“Frammenti di una fenomenologia”, la raccolta poetica di Domenico Iannaco

Articolo di Domenico Interdonato

Davvero un buon lavoro editoriale questa raccolta che copre il periodo 1998 – 2011 delle poesie di Domenico Iannaco, fin dalla presentazione in uno spartano volumetto tascabile e dal prezzo molto contenuto (13 euro per 175 pagine), segno che esistono ancora editori che credono nel valore della buona poesia. Frammenti di una fenomenologia è il frutto di anni di lavoro su contenuto e forma, un condensato di suggestioni mitteleuropee, armonizzate in un verso fluido. Poesia che gode di un sostrato filosofico, lirica colta, mai banale, con un ricercato uso della parola e del verso libero, ricca di suggestioni medievali, ma che nasce comunque dalle cose e dalla vita di tutti giorni. Alla base di tutto c’è la volontà di costruire un poema composto di tante singole liriche, mai fini a se stesse ma inserite in un contesto globale, moderno, ebbro di vita vissuta. Domenico Iannaco (1980) oggi come oggi tende al poema e alla poesia filosofica, debutta con Vita (1999), prosegue con Ambe r (2003) ed Ellisse (2006), scrive After Hell in inglese e il poemetto The death of Galahad, ispirato al ciclo arturiano. Aurora dai biondi capelli. Il Giudizio (2017) fino a poco tempo fa era il suo ultimo lavoro poetico – apprezzato da Mario Luzi in fase di bozza -, prima che riprendesse in mano la penna per comporre versi, dopo la morte del padre. In Frammenti di una fenomenologia Iannaco rivede precedenti tentativi poetici e li armonizza in un’opera dai tratti comuni e unitari, componendo un libro innovativo nella produzione letteraria contemporanea. La poesia di Iannaco diventa in alcune composizioni puro canto religioso, una sorta di antica liturgia spiazzante, fuori da ogni moda e da ogni corrente letteraria. Tra le note stilistiche interessanti segnalo un uso insolito dell’enjambement e la lettera maiuscola a ogni attacco di verso, indipendentemente dal segno di interpunzione usato. Faccio presente al lettore distratto anche un modo nuovo di affrontare tematiche eterne, come il racconto della nascita di un figlio avvenuta da un grembo materno. Pubblico alcuni esempi della sua opera in versi che rendono abbastanza evidenti determinate indicazioni critiche.

Nessuno
Ne disegnò le forme la cenere
Acida
Di una sigaretta quando fumare era un piacere.
Inalo l’odore delle carni della mia anima
Amara.
Putrescente è la mia breve lingua,
Fiorita sotto le pupille del mattino,
Di fronte alle malizie delle stelle.
Lo smog dissolve in
Lente nubi
Nel Bar Mike sul fiume sporco
Vicino alla periferia della città…
E un anelito di lava è desiderio di farsi
Cicatrice e poi una crosta secca…
Lontane le ceneri e le loro Santità.
“Venni… nessuno mi conobbe.”

Madre
Nacque da una donna
Che per un figlio perse la sua verginità.
Era del Sud. Io sono vissuto
Nel suo sangue bruno che
Sognava la mia vita e la storpiava.
È notte, presto verranno le presenze.
Contare le stelle e carezzare
Le anime gatte dei fiumi e
Ascoltare e provare terrore…
Ci hanno lasciato simboli
Che dicono che sono vissute,
Ma io sono un mostro peggiore di loro
E so che la musica è più forte degli animali.
Vivi e morti mi
Pregano di non raccontarla,
Di non dire dei piatti che lei lavava,
Delle bollette dissanguanti,
Del sogno imborghesito della villa,
Mentre sognava la mia vita.

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