Oscar, sceneggiatore di un film sul machismo, intraprende una storia d’amore con un’operaia del porto avanero, ragazza madre che vive con dignità la sua libertà di donna. La relazione mette in crisi il matrimonio dello sceneggiatore, produce contraddizioni tra il regista e lo sceneggiatore e mette in evidenzia l’incapacità del protagonista di superare certi conflitti esistenziali.
Non è il miglior film di Tomás Gutiérrez Alea, ma un’opera minore dimenticabile nel quadro di una produzione generale di altissimo livello. La pellicola dura soltanto 83 minuti, tecnicamente possiamo classificarla come lungometraggio, ma sia per la trama modesta che per il tipo di fotografia sembra un prodotto più televisivo che cinematografico. Gutiérrez Alea utilizza il melodramma e la telenovela per affrontare il discorso machista a Cuba – vero problema esistenziale – e la condizione femminile all’interno della società.
Per aumentare il tasso di veridicità inserisce alcune parti documentarie – caratterizzate da una fotografia diversa – con interviste ai lavoratori del porto e assemblee sindacali. Nella finzione scenica certi elementi servono al protagonista per scrivere la sceneggiatura di una fiction sul ruolo della donna nel mondo del lavoro, nella società e nella famiglia. L’utilità storica della pellicola è proprio quella di aver affrontato un problema sentito e in parte irrisolto, perché Cuba è una società machista. “La rivoluzione ha cambiato qualcosa ma fino a un certo punto, molto resta ancora da fare”, riferisce un operaio.
Hasta cierto punto è proprio il titolo del film che si propone di mettere in chiaro le cose che non vanno, esporre i problemi, criticare e prendere posizione a favore di un ruolo attivo e produttivo da parte della donna. Ottima la colonna sonora che accompagna le scene: da Carlos Puebla (Emiliana), a Silvio Rodríguez per alcune sequenze romantiche, fino a languidi boleri anni Cinquanta. Notevole la fotografia che illustra spaccati suggestivi dei quartieri avaneri, Casablanca, Regla, il porto, il traghetto che conduce da un lato all’altro dell’Avana e la parte moderna del lungomare. Il regista mostra un’Avana industriosa e operosa, tra fabbriche e container, operai al lavoro e tecnici che discutono di pellicole sociali. La tecnica del film nel film è interessante, puro metacinema, con protagonista uno sceneggiatore in crisi con la moglie, con il regista e soprattutto con se stesso.
La moglie dello sceneggiatrice è un’attrice che interpreta i ruoli principali delle commedie teatrali scritte dal marito e per calarsi in questo nuovo ruolo deve ispirarsi alla vita di un’operaia del porto. Il problema è che lo sceneggiatore si innamora perdutamente della combattiva operaia, una donna battagliera dotata di grande personalità che vive con il figlio in un quartiere povero del porto. Gutiérrez Alea analizza il machismo ma anche la gelosia cubana, sentimento assoluto che non risparmia nessuno.
La pellicola evidenzia anche i diritti dei lavoratori e i doveri nei confronti della società. Si pone come obiettivo di combattere i luoghi comuni ed è un film per favorire l’emancipazione femminile, una fiction ispirata alla realtà. Il messaggio da far passare è che il lavoro della donna è importante per il sostentamento della famiglia, per questo si devono superare antichi pregiudizi di superiorità maschile. Non troppo facile e scontato per una società come quella cubana che vede all’ordine del giorno episodi di machismo a base di violenza sulle donne e mancanza di rispetto.
Al tempo stesso, lo sviluppo della storia mostra persone che in teoria si definiscono aperte al cambiamento ma in realtà si comportano da machos. Lo stesso sceneggiatore conduce una doppia esistenza, manda avanti una storia con l’operaia del porto e inganna la moglie. La tecnica del regista per scrivere un film didattico e riuscire ad appassionare lo spettatore fa leva sui meccanismi cinematografici amati dal pubblico latinoamericano.
La storia d’amore, la gelosia, il tradimento, le situazioni al limite con il romanzo d’appendice e la telenovela sono elementi basilari. La storia d’amore con la ragazza mette in crisi lo sceneggiatore che non sa come fare perché non vuole distruggere il suo matrimonio. Molti riflessi negativi della situazione personale si trasferiscono al film, dove il regista vorrebbe limitarsi a mostrare il problema del machismo senza prendere posizione, mentre lo sceneggiatore – condizionato dall’amante – vorrebbe fare una critica serrata a favore della questione femminile. Le sequenze finali – girate in una struggente soggettiva – mostrano la malinconia del protagonista e il suo senso di fallimento di fronte al progetto.
Regia: Tomás Gutiérrez Alea. Durata: 88’. min. Produzione e Distribuzione: ICAIC (Cuba). Produttore: Humberto Hernández. Soggetto e Sceneggiatura: Tomas Gutiérrez Alea con la collaborazione di Juan Carlos Tabío e Serafín Quiñones. Montaggio: Miriam Talavera. Musica: Leo Brouwer. Fotografia: Mario García Joya. Suono: Germinal Hernández. Interpreti: Oscar Álvarez, Mirta Ibarra, Coralia Veloz, Rogelio Blaín, Ana Viña. Premi: Miglior interpretazione femminile al Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano (1983); Miglior pellicola al Festival dell’UNEAC (1983) di Cinema Radio e Televisione.