Un film che in Italia si può vedere solo nei circuiti Fice, dove passano cinema d’autore, oppure nei cineclub, meglio se legati al teatro, perché Forever Young – Les Amandiers è un film sull’arte della recitazione, sulla difficoltà e la bellezza di essere artisti nella Francia di fine anni Ottanta. Valeria Bruni Tedeschi racconta la sua storia di attrice scoperta da Patrice Chereau, regista al quale è legata da un sentimento di amicizia e riconoscenza, al punto di celebrarlo a dieci anni dalla scomparsa, dedicandogli il suo ultimo lavoro. Vediamo in breve la trama, senza svelare né il finale né lo sviluppo dell’azione per non far perdere il giusto della visione. Siamo nel 1986, la regista fa capire la data di ambientazione dalla citazione finale del disastro di Chernobyl e dalla paura diffusa dell’AIDS, frequente nel mondo della promiscuità sessuale e della droga. Stella, Victor, Adéle ed Etienne sono alcuni dei giovani che si presentano all’esame di ammissione per la scuola di recitazione fondata da Patrice Chereau e Pierre Romans presso il Théatre des Amandiers di Nanterre. Spinti da passione e amore per la recitazione, faranno esperienza di quello che sarà un punto di svolta nelle loro esistenze e vivranno una tragedia profonda, come la scomparsa di un loro compagno. Forver Young è un film sul teatro senza essere teatrale, se non nelle parti essenziali dove cita alcune sequenze di opere messe in scena. Cinema allo stato puro, girato tra Parigi e New York, con molti interni, piani sequenza, soggettive, azioni nervose e inquiete riprese con la macchina a mano, inquadrature originali che capovolgono il punto di vista più banale. Valeria Bruni Tedeschi è al sesto film da regista, scrive in parte la sceneggiatura, ma gira il suo film più risolto e compiuto, una storia che sente l’urgenza di esternare. Accurata l’indagine psicologica sui personaggi, ben descritta la caduta nell’inferno della droga compiuta giorno dopo giorno da Etienne, credibile la disperazione di Stella, palpabile la passione che il regista cerca di trasmettere ai suoi allievi, accurata la descrizione delle diverse sessualità e delle esperienze amorose. La sceneggiatura non perde un colpo, la fotografia è cupa e notturna, il montaggio serrato, la scenografia curata e credibile, la colonna sonora straordinariamente evocativa, a base di brani d’epoca. L’ambientazione in una Parigi periferica di fine anni Ottanta è credibile e ben riprodotta, sia per abbigliamento (Etienne indossa un cappotto alla Marlon Brando di Ultimo tango, ma anche alla Alain Delon de L’ultima notte di quiete) che per automobili che circolano e arredamento d’interni. Il crescendo finale è sottolineato da Guarda che luna di Fred Buscaglione, che ben rappresenta con il suo testo l’assenza del ragazzo amato, morto per overdose. Attori molto bravi, soprattutto la rivelazione Nadia Tereszkiewicz nei panni di Stella, espressiva e intensa, capace di recitare con il solo sguardo. Un riuscito esperimento di cinema sul teatro, che racconta la temperie cultura di un’epoca, la dedizione assoluta all’arte, la volontà di fare della vita stessa un’opera d’arte. Presentato in concorso a Cannes 2022 e ai Premi César 2023. Un film da vedere, senza mezzi termini.
Genere: Drammatico. Produzione: Francia, Italia. Lingua Originale: Francese. Anno: 2022. Regia: Valeria Bruni Tedeschi. Durata: 126 min. Sceneggiatura: Noémie Lvovsky, Agnès de Sacy, Valeria Bruni Tedeschi. Fotografia: Julien Poupard. Montaggio: Anne Weil. Musiche: François Waledisch. Scenografia: Emmanuelle Duplay. Costumi: Caroline De Vivaise. Case di Produzione: Ad Vitam, Agat Films, Bibi Film, Rai Cinema, Arte France Cinéma. Distribuzione (Italia): Lucky Red. Interpreti: Louis Garrel (Patrice Chéreau), Nadia Tereszkiewicz (Stella), Sofiane Bennacer (Etienne), Micha Lescot (Pierre Romans), Clara Bretheau (Adèle), Alexia Chardard (Camille), Nohan Edje (Franck)Liv Henneguier (Juliette), Oscar Lesage (Stéphane), Sarah Henochsberg (Laurence), Vassili Schneider.