Il 10 ottobre era la ricorrenza della Giornata mondiale della salute mentale. Per questo, la Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia) ha realizzato un evento per sottolineare l’importanza della dell’individuazione precoce dei sintomi. Specie nei più piccoli: sarebbero quasi due milioni i minori colpiti da disturbi neuropsichici in Italia. “È solo ponendo la lente d’ingrandimento sull’età evolutiva, che ha specificità e peculiarità rispetto all’età adulta, che si può intervenire precocemente”, ha detto Elisa Fazzi, presidente Sinpia. Un adolescente su 7, tra i 10 e i 19 anni, vive con un problema di salute mentale diagnosticato.
Diverse le cause. Molti i sintomi che potrebbero far presagire il problema. Ed evitare gesti estremi: ogni anno, nel mondo, si contano circa 46mila suicidi tra gli adolescenti. Durante la pandemia, si è registrato un aumento del 30% delle diagnosi di disturbi psichici ed i sintomi depressivi nella popolazione sono quintuplicati secondo i dati della Società italiana di psichiatria (Sip). Secondo i dati della Fondazione BRF che al fenomeno dedica ogni anno un report, solo nei primi sette mesi del 2022, in Italia si sarebbero registrati 351 suicidi e 391 tentativi di suicidio. Con un aumento rilevantissimo dei casi riguardanti minorenni. Soprattutto bambine e adolescenti.
“È in atto una ‘policrisi’ in cui pandemia e guerra, inflazione e turbolenze sociali stanno facendo da detonatore al disagio mentale”, ha dichiarato la presidente della Sip, Emi Bondi. “Eppure, nonostante ciò, le risorse a diposizione dei Servizi di Salute Mentale pubblici sono in continuo calo”. “Oggi sono pari al 2,75% del Fondo sanitario nazionale, mentre l’indicazione europea è del 10% per i Paesi a più alto reddito”. Anche i Dipartimenti di Salute Mentale sarebbero diminuiti: sono passati dai 183 del 2015 ai 141 del 2020. A confermare la gravità della situazione è stato il Ministro della salute, Orazio Schillaci: “Dobbiamo garantire in Italia la tenuta del sistema della salute mentale e a questo obiettivo stiamo rivolgendo il massimo impegno”. A sottolineare le criticità del settore della salute mentale è stato il presidente della Federazione degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli, che ha parlato di mancanza di fondi.
A livello globale le dimensioni del fenomeno hanno raggiunto un numero così elevato che anche l’OMS non ha potuto non occuparsene. Nel mondo, ogni anno, sono circa 800mila i suicidi. Tra i giovani fra 15 e 19 anni, il suicidio è la quarta causa di morte, con 46.000 adolescenti suicidi ogni anno, più di uno ogni 11 minuti. Un fenomeno globale: riguarda tutte le regioni del mondo. Con numero e percentuali a volte sorprendenti. Se da un lato, è vero che oltre il 77% dei suicidi globali si verifica nei paesi a basso e medio reddito, dall’altro lasciano esterrefatti le percentuali di suicidi in alcuni tra i paesi più sviluppati del pianeta. Ad esempio, in Giappone la media è molto maggiore rispetto alla media globale e con un grandissimo gap tra maschi e femmine. Spaventoso il dato della Federazione Russa: la media è di oltre 21 casi su centomila. Qui esiste una differenza spaventosa tra i sessi: se i suicidi di persone di sesso femminile sono poco più di 7 su mille, quelli sui coetanei di sesso maschile sono più di 38 su centomila, ovvero cinque volte tanto. Anche in Svezia, paese ai vertici delle classifiche mondiali dei paesi più felici, la percentuale di suicidi è mediamente molto maggiore della media e ancora una volta i suicidi tra maschi e femmine vede i suicidi maschi più del doppio di quelli di donne. Una caratteristica comune ad altri stati scandinavi: in Norvegia la media è di quasi dieci suicidi ogni centomila abitanti. E sempre con una differenza notevole tra maschi e femmine. Ancora più sorprendete il dato della Finlandia: qui, a fronte di una media di oltre 13 suicidi per centomila abitanti, la percentuale dei suicidi di donne è inferiore alla media globale, quella dei maschi è molto maggiore, oltre 20 casi su centomila. Una situazione analoga negli Stati Uniti d’America: alta la media nazionale (14,5/100mila), molto maggiore della media globale. Ma soprattutto elevatissimo il divario esistente tra suicidi di sesso maschile (22,4 casi su centomila) e quelli di sesso femminile (meno di 7 su centomila). GHO | By category | Suicide rate estimates, age-standardized – Estimates by country (who.int)
A livello globale, la media dei suicidi fornita dall’OMS è circa nove casi per centomila abitanti. Ma, altro dato sorprendente, in Europa questo dato è molto maggiore (10,5 casi per centomila), quasi il doppio del dato dell’Europa Mediterranea. GHO | By category | Suicide rate estimates, age-standardized – Estimates by WHO region
Numeri sorprendenti che meriterebbero un approfondimento del fenomeno e delle sue cause. Specie per ciò che riguarda i più piccoli. La morte di un bambino per suicidio è una tragedia. Non colpisse solo il minore: ha un impatto duraturo e profondo sulla famiglia, sugli amici e sull’intera comunità. Nel 2021, i ricercatori del National Institute of Mental Health (NIMH) pubblicarono uno studio nel quale descrivevano le caratteristiche del suicidio nei bambini piccoli e i fattori che a volte precedono questi tragici eventi. Tra le cause delle morti per suicidio esaminate, al primo posto i problemi di salute mentale (31,4%), soprattutto per disturbi da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) o depressione. Ma anche traumi, compresi casi sospetti o confermati di abuso, negligenza e violenza domestica: sarebbero stati la causa di più di un quarto dei suicidi di minorenni (27,1%). Dei bambini che segnalati per aver subito traumi, quasi la metà (40,6%) aveva sperimentato più eventi traumatici. Problemi legati alla famiglia, come divorzio, controversie sulla custodia, uso di sostanze da parte dei genitori o una storia familiare di suicidio o problemi di salute mentale, sono stati osservati in più di un terzo (39,8%) dei bambini morti per suicidio. Problemi scolastici, come l’espulsione, il cambio di scuola o la sospensione, sono stati segnalati anche per quasi un terzo (32%) dei bambini morti per suicidio.
Un dato più di tutti sorprende: la maggior parte dei bambini che sono morti per suicidio lo aveva preannunciato (79,6%). Ma nessuno aveva dato loro ascolto. O almeno non lo aveva fatto seriamente. È questo il punto più delicato di tutto questo fenomeno: spesso per ridurre i casi di suicidio, basterebbe ascoltare cosa hanno da dire i più piccoli. Ma spesso le famiglie moderne sono troppo impegnate in altre cose per accorgersi del rischio che il proprio figlio possa decidere di compiere un gesto estremo.
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