché tante sono state le vittime di femmincidio. La violenza sulle donne e la violenza di genere sono diventati i grandi problemi del momento.
La parola Femminicidio, cosi come scrive il sito open.online, è il sostantivo scelto da Treccani come “Parola dell’anno 2023”. Il significato viene spiegato in maniera precisa: “Uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica di una donna in quanto tale, espressione di una cultura plurisecolare maschilista e patriarcale che, penetrata nel senso comune anche attraverso la lingua, ha impresso sulla concezione della donna il marchio di una presunta, e sempre infondata, inferiorità e subordinazione rispetto all’uomo”. La decisione di scegliere questa parola, ha spiegato la professoressa Valeria Della Valle direttrice, assieme a Giuseppe Patota, del vocabolario Treccani, non è stata casuale. L’obiettivo è quello di mettere in risalto “la violenza di genere, per stimolare la riflessione e promuovere un dibattito costruttivo intorno a un tema che è prima di tutto culturale: un’operazione pensata non solo per comprendere il mondo e la società che ci circondano, ma anche per contribuire a responsabilizzare e sensibilizzare ulteriormente lettori e lettrici su una tematica che inevitabilmente si è posizionata al centro dell’attualità”.
I report mostrano come ogni tre giorni una donna perde la vita in Italia e questo dato è davvero allarmante. Nel 2023 sono state 118 le vittime di femminicidio. Il Viminale riferisce che 96 femminicidi sono avvenuti nell’ambito famigliare e affettivo. Ma bisogna andare oltre i numeri. Perché le donne uccise non sono numeri. Ma esseri umani con una storia, un cuore, un’anima, un passato, un presente e un futuro ucciso dalla violenza.
La professoressa Della Valle ha sottolineato: “Come Osservatorio della lingua italiana non ci occupiamo della ricorrenza e della frequenza d’uso della parola femminicidio in termini quantitativi, ma della sua rilevanza dal punto di vista socioculturale. Purtroppo, nel 2023 la sua presenza si è fatta più rilevante, fino a configurarsi come una sorta di campanello d’allarme che segnala, sul piano linguistico, l’intensità della discriminazione di genere”.
Nell’anno appena trascorso, sono diventati virali un segnale d’emergenza e anche una frase, per combattere gli episodi di violenza di genere e gli abusi.
Il segnale è il “Signal for help”, pensato dalla Canadian Women’s Foundation e arrivato anche in Italia. Il gesto è facile: bisogna piegare verso l’interno il pollice tenendo le altre quattro dita in alto per poi piegarle sul pollice e chiudere. Alcune violenze sono state evitate proprio grazie al “Signal for help”.
Le situazioni di pericolo o disagio dovute alla violenza di genere possono essere comunicate anche attraverso una frase.
Le donne potranno servirsi di un messaggio in codice. Un’iniziativa che si è diffusa all’estero ed è stata accolta in Italia, prima a Roma e poi anche a Firenze. L’idea originale è nata con la frase “Ask for Angela” nel 2016 nel Regno Unito, ma in Italia è divenuta “C’è Angela” e le donne potranno utilizzare questa frase con i commercianti e gli esercenti per fermare una violenza e chiedere aiuto.
Le nuove generazioni hanno imparato a conoscere il progetto “Ask for Angela” su TikTok.
I commercianti dovranno prepararsi ed essere pronti a rispondere in caso di necessità. Quanti decideranno di aderire al progetto, come riporta un articolo scritto da Simona Sirianni e pubblicato sul portale d’informazione iodonna.it, “saranno formati dalla Polizia di Stato e contrassegnati da una vetrofania all’ingresso del locale. L’obiettivo è di coinvolgere il maggior numero di pubblici esercizi”. L’augurio è quello che tante altre città seguano l’esempio di Roma e Firenze.
Papa Francesco ha scritto un lungo messaggio, che è stato letto all’interno del giornale Rai Radio1, in cui ha definito la violenza sulle donne come “una velenosa gramigna che affligge la nostra società e che va eliminata dalle radici. E queste radici sono culturali e mentali, crescono nel terreno del pregiudizio, del possesso, dell’ingiustizia”.
Le parole del Pontefice ci suggeriscono che abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale che ci restituisca il valore del rispetto dell’altro. Bisogna sensibilizzare le nuove generazioni e continuare a veicolare messaggi costruttivi, perché i giovani imparino a puntare sui sentimenti. Una battaglia che serve a preservare diritti fondamentali come la libertà, la privacy e soprattutto la vita delle persone. Di fronte alla drammatica realtà degli abusi fisici e psicologici sulle donne, o su qualsiasi individuo, è urgente riscoprire l’importanza delle relazioni fondate sull’amore vero e non sul possesso. Nessuno può permettersi di rubare il futuro agli altri.