Giovanni Boccaccio, il «maggior prosatore europeo del suo tempo»

Articolo di Pietro Salvatore Reina

Il 21 dicembre 1375 muore a Certaldo il poeta e lo scrittore poeta Giovanni Boccaccio, il «maggior prosatore europeo del suo tempo» (Vittore Branca).

Come ogni grande scrittore, Boccaccio ha la capacità di osservare con occhi attenti ed intelligenti e di rappresentare con animo sgombro il mondo – la «commedia umana» – che realmente vive e nel quale è immerso. Nel Decameron, osserva acutamente Giuseppe Petronio, «c’è la rappresentazione della realtà sociale contemporanea».

La rivoluzione comunale, che Giovanni Boccaccio vive da protagonista, dà luogo ad una nuova cultura, apre la via, la strada all’Umanesimo e al Rinascimento: la fabbrica del futuro, del nostro presente-futuro.

Introdotto già quindicenne nel mondo della finanza a Napoli assieme al padre, Boccaccio di Chellino, consigliere e ciambellano del re Roberto d’Angiò detto il Saggio, Boccaccio osserva acutamente le mille sfaccettature e pieghe della realtà. In Boccaccio il denaro, ad esempio, acquista un nuovo valore. Un nuovo valore che nasce dall’attività dell’uomo: la nobiltà non è più un fatto di sangue ma un fatto di personale valore.

Per tale motivo, Giovanni Boccaccio è il poeta della nuova borghese aristocrazia comunale. È il poeta e lo scrittore dei ceti più elevati della nuova società del Trecento, di quelle classi mercantili, per interessi e per nascita, che tendevano a costituirsi in un’aristocrazia dell’intelletto, del sentimento e del gusto.

Ma è soprattutto con il Decameron che si «afferma la prima prosa letteraria d’Europa che si abbia dopo l’antichità» (E. Auerbach).

Con Boccaccio inizia la critica e la filologia dantesca. Non conobbe mai direttamente Dante Alighieri ma ne ammirò l’opera e scrisse su di lui un Trattatello in laude e in Dante. Esso costituisce la prima biografia dantesca, scritta con intenti celebrativi più che documentari come si evince dall’ampio spazio che accorda all’aneddotica. Curò, inoltre, un’edizione manoscritta della Commedia, correggendone il testo e aggiungendo al titolo l’aggettivo «divina», poi rimasto nell’edizione a stampa. La Commedia di Dante Alighieri è il primo libro stampato in lingua italiana.

Nel 1373, su incarico del comune di Firenze, iniziò una pubblica lettura commentata della Commedia, presso la chiesa di Santo Stefano in Badia ma giunto al XVII canto della cantica infernale dovette interrompere la lectio per le cattive condizioni di salute.

Giovanni Boccaccio si colloca tra Medioevo e Umanesimo: un curioso intellettuale, un uomo dotato di una singolare cultura umana e letteraria che non si fermava alla superfice delle cose, ma era sempre mosso dalla curiosità di andare oltre, alla ricerca del significato più profondo della vita umana, della realtà che fin da piccolo e poi da diplomatico, da studioso indagava con «intelligenza», «sagacia» e «spirito di iniziativa».

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