Francesco: il papa delle periferie

Articolo di Armando Giardinetto

Dopo la fumata bianca ci fu il tanto atteso Habemus Papam e fu una sera particolare che i cittadini del mondo cattolico non dimenticheranno mai: “Fratelli e sorelle, buonasera. Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui. Vi ringrazio dell’accoglienza.”, con queste parole il nuovo papa, dalla loggia centrale di piazza San Pietro, si presentava al popolo cristiano, riunito nella città eterna, subito dopo la sua ascesa al soglio pontificio.

Successivamente alle dimissioni di papa Benedetto XVI, nel febbraio del 2013, i cardinali si erano ritrovati impreparati nella Cappella Sistina per il conclave, affinché fossero ispirati dallo Spirito Santo per eleggere un nuovo successore di Pietro, fu così che la sera di quell’anno il cardinale Jorge Mario Bergoglio, argentino di nascita (1936) e discendente da una famiglia emigrata dall’Italia, fu eletto nuovo Vescovo di Roma. Assumendo il nome di Franciscus – in onore del poverello di Assisi – guiderà la Chiesa per ben 12 anni e 39 giorni, lasciando una scia d’amore nel cuore di tutti.

Alle ore 7:35 del giorno di Lunedì dell’Angelo 2025, in cui si ricorda festosamente la Resurrezione di Cristo, per un ictus cerebrale, Francesco si è spento serenamente negli appartamenti di Santa Marta, dove decise di vivere sin dall’inizio del suo pontificato. In queste ore molto delicate per la cristianità, il suo corpo mortale, vestito dai parametri papali – una veste rossa e il pallio bianco – e adagiato nella bara aperta, viene esposto nella navata centrale di San Pietro affinché la popolazione possa omaggiarlo come giusto che sia e, a giudicare dell’espressione del viso, pare che il papa, più che morto, stia solo dormendo. Tra le mani stringe un rosario; il classico anello in argento cinge l’anulare della mano destra e un accennato sorriso caratterizza il suo volto, un volto che poche ore prima di morire portava i segni degli affanni e della malattia che lo affliggeva, sofferenza interamente donata al Signore per la pace tra i popoli della terra come si evince dalle sue ultime volontà, firmate il 29 giugno 2022: “La sofferenza che si è fatta presente nell’ultima parte della mia vita, l’offerta al Signore per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli”.

Le dimostrazioni d’affetto stanno arrivando da tutto il mondo. Perché tanto clamore per un papa, per un uomo? La risposta va sicuramente ricercata nel suo pontificato che è stato caratterizzato da argomenti all’ordine del giorno: fenomeno migratorio; dialogo interreligioso; la vicinanza ai deboli, ai poveri, agli emarginati della terra; l’attenzione alle periferie più che ai centri nevralgici del pianeta; il rispetto volto al mondo LGBTQ; il desiderio di una chiesa povera per i poveri.

Primo pontefice americano della storia della cristianità, legato all’ordine dei Gesuiti, Bergoglio crebbe nelle strade di Buenos Aires a stretto contatto con la nonna paterna, la signora Rosa, che fu importantissima per la sua crescita . A 17 anni sentì la Chiamata ed entrò in seminario. I suoi studi verterono sin da subito sulla filosofia, teologia, letteratura, lingue classiche e lingue straniere. A circa 33 anni venne ordinato sacerdote e da qui la sua strada dedicata a Cristo fu sempre in continua evoluzione. Nei primi anni Novanta venne ordinato vescovo di Buenos Aires e nel 2001 venne ordinato cardinale da papa Giovanni Paolo II. Il suo stile di vita fu segnato sempre, fino ad accentuarsi con la carica al cardinalato, dall’estrema semplicità che da lui venne continuamente ricercata, rinunciando alle agiatezze e preferendo le cose semplici.

Tra tantissime attività che hanno caratterizzato il pontificato di Francesco, ci si ricorda certamente dei viaggi che fece a Napoli, periferia del mondo, il 21 marzo 2015 e il 21 giugno 2019.

