E’ uscito nelle librerie e negli store online, per i tipi della Solferino, il libro di Giulio Andreotti “I Diari degli anni di piombo” curato dai figli Serena e Stefano Andreotti, con prefazione di Bruno Vespa. La presentazione del libro è avvenuta a Roma, presso la Galleria Alberto Sordi, a cura dei giornalisti Bruno Vespa, Massimo Franco e dei figli Stefano e Serena che, tra ricordi familiari ed aneddoti della vita pubblica del padre, hanno ripercorso tappe importanti della carriera politica del sette volte Presidente del Consiglio, in anni cruciali per l’Italia.
Con questo libro incentrato sulla stagione del terrorismo degli anni Settanta in Italia, visti dalla penna di uno dei più importanti protagonisti della Prima Repubblica, continua l’ammirevole opera dei figli Serena e Stefano in ordine alla razionalizzazione e ricostruzione dell’enorme quantità di appunti lasciati dal padre. Un archivio cartaceo, quello di Giulio Andreotti, la gran parte del quale è custodito presso la sede dell’Istituto Don Luigi Sturzo e la restante (i diari) rimane nelle esclusive disponibilità della famiglia. Una massa di “carte” che, messe un foglio sull’altro, supererebbe di 200 metri l’altezza dell’Empire State Building.
L’ultima fatica della famiglia di Andreotti è un testo di oltre settecento pagine, basato sugli appunti di Giulio Andreotti risalenti al tempo in cui fu scritta una delle pagine più drammatiche della storia repubblicana. Appunti e riflessioni su vicende politiche ma anche su questioni umane e personali. “È stato l’anno più drammatico della mia vita per la irrimediabile tragedia di Aldo Moro – scriveva Andreotti il 31 dicembre 1978, come bilancio dell’anno che stava per concludersi – non penso alle conseguenze politiche né alle polemiche che ne sono seguite su una presunta possibilità di scongiurare l’assassinio. Mi sconvolge il pensiero della famiglia al quale Aldo dalla prigione ha dedicato gli accenti più toccanti”.
Nel corso della presentazione sono stati svelati alcuni piccoli segreti sulla vita familiare dell’esponente DC, “Nonostante fosse un potente, poco o nulla si sapeva della sua vita privata. Ho conosciuto persone che mi hanno chiesto se Andreotti avesse figli o addirittura se fosse sposato” ha raccontato il giornalista Franco, biografo di Giulio Andreotti. “In realtà, nostro padre è stato un genitore normalissimo e molto presente, ricordo che da bambino a volte giocavamo a palla nel corridoio della nostra casa di Corso Vittorio, farlo muovere era quasi sempre un’impresa.” ha risposto divertito Stefano Andreotti.
La presentazione ha visto quindi racconti personali alternarsi a riflessioni più profonde come quelle inerenti i rapporti con gli Stati Uniti e l’accusa di collusione con la Mafia. Questioni che, hanno spiegato i figli, hanno fatto maturare nel padre la convinzione che certi teoremi politici e giudiziari siano sorti proprio per ragioni legate alla sua politica estera, in particolare l’apertura verso il mondo arabo e il non sempre totale allineamento all’atlantismo.