Molti studiosi e critici ritengono che i romanzi fiorentini del Verga siano collegati a una fase ottocentesca post-romantica e, in particolare, alla decadenza sentimentale del secondo romanticismo e alla Scapigliatura. In verità, Verga a Firenze si era reso conto chiaramente di due fatti fondamentali che agivano in quel tempo nella trasformazione della società italiana post-unitaria e, di conseguenza, nell’evoluzione dell’attività letteraria: la nascita e lo sviluppo di una società industriale da un lato e il complicato e polemico rapporto della letteratura con la società dall’altro.
Nella narrativa dei tempi della sua giovinezza, Verga sentiva e avvertiva i segni di un decadimento e di una miseria che venivano attribuiti, come era prerogativa del romanzo storico, alle vicende politiche e alle lotte tra i potenti, le cui conseguenze ricadevano sul popolo.
Aveva assistito al decadimento di un popolo contadino e marinaro come quello siciliano, ma non si era reso conto delle ragioni che provocavano la rovina di un’economia ormai sempre più lontana dalle più elementari necessità di vita della gente, come sostiene C. Musumarra in “Verga e la sua eredità novecentesca”.
Qualche giornale si appellava all’organizzazione delle forze del lavoro (sindacalismo) e all’ammodernamento dei mezzi industriali, ma erano voci isolate. Infatti, per esempio, l’industria che lavorava la seta a Catania andava scomparendo nello stesso momento in cui veniva elogiata la perfezione di alcune macchine inglesi utilizzate per la tessitura. Soltanto l’editoria, per merito soprattutto di un editore catanese abile e capace come Niccolò Giannotta, cercava di adeguarsi alla nuova società, ma la lontananza dai maggiori centri culturali, come ad esempio Firenze, impediva agli autori dei centri isolati di farsi conoscere e per questo dovevano cercare altrove il loro trampolino di lancio e il giovane Verga fu tra questi.
Peraltro il problema vissuto dall’industria letteraria diventò presto un problema nazionale, nel quale gli scrittori siciliani poterono inserirsi appunto perché lo vissero nelle varie capitali del regno.
Verga nei romanzi fiorentini, Una peccatrice, Storia di una capinera, Eva, Eros, Tigre reale, sentì l’esigenza di un totale rinnovamento della narrativa italiana che traspare da tanti segni importanti, soprattutto dalle ragioni che determinano le vicende della vita di un uomo. Dal punto di vista dello scrittore, ormai la vita di un uomo non era che un exemplum della più vasta vicenda umana, quindi era necessario stabilire un rapporto tra l’uomo e gli altri uomini con i quali egli vive e si rapporta ogni giorno.
La vita mondana di Firenze si ritrova in questi romanzi verghiani che impropriamente sono stati definiti sentimentali. Infatti in essi, oltre alla manifestazione dei sentimenti, troviamo la vera vita vissuta, con episodi ripresi dalle cronache cittadine. Questa attenzione alla realtà fa già immaginare che a questa stagione letteraria ne seguirà un’altra più matura e che svilupperà meglio le tematiche trattate nei romanzi fiorentini.