Nella prima visita, dal Santuario della Vergine Maria del Santo Rosario di Pompei, si portò a Scampia che, come risaputo, è un quartiere assai difficile, ma che vive fortemente di speranza che qualcosa possa sempre cambiare in positivo. Assai confortevoli furono le sue parole espresse in quell’occasione, di speranza, di stima, di accoglienza, di vicinanza, di responsabilità, di fratellanza, di giustizia, di legalità, di incoraggiamento per i napoletani e per gli immigrati presenti in città; usò anche dure parole contro la corruzione, la delinquenza, lo sfruttamento, l’egoismo, la criminalità, dirà: “La vita a Napoli non è mai stata facile, ma non è mai stata triste. È questa è la vostra grande risorsa: la gioia, l’allegria… La speranza, lo sapete bene, questo grande patrimonio… Tanto preziosa… Esposta ad assalti e ruberie… Non lasciatevi rubare la speranza!”. Lasciato il quartiere, il pontefice si diresse per le vie della città: bambini, anziani, disabili, giovani, ecclesiastici, politici, tutti con la voglia di stringere la mano al papa. Addirittura, mentre la papamobile passava su Via Caracciolo, Francesco accettò al volo una pizza che gli venne offerta, una simpatica pietanza condita con pomodorini gialli, mozzarella e ricotta di bufala a richiamare i colori del Vaticano. La visita fu costellata da varie tappe: una messa in piazza Plebiscito; il pranzo con i detenuti del carcere di Poggioreale; l’incontro con gli ammalati in piazza del Gesù; una visita nel Duomo di Napoli dove, oltre al sangue di San Gennaro che si sciolse nella mano del pontefice, accadde un fatto di straordinaria simpatia che tutti ricordano con affetto: al momento dei ringraziamenti l’allora arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, presentò al papa alcune monache di clausura di sette antichi conventi della città, le quali, prese dall’euforia, si gettarono ai piedi di Francesco per salutarlo, abbracciarlo e baciarlo; il tutto commentato bonariamente da Sepe: “Dopo, sorelle, dopo… E queste sono di clausura, figuriamoci quelle non di clausura! Quelle se lo mangiano un altro poco”, provocando una risata dei fedeli presenti in cattedrale, rendendo così indimenticabile quella tenera giornata particolare. Il ricordo di quel viaggio pastorale è rimasto impresso nei cuori dei napoletani perché Francesco seppe parlare loro con lealtà, semplicità, rispetto. Forse soprattutto Scampia apparve agli occhi di Bergoglio come quelle periferie che egli aveva visto nella sua terra natia e che certamente aveva tanto amato per quanto fossero disgraziate. Le caratteristiche cittadine gli saranno probabilmente apparse molto simili: una forte fede popolare, un forte animo mariano, grandi contraddizioni a livello sociale e politico, ma anche un linguaggio diretto della gente, sia nel bene che nel male, e un profondo rispetto per chi mostra di averne per loro e per la città e perché egli seppe dimostrare umilmente di comprendere le numerose difficoltà che attanagliano da sempre una città meravigliosa e difficile come Napoli. Quanto appena raccontato ha fatto in modo che tra questo papa e i napoletani si istaurasse un legame di profondissima ammirazione senza una data di scadenza e questo è testimoniato da ciò che in queste ore sta accadendo in città, dove i napoletani piangono la scomparsa del caro Francesco e lo omaggiano, stampando un necrologio: “Papa Francesco, sei stato un papa degli ultimi, con la capacità di combattere i primi… Grazie di tutto, Napoli ti saluta”, mentre a San Gregorio Armeno la statuina che lo ritrae va praticamente a ruba come un vero e proprio santino.

La Santa Sede fa sapere che la sua pietra tombale non sarà nelle Grotte Vaticane, come accade di consueto per i papi, ma nella navata laterale – nello specifico nel loculo situato tra la Cappella Paolina con l’icona della Salus Populi Romani e la Cappella Sforza, a poca distanza dall’altare dedicato a San Francesco d’Assisi – della Basilica di Santa Maria Maggiore, dove papa Francesco si recava per omaggiare la Madonna, essendo un uomo con un animo profondamente mariano: “Sentendo che si avvicina il tramonto della mia vita terrena […] desidero esprimere la mia volontà testamentaria solamente per quanto riguarda il luogo della mia sepoltura […]. Desidero che il mio ultimo viaggio terreno si concluda proprio in questo antichissimo santuario mariano […]. Il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro”. Già in queste ore si prospetta che la tomba sarà meta di pellegrinaggio e ciò testimonia certamente, se la storia cristiana non si contraddice, che Francesco, al secolo Bergoglio, è morto in odore di santità.

Molta simbologia gira intorno al sopraccitato sepolcro: il marmo che lo costituisce viene dalla Liguria, terra di origine dei suoi nonni; la croce pettorale impressa è la riproduzione di quella indossata dal papa fino alla sua morte; una sola parola sulla tomba a testimoniare l’essenziale, la semplicità, l’umiltà: “Franciscus”.

Migliaia di pellegrini hanno omaggiato il feretro a San Pietro e altre migliaia si apprestano a farlo, ciò è sicuramente indizio che, contrariamente di quanto dicessero i nemici di Bergoglio, i cristiani si sono avvicinati alla religione grazie a lui perché hanno riscontrato nel suo operato la praticità del messaggio evangelico. I poveri sono stati per Francesco l’essenza della Chiesa di Gesù Cristo e, per questo, ne ha fatto il centro del suo operato; gli emarginati, i diseredati, gli esclusi, gli umili, i deboli, gli ammalati, i disperati, tutti questi sono stati per il 266° pontefice i diretti destinatari dell’amore. D’altra parte Cristo questo insegnamento ha dato! Pare che i poveri, carichi di fiori bianchi, accoglieranno il feretro per l’ultimo omaggio, una volta arrivato alle porte di Santa Maria Maggiore. La sepoltura avverrà in forma privata, fa sapere il Vaticano.

Certamente anche dal Paradiso Francesco continuerà a pregare per quest’antica comunità che crede fermamente nel messaggio di quel buon Gesù di Nazareth e nella sua gloriosa Risurrezione. Morire nel giorno in cui si ricorda l’annuncio della vittoria di Cristo sulla morte è già segno di santità e sarà certamente il popolo cristiano, la folla, che sabato 26 aprile 2025 acclamerà la santità di questo papa. Pertanto i cristiani sono convinti che Francesco sarà andato dritto in Paradiso e avrà abbracciato molto festosamente Cristo e Maria, magari dicendo teneramente: “Signore, Madre, buonasera” perché, “anche se la morte fa un po’ paura, dopo c’è la festa”.

A Dio, papa Francesco!

A Dio, papa delle periferie del mondo!

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