“Ghostbuster: Legacy”, l’operazione autoriale in un film di cassetta

Articolo di Paolo Quaglia

Madre single si trasferisce nella fattoria di famiglia dopo che il padre è passato a miglior vita. La donna porta in dote tre figli sfigati ma molto intelligenti. I nerd trovano delle cianfrusaglie del nonno tra le quali una vecchia trappola che assomiglia molto a quella che gli acchiappa fantasmi usavano nella New York del 1984. La cittadina, nel frattempo, è testimone di numerose scosse sismiche che assomigliano a spiriti irrequieti. I ragazzini, con il professore fighetto cominceranno a cacciare le “scosse di terremoto” fino a scoprire dove sono finiti Ray , Peter e i compagni rimasti.

Jason Reitaman porta al cinema Ghostbuster per tributare suo padre e cercare di salvare l’insalvabile. Legacy, il titolo di questo nuovo capitolo, non ha nulla a che vedere con il film del 1984 ma nemmeno con quello in salsa meetoo del 2016. Al cinema arriva una storia sincera, ben orchestrata da un signor regista che ha trasformato un blockbuster in qualcosa di più personale partendo dal punto di vista del periodo storico. In tempi dove le serie tv dettano legge e i nerd sono i nuovi fighi, è naturale rendere protagonisti dei ragazzini che hanno molto in comune con i vecchi scienziati del paranormale.

L’operazione autoriale in un film di cassetta funziona perché il regista rispetta un soggetto importante per la sua famiglia e anche se non fosse così perché Jason ha talento nel raccontare storie. Parlare di saghe simili è ancora più difficile che farle quindi non resta che giudicare un lavoro dalle pretese e quella di Legacy , soldi a parte , è far divertire oggi perpetuando la leggenda dei dottori per caso prestati al paranormale. Il film diverte e fa sorridere, aspettando i camei dei vecchi volti c’è tempo per apprezzare le citazioni al cinema delle nuove generazioni e le varie strizzate d’occhio alle serie tv di riferimento.

In mano a un regista diverso le virate alla gioventù sarebbero state troppo smaccate o peggio ancora troppo stupefatte. Reitman riesce a soddisfare la pudicizia del vecchio spettatore nel digerire i cambiamenti e lo fa non scimmiottando il passato e scegliendo facce da bravi e sopravvissuti bambini.

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