Frankenstein Junior è un horror comico così riuscito che un anno dopo ha prodotto in Italia una parodia della parodia come Frankenstein all’italiana di Armando Crispino, molto più spinto sul lato erotico, con un valido protagonista come Aldo Maccione nei panni del mostro. Tra gli altri interpreti ricordiamo Enrico Tedeschi (mad doctor) e la bella Jenny Tamburi (fidanzata del dottor Frankenstein) concupita dal mostro. Ma parliamo dell’originale, il quarto film di Mel Brooks – dopo Per favore non toccate le vecchiette, Il mistero delle dodici sedie e Mezzogiorno e mezzo di fuoco – regista poco prolifico, solo undici lungometraggi e carriera finita con Dracula morto e contento (1995), mentre si ricorda tra i migliori il mitico Balle spaziali (1987). La sua cifra stilistica è il grottesco, condito da ironia e dal gusto per la parodia di un intero genere (western, horror, commedia, fantascienza, giallo hitchcockiano, cinema muto) o di un capolavoro (Frankenstein, Guerre Stellari, Mezzogiorno di fuoco, Robin Hood …). Mel Brooks è nato nel 1926, vive ancora, ma dal 1995 non lavora più nel cinema, in ogni caso si è sempre apprezzata la sua attività di commediografo, doppiatore e sceneggiatore. Il suo attore preferito è Gene Wilder, ex compagno di scuola e sodale di molte avventure, spesso cosceneggiatore, predilige anche Marty Feldman, attore che incarna il genere grottesco con la sola espressione del volto. Frankenstein Junior compie cinquant’anni nel 2024, la pellicola viene considerata una delle migliori commedie americane di tutti i tempi, dal 2003 viene conservata nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Un film che non invecchia, intriso di una comicità ironica che spesso sfocia nel fisico, diventa slapstick e da cartoon, con momenti tipici del cinema muto delle torte in faccia. Tra tutte cito la sequenza in cui la creatura incontra un eremita cieco e non riesce a mangiare la minestra, perché quest’ultimo gliela versa sulle gambe facendolo gridare di dolore, poi gli spacca il bicchiere colmo di vino per un brindisi, infine gli accende un dito invece del sigaro. Ricordiamo anche lo sguardo allampanato di Igor, tutte le battute fisiche che derivano dalla posizione della gobba (non è mai allo stesso posto) e dai suoi occhi sporgenti (il malocchio …). Gene Wilder è un perfetto mad doctor strampalato che prima ripudia la parentela con il nonno, poi si dedica a identico esperimento con lo storico grido Si può fare!. Il film è girato in bianco e nero, con una fotografia che ricorda il cinema degli anni Trenta, quasi tutto ricostruito in studio grazie a scenografie curate e sfondi horror che fanno venire alla memoria il cinema gotico. La parodia del film originale è totale, nella pellicola di Mel Brooks ci sono persino alcuni attrezzi di scena presi dal film di James Whale (1931). La trama è inutile ricordarla, perché ripercorre in senso comico la storia originale di Mary Shelley, solo che l’esperimento viene fatto dal nipote e l’assistente Igor – si fa chiamare Aigor così come il dottore vuol essere chiamato Frankestin – sbaglia cervello da far trapiantare (un pazzo invece di uno scienziato). Le gag comiche sono eccellenti, tra le migliori citiamo quella al cimitero quando il dottore e Igor riesumano un cadavere; il primo dice: “Che lavoraccio!”, il secondo aggiunge: “Potrebbe essere peggio. Potrebbe piovere”. E subito si mette a piovere. Ricordiamo molti giochi di parole, tanta comicità fisica, da avanspettacolo, tutto ben riprodotto anche con il doppiaggio italiano, curato da gente brava come Oreste Lionello (il dottor Frankenstein), Gianni Bonagura (Igor) e Massimo Foschi (la creatura), senza dimenticare Mario Maranzana che presta la voce con accento tedesco all’ispettore Hans Kemp. Un altro numero basilare è il balletto a ritmo di tip-tap davanti agli scienziati che mettono in scena il dottor Frankenstein e la creatura con lancio di oggetti ed esplosione di rabbia finale. Divertente il rapporto sessuale tra il mostro (molto dotato) e la fidanzata del dottor Frankenstein (sorpresa da tanta foga), mentre poco prima il medico aveva fatto bagordi con la sua assistente, che finisce per sposare. Nella parte finale il dottore passa una parte del suo cervello al mostro, che comincia a ragionare come uno scienziato, in cambio riceve qualcosa da lui che prima non aveva, dote nuova della quale si rende conto ben presto la consorte. Frankenstein Junior è un piccolo capolavoro dell’umorismo nero, un comico – grottesco che dura nel tempo e che si rivede sempre con piacere. Immortale.
Regia: Mel Brooks. Soggetto: Mery Shelley, Gene Wilder, Mel Brooks. Sceneggiatura: Gene Wilder, Mel Brooks. Fotografia. Gerald Hirschfeld. Montaggio: John C. Howard. Musiche. John Morris. Scenografia: Dale Hennesy. Costumi: Dorothy Jeakins. Trucco: William Tuttle. Produttore: Michael Gruskoff. Case di Produzione. Gruskoff – Venture Films, Crossbow Productions Inc, Jouer Limited, 20th Century Studios. Titolo Originale: Young Frankenstein. Paese di Produzione: Stati Uniti d’America, 1974. Durata: 105’. Dati tecnici: B/N. Genere: Horror comico, Grottesco. Interpreti: Gene Wilder (dottor Frederick von Frankenstein), Peter Boyle (la creatura), Marty Feldman (Igor), Cloris Leachman (Fraü Bucher), Teri Garr (Inga), Kenneth Mars (isp. Hans Kemp), Madeline Kahn (Elizabeth), Gene Hackman (eremita cieco), Richard Haydin (Gerard Rosenthal), Liam Dunn (sig. Hilltop), Danny Goldman (studente).