Con certezza assoluta finirò come Giordano Bruno, ma io alla convenienza ho sempre preferito la forza della ragione unita alla conoscenza ed alla autonomia del pensiero. Siamo immersi – per quello che sappiamo – dal febbraio 2020 in una “bolla” che ha sospeso la vita di ognuno e che si chiama Covid 19. Un virus che ha avuto la capacità di mettere a soqquadro l’intero pianeta e le nostre anime di occidentali con gli occhi abituati solo a vedere le disgrazie altrui. Quasi fossimo immuni dal dolore e dalla malattia e, quindi, dalla morte, ci eravamo illusi e ci credevamo immortali e sani. Non vi è il minimo dubbio, il virus esiste ed è un virus che ha un alto grado di diffusione e di letalità. Ci manca (almeno) un dato però. Da quando questo virus circola nel nostro pianeta? Potrebbe sembrare un dato poco influente, mentre a nostro parere, non lo è affatto. Determinare il tempo significa capire la velocità di diffusione. Dalla velocità di diffusione si comprende anche il grado di diffusione, la sua pericolosità ed incidenza.
Altro dato che non si conosce è il luogo in cui il virus si sarebbe originato. Tutti parlano della Cina e della regione dello Wuhan, ma il dato non è certo in modo assoluto. È sicuro che quella zona è stata colpita in modo serio e pesante, ma non si sa se è la zona d’origine del virus. Ulteriore dato che manca è come il virus si sia generato e si sia diffuso e da dove. Tutti dati che nemmeno la Commissione OMS dell’ONU è riuscita a chiarire, almeno per adesso. Quello che sembra certo in tutto ciò è che nel nostro Paese il 21.2.2020 coincide con l’insorgenza del c.d. paziente zero. Anche su questo aspetto non c’è chiarezza sul metodo di trasmissione, ma sappiamo che il virus si è fortemente diffuso (all’inizio) al nord d’Italia. Il nostro Paese non aveva un piano pandemico aggiornato e questo lo sappiamo grazie al Dott. Zambon (Il pesce piccolo ed. Feltrinelli). In un Paese in cui il piano pandemico non esiste prendono forza i virologi. Inizia il sipario per Burioni e compagnia. I virologi sono quelli che fino a quel momento si sono occupati perlopiù delle influenze ed erano del tutto ignoti al proscenio mondiale.
E scopriamo un altro dato: il Covid 19 è un coronavirus, ovvero, un virus influenzale più aggressivo, ma del medesimo ceppo delle altre influenze. A livello mondiale il Premio Nobel Montagnier parla apertamente di un virus fuoriuscito dai laboratori cinesi che stavano sviluppando un vaccino contro l’HIV/AIDS. Lo prendono in giro, lui Premio Nobel e gli altri sconosciuti al mondo; lui non demorde e la sua tesi, francamente, non pare del tutto inverosimile. Ad un certo punto inizia un giochino: il potere sfrutta la paura. La paura del XXI secolo è la malattia, l’incertezza della vita, la salute perduta e la morte. Inizia così lo stato di emergenza e per applicarlo si fanno delle piroette normative e giuridiche da veri funamboli. Poi inizia il balletto dei DPCM (atti amministrativi e non normativi) con i quali si cerca di limitare la libertà di circolare e la libertà di lavorare (diritti entrambi di rango costituzionale). Non si sa cosa fare ed i virologi iniziano ad essere lo strumento di “repressione” ideologica più potente che si conosca. Tutti a criminalizzare chi si muove e chi corre per i prati o chi deve lavorare, altrimenti, non porta a casa la “pagnotta”. Il blocco – che poteva essere evitato e che persiste anche oggi – ha creato problemi economici immensi al tessuto sociale delle imprese medie o piccole e dei professionisti.
Chi non ha risentito sono i dipendenti della Pubblica Amministrazione e delle grandi aziende (ma questi ultimi avranno delle sorprese quando si sbloccheranno i limiti ed i divieti ai licenziamenti). Il terrore delle ondate e dei dati non controllati e non controllabili ha fatto il resto. Le immagini delle bare portate in giro dai mezzi militari è una immagine che ha segnato orribilmente il livello politico del nostro Paese e quello della informazione (prona e serva al potere). Ad un certo punto è spuntato il vaccino, quello che i media ed i politici stanno rappresentando come la “salvezza”. Il vaccino non è curativo, non è testato, non è controllato, in una parola, non è sicuro. Il vaccino – quando te lo iniettano – ti fanno sottoscrivere un consenso informato (?) e, quindi, il vaccinato si prende ogni responsabilità. Quindi è qualcosa che non si sa cosa faccia contro il virus (tanto che ora siamo già arrivati alla necessità della terza dose). La scienza ufficiale è schierata e ribadisce l’efficacia del vaccino (non si sa come faccia) e la assoluta necessità dell’obbligo vaccinale per legge. E qui arriva il punto dolente. Il Governo, in una foga vaccinale (al buio), ha partorito uno strumento (di tipo europeo) che è denominato Green Pass (utilizzato solo da Italia e Francia). Chi è vaccinato può usufruire di tutti i servizi messi a disposizione e può sedere in posti riservati, chi non lo è, viene stigmatizzato come un cittadino di serie B e deve accontentarsi di una vita che ha delle limitazioni.
