Il 5 novembre 1977 muore nella città di Firenze il professore universitario e il politico Giorgio la Pira. Era nato nella città-porto di Pozzalo il 9 gennaio 1904, in un momento storico segnato dall’emigrazione verso il «nuovo» continente americano. È in Sicilia che consolida la sua prima formazione scolastica: dapprima a Messina, dove nel 1921 consegue il diploma di ragioniere, e poi, nel 1922 a Palermo dove consegue la maturità classica.
Poi, però, prosegue gli studi in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Firenze per seguire il professore Emilio Betti, relatore della sua tesi di Diritto romano. Si laurea con lode. Nel 1934 vince la Cattedra di Diritto Romano all’università di Firenze. Il giovane professore La Pira, in qualità di terziario domenicano, ma è anche un membro del terz’ordine francescano, sceglie di vivere nel Convento di San Marco: un convento-museo illuminato dagli affreschi del Beato Angelico, del Ghirlandaio, irrobustito dalle «grida» del Savonarola.
Da professore di Istituzioni di Diritto Romano, Giorgio la Pira, ha insegnato che «i diritti dell’uomo resistono ad ogni istituzione». Ebbe l’incarico parlamentare di componente per la Costituzione (dal 19 luglio 1946 al 31 luglio 1948). Fu incaricato dalla I Sottocommissione dei Diritti e Doveri dell’Uomo di preparare la Relazione per la Parte I della Carta Costituzionale dedicata ai «Diritti e Doveri dei cittadini».
Il pensiero del professore Giorgio La Pira è e fu determinante anche nella stesura dei «Principi fondamentali» e significativamente nella redazione e stesura dell’articolo 2 della nostra Costituzione. In questo singolare ed affascinante lavoro redazionale emerge l’eccezionale personalità umana, cristiana e di acuto e finissimo studioso di diritto. Un lavoro che condivise con i suoi amici «costituenti» Giuseppe Dossetti, Aldo Moro e Amintore Fanfani.
All’Università e in Commissione Parlamentare il professore La Pira insegnava che: «il fine della Costituzione deve essere la persona umana che ha diritti imprescrittibili – perché non è – l’uomo per lo Stato ma lo Stato per l’uomo, creatura di Dio». Una frase che compendia magistralmente l’intelaiatura filosofica – che negli anni Cinquanta amplia ancora con gli apporti di Emmanuel Mounier, Jacques Maritain – e teologica che affonda le radici nella Patristica, nella Scolastica e poi nella Summa Theologiae dell’Aquinate.
Da Sindaco di Firenze – eletto la prima volta nel 1951 ma riveste tale «servizio» in altri due mandati (1951-1957 e dal 1961-65) – realizza la ri-costruzione dei ponti Alle Grazie, Santa Trinità, Vespucci, si adopera per la ripavimentazione del centro storico, delibera la costruzione di moltissime case popolari, e di edifici scolastici. Ma soprattutto è un «infaticabile costruttore di ponti» fra i popoli del Mediterraneo: a Palazzo Vecchio si tiene il primo Colloquio Mediterraneo.
Nella sua quotidiana azione da docente e politico – lo testimoniano i suoi più stretti amici e collaboratori – teneva in tasca ma soprattutto avevano costruito e costituito il suo humus di uomo, cristiano e politico un’edizione tascabile dei Vangeli e della Divina Commedia.
Infine, nel pensiero e nell’azione del professore e politico Giorgio La Pira è incastonata una massima di Cicerone che nel De legibus afferma che «la fonte prima del diritto si trova nell’anima dell’uomo». La cultura giuridica latina, la filosofia, la teologia, la letteratura – per tutta la sua vita – lo educarono a mettere al centro l’uomo, il valore della giustizia, la sacralità del lavoro, a gettare ponti tra culture e religioni diverse. La vita e l’opera di Giorgio La Pira sono una delle piu grandi lezioni del Novecento: a ciascuno di noi il compito di esserne un’altra.