Si è creata la “discriminazione sanitaria”, in uno Stato che ha decretato per legge una “democrazia sospesa” Nel silenzio più assoluto di tutti si conduce questa involuzione di valori e di diritti. Nemmeno chi avrebbe gli strumenti per reagire a questo stato di cose pone interrogativi e la politica si è omologata al concetto che il vaccino è un “dovere sociale” (?) e che il Green Pass è lo strumento idoneo per separare chi è vaccinato da chi no. Senza contare – e lo diciamo per l’ennesima volta – che il vaccino non è testato, non è una cura e non è sicuro (almeno che ciò venga ammesso). Sulla sicurezza il dato è certo, visto che ci fanno firmare il consenso con evidenti controindicazioni sia a breve sia a lungo termine. La scienza che dissente è stata messa a tacere con sanzioni, radiazioni e sospensioni; mi ricorda molto i periodi bui di Galileo Galilei. La scienza “compiacente” è diventata la nuova religione di Stato. Il dogma è: vaccinati e sicuri. Un assioma non del tutto fondato. Infatti, anche i vaccinati possono contrarre il Covid e possono trasmetterlo ad altri. Il Green Pass è un tipico metodo della “carta bollata”. Infatti, come è ovvio, non preserva da nulla e semmai discrimina tra cittadini che hanno per legge e Costituzione gli stessi diritti e gli stessi doveri.
Andare al bar e per sedersi e prendere la consumazione sentirsi dire se hai il Green Pass è molto simile a quanto accadeva in sud Africa quando le persone di colore non potevano stare dove stavano i bianchi boeri. Che questo non sia visto come una evidente deriva dai giuristi italiani mi preoccupa parecchio. Si sono rotti gli argini e può passare di tutto d’ora in avanti. Ma il punto – in termini giuridici e normativi – è un altro. Esiste nel nostro ordinamento un obbligo vaccinale? Evidentemente no! Ed è no perché sarebbe incostituzionale (art. 32 Cost. – art. 3 Cost.). Non regge il ragionamento sull’art. 16 Cost. perché il caso in questione riguarda soggetti malati che possono contagiare. Mentre nel caso di specie si tratta di soggetti sani; altrimenti lo stesso ragionamento si dovrebbe fare per i vaccinati, visto che possono trasmettere il virus. Senza obbligo vaccinale (nemmeno per categoria) il Green Pass è un atto discriminatorio di persone che hanno esattamente gli stessi diritti e doveri. Il fatto, però che si sia (con decreto legge) istituito il Green Pass ed obbligato in primis gli esercenti a non fare stare al chiuso soggetti (per mille motivi) sprovvisti di Green Pass è un atto di grave discriminazione e di violazione della Costituzione. Il Green Pass ha (forse) un’altra funzione: spingere alla vaccinazione. Ma questo è un altro atto illegale ed illegittimo.
Si tratta, spiace dirlo, di un vero e proprio ricatto sociale. Dobbiamo ribadire che nel nostro sistema c’è la libertà di cure e, quindi, anche di sottoporsi al vaccino e non il contrario. Semmai, doveva essere spiegato bene il valore preventivo (e non curativo) del vaccino per una scelta libera. Sul piano della libertà ogni persona è libera di vaccinarsi o meno, ma tale atto non deve essere di per se discriminatorio. Se una persona non si vaccina è una scelta personale. Non vi è nemmeno il problema per gli altri che hanno optato per la scelta vaccinale. Se vaccinati non vanno (a loro dire) incontro a nulla. La questione è di politica, di morale e di allineamento a criteri europei legati ai finanziamenti in arrivo. Deve cessare la caccia all’untore e la caccia alla streghe che si è perpetrata in questi mesi. Inoltre, ma non meno importante, ci si impegni a studiare cure alternative al vaccino (che non è una cura) perché ve ne sono e non sono state finanziate come sarebbe stato logico fare. Molte sono le incongruenze scientifiche, mediche, politiche e giuridiche di questa pandemia che nessuno nega, ma che pare sia stata utilizzata a dovere da sapienti opportunisti a vario titolo. Senza contare che i grandi eventi sportivi si sono tenuti tutti: Olimpiadi, Europei di vari sport e partite di calcio. Con delle regole, ma sono stati celebrati. Allora vuol dire che quando si vuole ci si può attivare in sicurezza (mai assoluta), il meccanismo che consente una vita normale. Quello che, però, non accetto è il bambino che non può sedersi vicino all’amichetto perché i suoi genitori non hanno il Green Pass. Né la risposta può essere quella di vaccinarsi. La libertà è un concetto alto che non tutti apprezzano pienamente. Poi ci sono coloro che sfruttano le paure e le sfruttano per interessi di governo e di consenso. Personalmente, sono per il diritto di scelta e la libertà di vaccinarsi o meno e sono contro al Green Pass che non è altro che un pezzo di carta incapace di proteggere alcuno ed è un atto, sostanzialmente, discriminatorio e di pressione psicologica sulla libertà di vaccinarsi. Ripartiamo dal mettere al centro i diritti ed i doveri di ognuno seguendo i valori ed i principi costituzionali e mettiamo da parte la campagna del terrore, di paura e di odio che è stata messa in atto. Si è, di fatto, diviso il Paese quando si doveva unire, si è considerato i cittadini dei sudditi, mentre devono essere informati. Torniamo umani e democratici perché le derive portano ad altre derive ed il baratro dell’autoritarismo è molto profondo ed è difficile poi uscirne senza un prezzo altissimo.